Ornamento del capo a forma circolare, di metallo prezioso per lo più con gemme incastonate, oppure, specialmente in origine, di fiori, di fronde. Nei tempi più antichi fu attributo della maestà divina effigiata antropomorficamente; più tardi anche di sovrani, sacerdoti e di chi si riteneva fosse toccato dalla grazia divina (vincitori delle gare atletiche o degli agoni musicali o poetici, persone insigni per benemerenze militari e civiche). Alcune c. si davano come ricompensa al valore civile o militare; per gli impe;ratori romani la c. ebbe forma di raggiera.
In origine le c. erano semplici cerchi di metallo, in seguito furono impreziosite da gemme e ornamenti. Se ne distinguono due tipologie: le c. chiuse (reali; fig. 1A), costituite da cerchi gemmati sormontati da diademi curvati ad arco e congiunti in alto con il globo imperiale; e c. aperte (nobiliari; fig. 1 B-L), con cerchi gemmati rialzati da punte che terminano con perle o fioroni. La c. del Sacro Romano Impero o imperiale era quella con cui il pontefice incoronava a Roma gli imperatori; l’ultimo a esserne cinto, nella basilica di S. Pietro, fu Federico III (1452); è costituita da un cerchio d’oro rialzato di fogliami e perle, con un tocco rosso o azzurro argenteo, guarnito di pietre preziose, ripieno ai lati e panciuto; sul tocco si alzano tre archi d’oro, quello centrale sostenente il globo imperiale; dalla c. scendono due fasce d’oro, simili alle infule della mitra.
Il re d’Italia usava due c., quella reale di Savoia e quella reale d’Italia. La c. reale di Savoia è un cerchio gemmato d’oro rialzato di 8 fioroni da cui partono 8 archi diademati che si riuniscono in cima a un globo d’oro, cimato dalla crocetta trifogliata dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (essendo il re anche capo e gran maestro dell’Ordine); la c. reale d’Italia è la celebre c. ferrea (così detta per la lamina interna che la tradizione asseriva ricavata da un chiodo della croce di Cristo) del regno longobardo, conservata nel Museo del Duomo di Monza, con la quale si sarebbero incoronati i re d’Italia nel Medioevo e che fu a tale scopo impiegata anche da Napoleone. La c. della regina è uguale a quella del re ma la crocetta trifogliata è sostituita da una crocetta piana d’oro pomata da piccole perle. La c. del principe ereditario è simile a quella della regina ma con soli quattro archi moventi dai fioroni.
La c., intesa come diadema, può essere raffigurata dentro o sopra lo scudo oppure sopra l’elmo come ornamento a contrassegnare i diversi gradi nobiliari (c. di grado o di dignità); se lo scudo è accollato dal padiglione può essere situata anche sul colmo di esso. I sovrani ne fregiavano il proprio stemma fin dalla prima metà del 13° sec., in seguito l’uso si estese al resto della nobiltà. Dal 17° sec. le c. vennero codificate, e le diverse forme, materie e posizioni divennero necessarie per distinguere i vari titoli nobiliari. La dimensione delle c. poste sopra lo scudo, secondo le leggi araldiche, non dovrebbe superare in larghezza i cinque settimi del lato superiore dello scudo stesso.
Le c. nobiliari sono descritte negli art. 16-38 del Regolamento tecnico araldico pubblicato nel 1905 dalla Consulta Araldica: c. di principe (fig. 1B), cerchio d’oro gemmato sostenente 8 foglie di acanto o fioroni d’oro sostenuti da punte e alternati a 8 perle; c. di principe del Sacro Romano Impero, le famiglie decorate di questo titolo possono portare lo speciale berrettone di questa dignità cioè un cerchio rivoltato d’ermellino, scanalato superiormente, con tocco scarlatto diademato da 4 archi d’oro perlati e sostenenti il globo crocifero; c. di duca (fig. C), cerchio d’oro gemmato, sostenente 8 fioroni d’oro sostenuti da punte; c. di marchese (fig. D), cerchio d’oro gemmato sostenente 4 fioroni d’oro, sostenuti da punte, alternati a 12 perle poste a trifoglio; c. di conte (fig. E), cerchio d’oro gemmato e rialzato di 16 perle; c. di barone (fig. F), cerchio gemmato accollato da un filo di perle che fa sei giri in banda; c. di nobile (fig. G), cerchio gemmato cimato da 8 perle; c. di cavaliere ereditario (fig. H), cerchio gemmato cimato da 4 perle; c. di visconte (fig. I), cerchio gemmato rialzato di 4 grosse perle sostenute da punte e alternate a 4 piccole perle; c. di patrizio (fig. L), cerchio gemmato.
Le c. degli enti autarchici, provincia, città e comune sono stabilite dagli art. 42-44 del Regolamento tecnico araldico: C. di provincia Cerchio d’oro gemmato che racchiude due rami decussati e ricadenti all’infuori, uno di alloro e l’altro di quercia. C. di città Un cerchio d’oro aperto da 8 pusterle sostenente 8 torri, il tutto d’oro e murato di nero. C. di comune Un cerchio aperto di 4 pusterle sostenente una cinta muraria aperta da 16 porte, ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine, il tutto d’argento e murato di nero.
La parte visibile del dente.
Nel cervello, il complesso delle fibre che derivano dalle cellule piramidali della corteccia e convergono sulla capsula interna.
Per lo strato dell’atmosfera solare ➔ coróna solare.
Punto ove la chioma dell’albero raggiunge la massima espansione. Si dà il nome di c. anche al complesso di appendici (emergenze) petaloidi, disposte in cerchio alla fauce della corolla (licnide) o del perigonio (narcisi). C. è anche il calice, o la sua base, che persiste nel frutto del melograno e delle Rosacee.
Quello che si fa introducendo una o più marze tra la corteccia e il legno del soggetto, precedentemente troncato.
Debole luminescenza che si manifesta nell’aria immediatamente vicina a un conduttore tenuto a un potenziale relativamente alto rispetto al fluido circostante: si produce per ionizzazione dello strato, tipicamente d’aria, attorno al conduttore.
In geometria, c. circolare è l’insieme dei punti di un piano delimitato da due circonferenze concentriche, comprendente anche i punti appartenenti alle circonferenze stesse. Se R e r sono i raggi delle due circonferenze (R > r), l’area della c. circolare vale π (R2−r2).
Fenomeno ottico atmosferico consistente in una sorta di aureola che appare talvolta circondare il disco del Sole (c. solare) o della Luna (c. lunare). L’aureola è generalmente costituita da una serie di cerchi biancastri o colorati, talora di notevole intensità luminosa, che formano una specie di macchia circolare di cui il disco brillante dell’astro occupa il centro. Le c. dipendono da fenomeni di diffrazione e riflessione della luce da parte delle goccioline di acqua delle nubi basse o a media altezza.
In Italia furono dette c. (o soldi coronati) i soldi d’argento con la c. che Roberto d’Angiò fece coniare nella zecca di Cuneo, gli scudi d’oro del sole introdotti da Carlo VIII e i mezzi carlini di Ferdinando I d’Aragona, coniati a Napoli dopo il 1458. Quest’ultimi hanno per tipo la lettera F sormontata da una corona. Nel Lombardo-Veneto, dopo la riforma monetaria austriaca del 1858, furono coniate nelle zecche di Milano e di Venezia c. d’oro. In Inghilterra la c. d’oro e d’argento fu emessa da Enrico VII, Edoardo VI e Carlo II. Ne è stata sospesa la coniazione tra il 1902 e il 1907. In Austria, Danimarca, Islanda, Norvegia e Svezia la c. era d’argento; in Portogallo e in Germania era d’oro.
Moneta d’argento del valore di 1 carlino emessa nel 1458 da Ferdinando I d’Aragona, a ricordo della sua incoronazione.