Legno, avente sezione tondeggiante e sviluppo prevalente nel senso della lunghezza, che piantato in terra per un estremo serve di sostegno a piante, per fare recinzioni, palizzate ecc.
Per quanto riguarda il p. in aralidica ➔ pezze.
Il p. piantato nel centro del villaggio o, in caso di nomadismo, portato ritualmente dovunque la società si rechi e infisso nel suolo di ogni accampamento provvisorio, rappresenta un’obiettivazione elementare dell’unità sacrale della comunità. Tale significato base traspare anche nelle forme o negli usi alquanto più differenziati, come per es. nel caso del p. totemico in cui è raffigurato l’animale-totem, o nel piantare il p. sul luogo delle più importanti cerimonie tribali (iniziazioni).
Nelle religioni in cui il culto degli antenati occupa un posto predominante, il p. può essere un monumento sepolcrale (Melanesia), o anche effettivamente contenere le ossa del morto. In religioni orientate più decisamente verso il culto di divinità distanziate dal mondo umano, il p. appare come espressione del collegamento con il mondo divino: così il p. sacrificale nell’India vedica. Si ritiene che certi tipi di monumenti in pietra (i betili dell’antico mondo mediterraneo) siano subentrati a un più antico uso del palo.
P. di fondazione Elementi resistenti, di forma per lo più prismatica o cilindrica, con lunghezza notevole rispetto alla sezione trasversale, impiegati sia per costipamento di terreni di scarsa consistenza, sia nelle palificate di fondazione per riportare i carichi in profondità. Si ricorre a questo tipo di fondazione quando il terreno idoneo a sopportare il carico sia molto profondo, e risulti perciò onerosa una fondazione continua o a pozzi, oppure quando non sia possibile avere un piano d’appoggio uniformemente resistente, tale da poter sostenere con sicurezza una platea generale (➔ anche fondazione e palificazione). I vari tipi di p. possono raggrupparsi in due categorie: p. infissi nel terreno mediante battitura e p. formati in opera mediante trivellazione del terreno stesso.
I p. infissi, adottati per primi nella tecnica delle fondazioni, possono essere di legno, di cemento armato e raramente di ferro. Vengono preparati fuori opera e quindi trasportati sul luogo di impiego, poi infissi mediante battipalo (fig. 1). In relazione alle sollecitazioni che si generano nel p. durante l’infissione, per effetto dell’urto del maglio e della resistenza offerta dal terreno alla penetrazione della punta del p., tutti i p. battuti, qualunque ne sia il materiale costituente, devono essere adeguatamente rinforzati alle due estremità. Nell’interno di centri abitati e in prossimità di fabbricati preesistenti il loro uso è sconsigliabile, perché provoca negli edifici vicini lesioni e dissesti per effetto degli urti del maglio e delle conseguenti vibrazioni del suolo. I p. infissi sono invece particolarmente adatti nelle costruzioni idrauliche e marittime, per fondazioni di ponti, muri di sponda ecc.
I p. di legno devono essere dritti, senza nodi o fenditure, e scortecciati interamente; la punta è munita di puntazza metallica, mentre la testa è rinforzata con una cerchiatura di lamierino di ferro. Venezia, Chioggia, Pisa e altre città italiane, fondate su terreni poco resistenti e con falde d’acqua superficiali, presentano applicazioni frequenti e grandiose di palificate di legno per le quali venivano usati battipali del tipo illustrato nella fig. 1. Oggi i p. di legno s’impiegano per lo più soltanto per opere di consolidamento e per modesti edifici, in quanto la loro conservazione, e quindi la loro efficienza statica, è assicurata solo in terreni asciutti o perennemente invasi dalle acque, cioè non soggetti a variazioni di livello nella falda d’acqua.
I p. formati in opera sono ottenuti mediante trivellazione del terreno con un robusto tubo d’acciaio aperto all’estremità (p. trivellati), oppure mediante infissione nel terreno di un tubo di acciaio chiuso alla base da una puntazza o da un tappo di calcestruzzo. Rispetto ai p. infissi si ha il vantaggio di poter commisurare la lunghezza dei p. gettati in opera in base alle necessità riscontrate in sito, variandone eventualmente la lunghezza rispetto a quanto previsto in progetto; ciò che non può ottenersi con i p. infissi, eseguiti fuori opera secondo una lunghezza prefissata. I p. formati in opera vengono tutti eseguiti in calcestruzzo di cemento: talvolta per attraversare un breve tratto di terreno poco consistente sono stati eseguiti p. in sabbia o in altro materiale granulare senza aggiunta di leganti.
I p. trivellati costituiscono il tipo più impiegato tra i p. formati in opera, in quanto consentono una grande rapidità di esecuzione e danno luogo a minori urti e vibrazioni di quelli provocati dalla infissione con altri sistemi. La camicia tubolare a (fig. 2), avente approssimativamente il diametro che dovrà avere il p., viene affondata per piccola profondità mediante caduta sul terreno (fig. 2A); la sonda cava b, munita di bordo inferiore tagliente, viene poi fatta cadere nel tubo e asporta in successive riprese la terra facilitando l’affondamento del tubo stesso (fig. 2B). Ultimato il foro, si getta dall’alto calcestruzzo per un’altezza da pochi dm a qualche metro, a seconda della natura del terreno attraversato (fig. 2C), si estrae la camicia tubolare della stessa altezza (fig. 2D) e si costipa il calcestruzzo con un pestello a caduta c (fig. 2E); con operazioni successive si completa l’esecuzione del p. per tutta l’altezza (fig. 2F) estraendo completamente la camicia metallica; quest’ultima è composta da vari pezzi congiunti con unione a vite man mano che procede l’affondamento e poi svitati nella fase di estrazione.
Elemento resistente di forma allungata, di legno, acciaio o cemento armato, impiegato per sostenere una linea aerea avente funzione di conduttore elettrico (elettrodotto, linea telefonica o telegrafica, linea di contatto di tranvie o ferrovie elettriche), o anche per il sostegno di linee di trazione (funi traenti e portanti di funivie, seggiovie, sciovie, teleferiche ecc.).
Un tipo di p. usato per linee elettriche, sia di trasmissione dell’energia elettrica, sia di contatto per ferrovie e tranvie elettriche, è il p. Bates. Questo è ottenuto da un profilato a doppio T, la cui anima, preventivamente e opportunamente intagliata, è poi stirata a caldo mediante forze agenti nel suo piano, in modo da allontanare le ali e aumentarne la resistenza a flessione.
Per le linee elettriche aeree di altissima tensione è conveniente l’impiego del cosiddetto p. strallato. Esso è costituito da montanti a traliccio che lavorano a compressione e da funi di ancoraggio (stralli) che lavorano a trazione; i montanti sono incernierati alla base delle fondazioni, ciò che conferisce al p. una notevole adattabilità agli squilibri di tiro trasmessi dai conduttori nelle varie condizioni di carico. I p. strallati possono raggiungere altezze particolarmente elevate e si prestano meglio all’installazione in terreni difficili per le fondazioni, dato che gli ancoraggi possono essere allontanati fino a incontrare la migliore costituzione del terreno. È chiamato p. autostrallato il p. i cui stralli sono costituiti dagli stessi conduttori elettrici e dalle funi di guardia che lo collegano ai p. vicini; pertanto può essere impiegato solo come p. intermedio fra sostegni principali strallati.