scudo Arma da difesa utilizzata un tempo a scopo bellico (ancora in uso per tale scopo presso alcuni popoli) e attualmente dalle forze di polizia durante il servizio di ordine pubblico. Consiste in una piastra di varia forma e di vario materiale che, assicurata al braccio sinistro o impugnata con la mano sinistra, serve a proteggere il corpo dalle armi offensive nemiche.
Per estensione, oggetto o sistema simile a uno s., sia per la forma sia per la funzione protettiva esplicata.
Superficie o campo su cui si posano le figure, le pezze e le partizioni. La foggia dello s. cambia nei secoli, influenzata dagli stili dell’epoca e dall’uso dello stesso (v. fig.). Alle numerose testimonianze letterarie e figurative che hanno contribuito alla conoscenza della tipologia e della decorazione degli s. fin dall’antichità fanno riscontro rari esemplari, ritrovati in santuari di templi o nei corredi funerari di tombe di guerrieri (s. dell’800 a.C., s. di Battersea del 1° sec. a.C., nel British Museum a Londra; s. rinvenuti negli scavi del 1994 della necropoli di Braida di Serra di Vaglio in Basilicata, 6°-5° sec. a.C.; s. da Cerveteri, nei Musei Vaticani). Le tipologie sono numerose e ricche di varianti: nell’antica Roma si usano fogge tonde e ovali; nel Medioevo (12°-13° sec.), l’originaria forma ovale si appuntisce e si assottiglia creando il tipo normanno o a mandorla. Nel 13° e 14° sec. lo s. diventa gotico (il triangolare ne è una variante), si rimpicciolisce, si allarga il lato superiore che si presenta rettilineo o incavato mentre la base rimane a punta; lo s. a bandiera, invece, portato dai cavalieri Banderesi verso la fine del 1300, è di forma quadrata leggermente rettangolare; il sannitico o moderno (dal 14° sec. in poi) ancora in uso, arrotondato nella parte inferiore con l’aggiunta successiva di una piccola punta, si diffuse un po’ dappertutto anche perché ben si prestava alle molteplici divisioni del campo. Numerosi sono gli s. da parata o da torneo (torneari, con punta arrotondata e una o due tacche laterali per far passare la lancia), soprattutto rinascimentali, in legno, dipinto o ricoperto di cuoio, e in metallo, con le superfici animate da motivi ornamentali e raffigurazioni narrative o allegoriche, conservati in varie armerie reali o nobiliari (Vienna, Torino, Castel Sant’Angelo a Roma ecc.) e ancora nelle armerie dell’Arsenale di Venezia, dei musei Stibbert a Firenze e Poldi-Pezzoli a Milano. Dall’uso di appendere gli s. alle pareti deriva probabilmente lo s. come motivo ornamentale, anche nella particolare versione dell’oscillo, e ancora tra i motivi decorativi lo s. è parte essenziale di trofei e panoplie.
Con l’evoluzione dell’equipaggiamento militare lo s. perde la primitiva funzione di difesa e viene mantenuto come raffigurazione dello stemma familiare. Si sviluppano nel 15° e 16° sec., soprattutto in Italia, s. a forma di testa di bove detti a bucranio e altri a testa di cavallo; dal 16° sec. in poi si diffonde il tipo a cartella e, secondo il gusto del tardo Rinascimento e dell’età barocca, quello circolare o ovale accartocciato circondato da arricciature e volute ornamentali. Queste forme e molte altre non codificate (esagonali, sagomate o irregolari) furono usate in pittura, scultura e architettura. Dal 16° sec. le donne usano lo s. a losanga; le non sposate lo circondano con lacci d’amore, le vedove con una cordelliera, le sposate lo portano partito (➔ partizione) per raffigurare, a sinistra, lo stemma della famiglia di provenienza, a destra, quello del marito; nell’araldica moderna le donne coniugate portano due s. ovali o a losanga accollati (che si toccano) e uniti da un cordone. Spesso gli s. più antichi sono raffigurati inclinati verso destra in modo tale che l’angolo sinistro sembri sollevato; l’origine risale, secondo alcuni studiosi, all’uso degli antichi cavalieri, in tempo di pace, di appendere il proprio scudo a un albero o a un palo presso un ponte o altro luogo di passaggio come segnale di sfida nei confronti di coloro che si trovavano a passare da lì.
Per facilitare la blasonatura (➔) gli araldisti hanno diviso idealmente lo s. in varie parti, chiamate punti dello s., al fine di riconoscere la posizione delle figure e identificare le pezze sulla base della loro collocazione sul campo; a ciascun punto è stato attribuito un nome preciso derivato dalla comparazione con il corpo umano. La divisione più usata dagli araldisti italiani e francesi divide lo s. in 16 punti. Considerando che lo s. va osservato come se fosse imbracciato dal cavaliere per cui la parte destra corrisponde alla sinistra di chi guarda e viceversa, viene chiamato punto A il cantone destro del capo, B il capo, C il cantone sinistro del capo, D il punto destro del punto d’onore, E il punto d’onore, F il punto sinistro del punto d’onore, G il fianco destro, H il cuore, I il fianco sinistro, K il punto destro del bellico o ombelico, L il bellico, M il punto sinistro del bellico, N il canton destro della punta, O la punta, P il canton sinistro della punta, sotto la O vi è la punta bassa o infima. In questo modo le pezze che caricano lo s. saranno riconoscibili dalla posizione che occupano sul campo perché si saprà che il capo occupa i punti ABC, la fascia alzata i punti DEF, la fascia i punti GHI, la fascia abbassata i punti LMN, la campagna i punti NOP, il palo i punti BEHLO, l’addestrato i punti ADCKN, il sinistrato i punti CFIMP ecc.; uno scudetto che si trova nella posizione H si blasonerà in cuore, una figura posta nella parte superiore o nella parte inferiore sarà descritta in capo o in punta, un’altra nell’angolo destro in alto dello s. si dirà nel cantone destro e così via.
S. di Sobieski Costellazione, detta anche semplicemente S., poco a sud dell’equatore celeste, così denominata in onore di Giovanni III Sobieski re di Polonia. La stella principale (α) ha magnitudine 3,9.
L’area sporgente (detta anche apofisi), subromboidale o esagonale, della faccia esterna delle squame dello strobilo di molte Conifere, sormontata spesso da un umbone.
Antica preparazione per uso topico, ottenuta stendendo uno strato di preparazione medicamentosa (impiastro, unguento ecc.) su un supporto (tela, pelle di pecora) ritagliato in forma e dimensione in rapporto alla parte ammalata su cui andava applicato; gli s. si mantenevano sul posto mediante sparadrappi adesivi.
Vasta area continentale stabile, a debolissimo raggio di curvatura (da cui il nome), costituita da rocce cristalline molto antiche che hanno subito, a più riprese, corrugamenti orogenici durante il Precambriano (s. baltico, s. canadese ecc.). Da allora queste aree sono rimaste indisturbate, subendo, al massimo, solo qualche debole deformazione o dei movimenti di tipo epirogenico.
Moneta d’oro o d’argento così chiamata perché le prime apparse portavano su una delle facce lo s. araldico del principe o dello Stato emittente. Quelli d’oro furono coniati per la prima volta da Filippo di Valois re di Francia (1337) e apparvero e si diffusero in Italia nel 16° sec.; lo s. ebbe nomi e valori diversi e numerosi multipli e frazioni. Il termine è rimasto poi in uso per indicare grosse monete d’oro e d’argento.
Adattamento italiano dell’unità monetaria del Portogallo e di Capo Verde.
Moneta dell’Ordine di Malta emessa nel 1961. S. europeo L’unità di conto adottata nel 1979 dal sistema monetario europeo (➔ ECU).
Scudatura Piastra di corazza leggera messa a cavallo della volata delle artiglierie a protezione della culatta e dei serventi: nella seconda metà dell’Ottocento e fino ai primi decenni del Novecento era molto usata, specialmente in Marina, per i pezzi di piccolo e medio calibro sistemati sui ponti scoperti; quando anche queste armi furono racchiuse sulle navi da guerra in apposite torrette corazzate, rimase solo per le mitragliere contraeree; in seguito è quasi del tutto scomparsa.
S. spaziali Progetti di sistemi d’arma, posti nello spazio per la difesa contro i missili balistici; in particolare, la Strategic Defense Initiative (SDI) lanciata dal presidente statunitense R. Reagan nel 1983 per rendere le armi nucleari impotenti e obsolete. Abbandonata, perché tecnicamente irrealizzabile, la difesa totale dei centri urbani, progetti di s. spaziale si sono orientati verso la più limitata difesa di specifici obiettivi strategici.
Attrezzatura speciale metallica impiegata nelle costruzioni stradali per lo scavo di gallerie in terreni incoerenti o imbevuti di acqua, quali in particolare possono incontrarsi nella costruzione di linee metropolitane.
Nella costruzione delle macchine elettriche, i 2 elementi frontali, di ghisa o di lamiere d’acciaio saldate, aventi lo scopo di chiudere la macchina stessa impedendo l’accesso all’interno e di alloggiare i cuscinetti del rotore.
Nei missili d’alta quota e nei veicoli spaziali, s. termico, struttura di materiale plastico speciale avente lo scopo di proteggere, in genere con il ricorso al fenomeno dell’ablazione, la parte prodiera del missile o del veicolo dagli effetti dell’intenso calore che si sviluppa per attrito nell’attraversamento degli strati densi dell’atmosfera durante la fase di rientro sulla Terra.
Formazione cornea laminare e compatta che ricopre la teca dei Cheloni, la testa dei Serpenti e il dorso dei Coccodrilli (detta anche s. corneo o corneoscutum). Lo s. dei Cheloni è costituito al centro da ossa dermiche (costalia) saldate con le coste. Vi si distinguono piastre costali, marginali e pigali.
Si chiamano s. dorsali, o semplicemente s., anche le scaglie dermiche dei Condrostei; sono di origine mesenchimale e si riuniscono a formare lamine compatte che possono essere paragonate alle ossa da membrana degli altri Vertebrati.
Nei Crostacei, s. dorsale o carapace, espansione laminare del tegumento che assume forma di guscio bivalve, o di mantello che ricopre l’animale intero, o si estende ai lati del tronco, dove delimita le camere branchiali.
Nei Cirripedi si indicano con il nome di scuta due piastre calcaree laterali che, insieme con altre, costituiscono il guscio che riveste il corpo.
Negli Insetti pterigoti si chiama scuto uno sclerite del torace situato anteriormente allo scutello. Sono chiamate scuta le piastre chitinose che costituiscono la parte ventrale dei segmenti, detti più propriamente sterniti.