Motto scritto su un listello posto sotto lo scudo o figura accompagnata da parole, che collocata per lo più sul cimiero esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze (fig.). Fa parte degli ornamenti esteriori dello stemma. A seconda della loro composizione le d. sono classificate in: di sole lettere, di sole parole, di sentenze, di figure sole, di figure e parole. Le d. di sole lettere, di sole parole o di sentenze sono a loro volta distinte in d. di cifre e a rebus, costituite dalle iniziali del possessore dell’arma, dalle iniziali di un feudo, di una città o da iniziali che decifrate compongono una frase; d. enigmatiche, comprensibili da pochi, dedicate, per lo più, nei tornei dai cavalieri alle loro dame; d. allusive che alludono alle figure dello stemma; d. equivoche che alludono al nome delle famiglie che le usano; d. di proverbi, sentenze e parole chiare che sono le più numerose e si comprendono senza l’aiuto di figure; d. storiche che traggono spunto da un celebre motto familiare o da una circostanza storica. Le d. composte da figure sole, senza il motto che le illustra, sono poste per lo più sul cimiero e considerate come emblemi. Le d. di figure e parole o meglio definite imprese araldiche sono costituite di corpo (figura) e anima (parole) e sono molto frequenti in Italia. La lingua usata è soprattutto quella latina per la sua capacità di concisione, per la quantità di sentenze fornite dagli scrittori latini e dalle Sacre Scritture e per la sua facilità di comprensione a un maggior numero di persone essendo la lingua dei dotti nel Medioevo. Sono più recenti le d. in lingua italiana o quelle in lingua francese (i Francesi presero d. italiane nelle varie discese dei re di Francia in Italia); gli Inglesi usarono spesso la lingua francese per le frequenti relazioni con la Francia; i Tedeschi e i Polacchi usarono il latino o la loro lingua; gli Spagnoli per lo più l’italiano, il francese o il latino.
Le divise possono essere ereditarie o personali. La maggior parte di quelle composte da figure e parole (imprese araldiche) sono personali. Altri tipi di d. come le allusive all’arma o le equivoche del nome sono ereditarie; è possibile trovare, inoltre, d. differenti appartenenti a una sola persona costituite in tempi diversi a seconda degli avvenimenti della sua vita. L’Inghilterra è sicuramente il paese che usa in maniera sistematica le d., ogni famiglia ne porta sempre una nel suo stemma; i Tedeschi le usano meno e gli Spagnoli le pongono per lo più dentro lo scudo.
Divisa estera L’insieme dei vari mezzi di pagamento espressi in moneta estera, diversi dalle valute estere (monete e biglietti di banca e di Stato a corso legale), e cioè: cambiali, tratte, assegni, ordini di pagamento a mezzo vario; tutti titoli rappresentativi di crediti a vista o a brevissima scadenza verso l’estero, cui fanno ricorso gli operatori commerciali per regolare i loro rapporti di debito e credito con l’estero.
Spesso si verifica, tuttavia, una certa promiscuità nell’uso dei termini d. e valuta, per cui il primo talvolta è usato per designare anche la moneta cartacea o la disponibilità della stessa presso le banche, mentre, dal punto di vista giuridico (d.l. 476/6 giugno 1956, convertito con modificazioni nella l. 786/25 luglio 1956), si considerano sotto la categoria complessiva delle valute estere indistintamente tutti i mezzi di pagamento espressi in moneta estera.
Le d. si distinguono, a seconda dell’operatore che le emette, in rimesse e tratte: le prime sono titoli acquistati dal debitore e inviati al creditore; le seconde sono invece d. emesse dal creditore e spiccate, in seguito a preventiva autorizzazione, sul debitore. Inoltre, rispetto alla loro scadenza le d. si distinguono in: d. breve, se la scadenza non supera il mese; d. media, se la scadenza non supera i 45 giorni o i due mesi; d. lunga, se la scadenza va oltre i due mesi. La d. breve si distingue specialmente agli effetti del suo prezzo, in d. (o cambiale) a vista; d. chèque, che è un assegno tratto da una banca su un proprio corrispondente estero a favore di un cliente che deve eseguire pagamenti all’estero. La negoziazione delle d., come quella delle valute, avviene nel mercato dei cambi e il prezzo è detto corso del cambio o, più semplicemente, cambio (➔).