Descrizione di uno stemma, con i suoi smalti, le sue partizioni, le sue figure nella loro posizione, nel loro numero, nei loro attributi, secondo le leggi e la terminologia proprie della scienza araldica.
L’etimologia del termine blasone, che nell’antica accezione era sinonimo di araldica, successivamente di stemma e di arma, è incerta: per alcuni deriva dal tedesco blasen «soffiare» che indicava l’atto dell’araldo di suonare il corno o la tromba per dare inizio al torneo; per altri dal francese blason sinonimo di bouclier «scudo»; per altri ancora, più genericamente, dal tema blas o blat comune a molte lingue, da cui hanno origine termini come blatero, blatare, blason «parlare con rumore, con vanto», che ricordano le grida degli araldi nel descrivere gli stemmi dei cavalieri durante i tornei, e termini come blapto, blasphemo e blasonner «inveire», «imprecare», «sfidare» che si riferiscono alla sfida che il cavaliere lanciava all’avversario prima del combattimento.
- Vengono descritti prima lo scudo (che va osservato come se fosse imbracciato dal cavaliere per cui la sua parte sinistra corrisponderà alla nostra destra e viceversa) poi gli ornamenti esteriori. Si possono seguire due metodi diversi per blasonare uno stemma: cominciando dalle figure e terminando con il campo (usato dai Tedeschi e dagli Spagnoli), oppure iniziando dal campo e proseguendo con le figure (usato da Francesi, Inglesi e Italiani).
- Se lo scudo è privo di figure (scudo pieno) si blasona soltanto lo smalto del campo, per es.: ‘di rosso pieno’, oppure ‘di rosso’ che è l’abbreviazione della frase, riferita ai cavalieri, ‘porta lo scudo di rosso’, o ‘innalza la bandiera di rosso’.
Se lo scudo è caricato da figure si blasona prima lo smalto del campo, poi la figura principale (quella posta al centro dello scudo) spiegandone la natura, gli attributi, lo smalto (per es.: ‘d’azzurro, all’aquila dal volo abbassato di nero’), poi si descrivono le figure minori che la possono accompagnare, sormontare, accantonare, accostare ecc. e si definisce la loro posizione (per es.: ‘d’azzurro, all’aquila dal volo abbassato di nero, accompagnata da tre stelle a sei raggi d’oro, poste due in capo, una in punta’). Il capo, la campagna, la bordura, sono le ultime figure a essere blasonate e nel caso in cui siano presenti anche il quarto franco, il cantone, la cinta, saranno queste a essere nominate per ultime. La bordura si blasona dopo il capo o la campagna a meno che non si presenti abbassata sotto il capo. Se le figure principali sono due, raffigurate una sopra l’altra, la prima a essere blasonata sarà la superiore.
Se è ricoperto da convenevoli partizioni, cioè da pezze (➔) a smalti alternati, lo scudo si descrive in questo modo: nel caso del palato (➔ partizione) viene descritto lo smalto del primo pezzo a destra (per es.: ‘palato d’argento e di rosso’), nel fasciato quello del primo pezzo superiore, nel bandato del primo pezzo posto nel cantone sinistro del capo, nello sbarrato del primo pezzo che si trova nel cantone destro del capo, nello scaglionato del primo pezzo superiore, nello scaccato dello scacco superiore destro, nel grembiato del pezzo più vicino al fianco destro, nei punti equipollenti del primo punto superiore a destra, nel losangato o nel fusato del pezzo posto all’angolo superiore destro, nel triangolato dei triangoli che hanno il vertice volto verso il capo.
Se lo scudo è diviso in partizioni si blasonano le singole sezioni come fossero scudi a sé stanti, prima lo smalto del campo, poi le figure con i loro smalti, attributi e posizioni; uno scudo partito (diviso da una linea verticale in due parti uguali), se non è caricato da figure si blasona: ‘partito di rosso e d’argento’; se è caricato da figure si blasona, per es.: ‘nel 1° d’azzurro, all’aquila dal volo abbassato di nero’; nel 2° d’argento, alla croce patente di rosso’. Allo stesso modo si blasonano anche lo spaccato, il tagliato, il trinciato, l’addestrato, il sinistrato cioè tutte le partizioni determinate da una sola linea. Lo scudo interzato (diviso in tre parti da due linee) che può presentarsi in palo, in fascia, in banda, in sbarra, si blasona, se non è caricato da figure, per es.: ‘interzato in fascia di rosso, d’argento, d’azzurro’; se è caricato da figure, per es.: ‘interzato: nel 1°...; nel 2°...; nel 3°..., specificando le figure con i loro smalti, attributi e posizioni. Lo scudo inquartato (diviso in quattro parti uguali da due linee) se ha tutti i quarti diversi e senza figure si blasona, per es.: ‘inquartato di rosso, d’azzurro, d’oro, di verde’; se i quarti sono senza figure ma uguali due a due si blasona: ‘inquartato di rosso e d’azzurro’; se ogni quarto ha figure differenti si blasona: ‘inquartato: nel 1° di …; nel 2° di …; nel 3° di …; nel 4° di …’ specificando le figure con i loro smalti, attributi e posizioni; se le figure sono uguali a coppie di quarti si blasona: inquartato: nel 1° e 4° di …; nel 2° e 3° di … Nel caso in cui l’inquartato presenti, all’interno dei suoi quarti, ulteriori partizioni, tra le quali un altro inquartato, si blasona, per es.: ‘inquartato: nel 1° tagliato di … e di …; nel 2° controinquartato: nel I di …; nel 2° di …; nel 3° di …; nel 4° di …; nel 3° interzato in fascia di … di … di …; nel 4° partito di … e di …’. Se al centro di uno scudo inquartato è posto uno scudetto (definito sul tutto) questo si descrive per ultimo. Nel caso di partizioni composte in cui si creino più di quattro sezioni occorre specificare il numero dei partiti e dei troncati e poi si blasona ogni singola sezione come fosse a sé stante indicando i numeri della sezione, per es.: ‘partito di due e troncato di due: nel 1° ...; nel 2°…’.
Se le figure sono esterne allo scudo (➔ ornamenti) si possono descrivere liberamente ma secondo l’ordine seguente: il timbro, i supporti, le decorazioni, il manto e il motto. Si dirà che uno scudo è timbrato da un elmo o da una corona, è sostenuto da supporti o tenenti, è accollato da decorazioni, circondato dal padiglione o manto e per quanto riguarda il motto si dirà: ‘il motto è:…’.
- Si utilizzano ulteriori regole che consentono descrizioni più chiare e più brevi. Per evitare la cacofonia determinata dalla ripetizione di uno stesso smalto, esistono delle locuzioni come per es.: dello stesso, del campo, del primo, del secondo; quando lo smalto di una figura non c’è o non è chiaro si devono usare i puntini di sospensione e poi un punto interrogativo; quando uno scudo viene blasonato in due modi diversi si pone la parola alias fra una descrizione e l’altra.
Importante è l’uso della punteggiatura; gli attributi e gli smalti sono divisi dalla virgola; la descrizione del capo, della bordura e della campagna è preceduta da un punto e virgola; dopo il partito, il troncato, l’interzato, l’inquartato ecc. si usano i due punti.
Quando uno stemma contiene più armi di cui si conosce l’appartenenza, dopo la b., tra parentesi, si può indicare il nome della famiglia, per es.: ‘di rosso al leone d’argento (dei Villani)’.
Quando abbiamo uno stemma complesso formato da quarti di famiglie o paesi molto conosciuti si può tralasciare di blasonare i singoli quarti mettendo tra parentesi l’espressione: per es. ‘di Gerusalemme’, ‘di Lusingano’, ‘di Borbone’.