Titolo nobiliare, frequente in Francia e in Inghilterra assai più che in Italia, che nella gerarchia araldica segue quello di conte.
L’elmo di v. è di argento rabescato, bordato d’oro, posto per due terzi di profilo verso destra, graticolato da 13 affibbiature d’oro, con la gorgeretta dello stesso metallo. La corona di v. è un cerchio d’oro gemmato, cordonato ai margini, cimato da 4 grosse perle, di cui 3 visibili, sostenute da altrettante punte e alternate da 4 piccole perle, di cui 2 visibili, oppure da 4 punte d’oro, di cui 2 visibili.
Il v. è testimoniato in età carolingia, quando, avendo Carlomagno diviso l’Impero in contee dipendenti direttamente dal re, i conti trovarono necessario eleggere dei vicecomites, che ne facevano le veci. Il v. cessava dal suo incarico con la morte di chi lo aveva nominato: i suoi compiti variavano secondo le persone e i luoghi. Con l’espansione franca, l’istituzione dei v. prese largo sviluppo anche in Italia: nel Nord e nel Centro essi sostituirono in molti casi i gastaldi longobardi, che, oltre ad amministrare i beni del sovrano, avevano anche incombenze giudiziarie e di governo locale. Quando le città passarono sotto il dominio dei vescovi, il v. si trasformò in vassallo vescovile, mantenendo il carattere di rappresentante del potere militare.