Copricapo maschile o femminile di vario materiale e varia foggia.
Berretti molli di pelliccia della preistoria e rigidi c. conici (Creta, 2100-1200 a.C.) sono tra i primi documenti dei tanti copricapi di cui si ha testimonianza nel corso della storia. Per le donne: le piccole cuffie medievali di tela, anche da notte, allacciate al mento, o i tocchi piumati e a tesa larga del Rinascimento; dalla seconda metà del 18° sec., ancora cuffie enormi con nastri e gioielli, i pouf au sentiment; nel primo Impero dall’Oriente il turbante, una fascia drappeggiata su una calotta, in seguito riproposto da P. Poiret (1907) e durante la Seconda guerra mondiale, perché facile da inventare con i materiali più disparati (per contro i musulmani, ‘occidentalizzato’ il vestire, ne fanno minore uso); da metà 19° sec., e ancora nel 1940, i bibis, c. in miniatura che non coprono la testa, e le toques, calotte rigide e senza tesa, posate su acconciature gonfie; fermati da spilloni e carichi di fiori e uccelli gli immensi c. o quelli minuscoli da teatro, della belle époque; degli anni 1920, la cloche (fig. A) calzata sui capelli corti; da metà secolo, piccoli tamburelli e caschi chic o sportivi. A complemento, dal 1840 fino al secondo dopoguerra, velette di tulle fissate anche sui capelli.
Tra i c. maschili, spesso neri e simbolo borghese, ma dopo la Prima guerra mondiale adatti solo a grandi occasioni, il cilindro (fine 18° sec.), c. alto di feltro, castoro o seta (dal 1840), e il gibus, con molla meccanica per appiattirlo (1823). Per ogni ora del giorno, invece, la bombetta (anche detta bowler) diventa un classico inglese da metà 19° secolo. Dall’Italia il pratico Borsalino (fig. B), dal 19° sec.: di feltro o stoffa, a falda rialzata, ha un nastro di gros alla base della calotta schiacciata sul davanti. Simile il panama di foglie intrecciate di palme sudamericane. Per l’estate anche la paglietta dei canottieri con bordo e calotta piatti, della seconda metà del 19° secolo.
Tra i c. militari: il rigido chepì con visiera; l’imponente colbacco di pelo; il tricorno (poi diventato d’uso civile e anche per donna), che deriva da un c. rotondo del 17° sec., di cui si rialzavano le falde in tre punte per un minore ingombro in guerra.
Tra i c. distintivi di popoli il fez marocchino, troncoconico, con nappa pendente dalla sommità, e il sombrero messicano, con falda enorme a difesa del sole.
Il c. può essere raffigurato dentro lo scudo o posto sopra lo scudo come ornamento esteriore. Dentro lo scudo, solitamente, è raffigurato il c. all’antica: nero, con la coppa a semisfera, le falde all’ingiù e i cordoni di smalto diverso (per es., famiglia Cappello di Venezia: spaccato d’argento e d’azzurro, al c. all’antica dell’uno all’altro, cordonato di rosso). Sopra lo scudo, invece, è posto il c. ecclesiastico (che raramente si trova come figura nel corpo dell’arma) rappresentato con cupola bassa e falde larghe da cui scendono, ai lati, due cordoni che si intrecciano e si dividono in vari ordini di fiocchi; viene usato come timbro di armi prelatizie per contrassegnare le differenti cariche ecclesiastiche. I primi a timbrare il proprio stemma con il c., a partire dal 14° sec., furono i cardinali, come documentano gli stemmi sulle tombe del cardinale Riccardo Petroni (m. 1314), nella cattedrale di Siena, e del cardinale Vias (m. 1328) ad Avignone; in seguito l’uso si estese agli altri prelati. Il colore del c. varia a seconda della dignità da rappresentare: rosso per i cardinali, verde per i patriarchi, gli arcivescovi e i vescovi, nero per gli altri prelati; altrettanto variabile è il numero e il colore dei fiocchi, regolamentato soltanto dal 1832.
Nel 1645 papa Innocenzo X con la costituzione Militantis Ecclesiae, promulgò un decreto che vietava ai cardinali l’uso di raffigurare sopra lo scudo la corona di famiglia insieme al c. e l’uso di emblemi profani, pena la scomunica per il committente e per chiunque li avesse realizzati. Il decreto fu esteso nel 1915 da Benedetto XV anche a patriarchi, arcivescovi e vescovi (tranne agli ecclesiastici che avessero legato alle proprie sedi il titolo di principe) ma fu annullato dal codice di diritto canonico nel 1917. Infatti le armi prelatizie sono timbrate dal solo c. e accollate dai contrassegni d’onore; sono permesse le insegne del sovrano militare Ordine di Malta e dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro in quanto ordini a carattere religioso. Paolo VI proibì nel 1969, in nome della chiarezza e della semplicità, l’uso araldico della mitra e del pastorale da aggiungere alla croce e al c. prelatizio.
Il c. di cardinale o galero è rosso (fu concesso da Innocenzo IV nel 1245) con 2 cordoni che si intrecciano in 3 nodi e terminano con 15 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 5 file. Il c. di patriarca e primate è verde con 2 cordoni che si intrecciano in 3 nodi e terminano con 15 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 5 file (una croce doppia trifogliata, posta in palo è accollata allo scudo). Il c. di arcivescovo è verde con 2 cordoni che si intrecciano in 2 nodi e terminano con 10 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 4 file (una croce doppia trifogliata, posta in palo, è accollata allo scudo). Il c. di vescovo è verde con 2 cordoni che si intrecciano in un nodo e terminano con 6 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 3 file (una croce semplice trifogliata in palo è accollata allo scudo). Il c. di abate e prelato nullius è verde con 2 cordoni che si intrecciano in un nodo e terminano con 6 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 3 file (una croce o un pastorale ricoperto da un velo sono accollati allo scudo). Il c. di abate è nero con 2 cordoni che si intrecciano in un nodo e terminano con 6 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 3 file. Il c. dei prelati di fiocchetto (vice camerlengo di S. romana Chiesa, uditore e tesoriere della camera apostolica, prefetto del palazzo apostolico) è paonazzo con 2 cordoni che si intrecciano in un nodo e terminano con 10 fiocchi rossi per lato, disposti su 4 file. Il c. di protonotario apostolico è paonazzo con 2 cordoni che terminano con 6 fiocchi rossi per lato, disposti su 3 file. Il c. di protonotario apostolico onorario o titolare è nero con 2 cordoni che terminano con 6 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 3 file. Il c. di prelato d’onore è paonazzo con 2 cordoni che terminano con 6 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 3 file. Il c. di canonico, priore, guardiano, rettore è nero con 2 cordoni che terminano con 3 fiocchi dello stesso colore per lato, disposti su 2 file. Il c. di decano e di prelato minore è nero con due fiocchi dello stesso colore per lato.
Nell’araldica napoleonica gli elmi, le corone e i cimieri furono sostituiti da tocchi o berrette normalmente di velluto rivoltato di vaio o di ermellino e decorato da piume di struzzo; caddero in disuso dopo la Restaurazione e furono sostituiti dagli ornamenti tradizionali. In Francia gli alti magistrati dell’ancien régime, cioè i primi presidenti del parlamento, potevano timbrare il proprio stemma con berretti di velluto nero gallonati d’oro. A Venezia il doge timbrava il suo stemma con il corno dogale, una berretta di stoffa d’oro impreziosita di perle, a forma di berretto frigio, che usava nelle cerimonie solenni.
Parte superiore del corpo fruttifero di molti Funghi Basidiomiceti (detta anche pileo), allargata a forma di disco convesso, o conico, o piano, o concavo; la faccia inferiore, più spesso piana, è occupata da lamelle regolari, la superficie delle quali costituisce l’imenio basidioforo, con basidiospore esterne, in numero di 4 per ciascun basidio. Il c. è sorretto da una porzione più o meno sottile e lunga, di norma centrale, detta piede o gambo.
Partito dei c. Uno dei due partiti in cui si divise la Svezia dopo la morte di Carlo XII (1718) riguardo ai rapporti con la Russia vittoriosa. I seguaci della prudente e pacifica politica del conte A.B. Horn vennero detti per dispregio ‘quelli del berretto da notte’ (Mössorna) dal partito nazionalista dei Hattar, i «cappelli» (così detti dal tricorno degli ufficiali). Questi ebbero il sopravvento nel Riksdag del 1738-39, gli altri nel 1765-66.