Tutto ciò che si aggiunge per conferire bellezza, eleganza, e quindi, in genere, ogni elemento decorativo.
Tutti i gruppi umani fanno grande uso di o. personali di ogni tipo: collane, bracciali per braccia e gambe, orecchini, o. per il capo, fatti di semi, piume, conchiglie, osso o avorio, perle, metalli ecc. Oltre all’uso di simili oggetti e materiali, in tutte le culture il primo elementare supporto per forme di o. personale è il corpo, sottoposto a manipolazioni di carattere estetico e simbolico. Si va dalle molteplici forme di acconciatura dei capelli alle diverse possibilità di operare fori (perforazione labiale, nasale o dei lobi) in cui applicare oggetti decorativi, fino a modificare parti del corpo (la possibilità di modellare il cranio, praticata da popolazioni maya, o la pratica di deformare i piedi delle donne, di alcune aree cinesi). Molto diffusi, specie in occasioni cerimoniali, sono poi la pittura del corpo, le scarificazioni e il tatuaggio.
Le prime forme di o. adottate dagli uomini sembrano essere quelle risalenti al Musteriano (80.000-35.000 anni fa). Gli oggetti d’uso di quel periodo mostrano decorazioni in stile geometrico o stilizzato, con probabile significato magico-simbolico. A quell’epoca risalgono anche i primi reperti di ornamenti personali (collane ecc.).
O. esteriori Figure che accompagnano esteriormente lo scudo, usate come o. oppure come contrassegno d’onore per indicare i diversi gradi di nobiltà, le dignità civili, ecclesiastiche o militari. Mentre è frequente l’uso di uno scudo senza o. esteriori (non potevano essere usati o., per es., sugli stemmi di artigiani, commercianti, contadini, norma che fu ripetutamente violata), è impossibile l’uso di questi senza lo scudo, unica eccezione per le corone nobiliari raffigurate in epoca moderna da sole e generalmente sovrapposte alle iniziali del possessore. Gli o. esteriori, rispetto allo scudo, possono essere collocati sopra e sotto, ai fianchi, intorno, in palo, ma possono essere anche accollati allo scudo.
L’o. esteriore posto sopra lo scudo viene definito timbro ed è costituito dai seguenti elementi (che possono presentarsi da soli o associati): elmo, cercine, lambrecchini, corona, cimiero, tiara papale (o triregno), cappelli (cappelli ecclesiastici: cardinalizio, mitra episcopale ecc.). Sopra e sotto lo scudo si trovano le imprese o divise, figure e motti che esprimono in modo allegorico pensieri o sentenze (➔ divisa); il solo motto, solitamente scritto su un listello, è posto sotto lo scudo o sopra il cimiero; figure e motti, invece, sono posizionati per lo più sul cimiero come anche il grido d’arme. Ai fianchi dello scudo, in atto di sorreggerlo, sono raffigurati i sostegni (oggetti), i tenenti (figure umane), i supporti (figure animali) (➔ supporto). Intorno allo scudo si trovano le collane o i nastri delle decorazioni cavalleresche da cui pendono medaglie e croci (negli stemmi dei cavalieri dei vari ordini cavallereschi: di S. Spirito, della Giarrettiera, del Toson d’oro ecc.); circondano gli stemmi femminili: la cordelliera (negli stemmi delle vedove), costituita da due cordoni attortigliati che partono dall’alto, e il laccio d’amore (negli stemmi delle donzelle), formato da un cordone circolare intrecciato da 4 piccoli nodi che si alternano a 4 più grandi con le estremità munite di fiocchi; intorno allo scudo si possono trovare anche palme, rami, fronde d’alberi e altri fregi. Dietro lo scudo, in palo, vengono raffigurati gonfaloni, croci, pastorali (➔ pastorale). Lo scudo, inoltre, può essere accollato dal mantello e dal padiglione, dalle croci degli ordini cavallereschi (negli stemmi dei cavalieri dei vari ordini: di Malta, di S. Stefano ecc.), dalle aquile, ma anche da bastoni, ancore, bandiere, chiavi, scettri (contrassegni di dignità civili e militari).
Svolgono la funzione di contrassegno d’onore: l’elmo, la corona, la tiara, la mitra, i cappelli ecclesiastici, il mantello, il padiglione, le croci, le collane e i nastri dei vari ordini cavallereschi, bandiere, cannoni, ancore e chiavi. L’elmo spettava ai nobili, ai cavalieri ma anche ai semplici gentiluomini (coloro che non esercitavano ‘un’arte meccanica e vile’), tranne alle donne e agli ecclesiastici; la corona era riservata ai nobili, la varietà delle sue forme rispetta la gerarchia dei titoli, anche se potevano farne uso gli ecclesiastici secolari che ne avevano diritto per nascita o perché propria dei titoli annessi alla loro sede; la tiara papale o triregno accollata dalle chiavi pontificie decussate contrassegna lo stemma dei pontefici. La mitra timbrava in passato lo stemma di arcivescovi e vescovi, ancor oggi di abati nullius e, per speciale privilegio, di alcuni abati e canonici; i patriarchi, gli arcivescovi, i vescovi, gli abati e le abbadesse timbravano lo stemma anche con la croce che si diversificava secondo la dignità ecclesiastica da evidenziare. Il cappello ecclesiastico (➔ cappello), che si usa sopra le armi dei prelati, mostra colori e numero di fiocchi diversi secondo la dignità da rappresentare. Il mantello era distintivo di principi, duchi e pari, il padiglione di imperatori, re e sovrani indipendenti da alcuna soggezione. Le croci, le collane o i nastri degli ordini cavallereschi segnalavano l’appartenenza di un cavaliere a un ordine particolare. I bastoni distinguevano i marescialli (per es. i marescialli di Francia), le bandiere o i cannoni i comandanti di terra (per es. i gran Maestri dell’Artiglieria di Francia, i colonnelli di Fanteria di Francia), le ancore quelli di mare (ammiragli, vice-ammiragli, generali di galere), mentre i marescialli del Conclave (carica ereditaria nella famiglia dei principi Chigi) portavano ai lati dello scudo due chiavi legate da un cordone rosso.