variante biologia Individuo che presenta, per un dato carattere, una differenza rispetto al tipo o alla media o alla norma; la comparsa di v. in popolazioni naturali è generalmente legata all’insorgenza di una mutazione (➔). linguistica Ciascuno dei diversi aspetti con cui si può presentare un medesimo vocabolo, quando in esso vi siano uno o più elementi modificabili; il rapporto tra i vari aspetti può essere di natura varia, sicché, assunta per convenzione una delle forme come fondamentale, l’altra può essere considerata sullo stesso piano e la scelta fra l’una e l’altra è determinata da ragioni e preferenze personali.
Il termine v., nella sua accezione generale, ha avuto particolare fortuna con l’avvento delle dottrine fonematiche e strutturaliste. Una volta individuata l’identità dei fonemi, le loro trasformazioni sincroniche, non sostanziali ma marginali, dovute all’influenza di altri fonemi nel contesto della frase, alla libertà dell’individuo, alle sue inclinazioni dialettali, all’ambiente sociale ecc., sono state chiamate v. fonematicamente irrilevanti. Un esempio di v. contestuale si ha in italiano nelle due locuzioni non posso, non chiedo: l’ultimo fonema della negazione, n, appare rispettivamente bilabiale (come in impacco) e velare (come in inchiostro); in tal caso le due realizzazioni m e ṅ sono dette v. del fonema n. Parallelamente, sul piano della morfologia, gli è una v. di i (v. condizionata dai fonemi iniziali della parola seguente, e dipendente dagli sviluppi del latino illi + parola iniziante per vocale). Pertanto, dal punto di vista strutturalistico, la v. è l’aspetto che assume, per varie cause, un elemento del sistema, modificabile pertanto in varia misura fino al punto limite, oltrepassato il quale perderebbe la sua individualità e potrebbe confondersi con qualche altro elemento del sistema, oppure entrare in una rete di rapporti diversi e quindi assumere una nuova individualità. In diacronia, assai spesso è proprio la rottura di questo limite che segna una svolta nella struttura sempre instabile dei sistemi.
In filologia, si chiamano v. le diverse lezioni (parole o frasi scritte diversamente, o mancanti, o aggiunte, o collocate in diversa posizione) che si riscontrano nei vari codici della tradizione manoscritta o nelle stampe; e v. si dice ciascuna di queste lezioni rispetto a un’altra cui si fa riferimento; di natura diversa sono le v. d’autore, dovute a incertezze, pentimenti, correzioni dell’autore stesso, talvolta veri e propri rifacimenti. Lo studio, esame e confronto critico delle v., si chiama variantistica.