tiro Lancio di un oggetto anche come attività ludica o sportiva.
Lancio eseguito con un’arma da getto o da fuoco allo scopo di colpire un bersaglio.
A seconda del tipo di arma, del tipo e delle condizioni del bersaglio, del mezzo su cui è montata l’arma, si distinguono: t. con armi portatili o con artiglierie, t. contro bersaglio fisso o contro bersaglio mobile, t. terrestre, t. costiero, t. navale, t. aereo, t. contraereo ecc. A seconda delle caratteristiche specifiche del bersaglio, si hanno: t. d’accompagnamento, t. di sbarramento, t. di repressione, t. di interdizione, t. di distruzione, t. d’infilata, t. radente, t. di controbatteria; t. di neutralizzazione (quello che tende a ostacolare il movimento e l’azione del nemico), t. teso, t. curvo (quando la traiettoria del proietto è pressoché rettilinea o decisamente parabolica), t. a percussione, t. a tempo (a seconda che il proietto sia dotato di spolette a percussione o a tempo; ➔ spoletta). Direttore del t. Ufficiale al quale è affidata la condotta dell’azione di fuoco di una batteria di una nave; il 1° direttore del t., o capo servizio armi, è il responsabile dell’organizzazione e dell’efficienza delle batterie di cannoni e missili di una nave nonché del loro impiego coordinato.
Per l’angolo di t. (o di proiezione), il piano di t., la linea di t. (o di proiezione) ➔ balistica.
Il t. aereo si può distinguere in: t. di lancio, che è effettuato con armi automatiche da bordo degli aeromobili contro bersagli aerei; t. contro bersagli al suolo, anche questo effettuato con armi automatiche da bordo; t. di caduta, che è il t. di bombe da aerei contro obiettivi terrestri o navali. Il t. con armi automatiche contro bersagli al suolo, fissi o mobili, può essere attuato sia in volo picchiato, sia a volo radente. Nel t. in picchiata con traiettoria rettilinea, la linea di volo, l’asse di riferimento del velivolo e la linea di mira si possono considerare praticamente coincidenti ed è perciò possibile ottenere una buona precisione di tiro. Il rapido aumento della velocità nella picchiata pone però drastici limiti di tempo e di spazio a questo tipo di attacco, per la doppia necessità di non superare determinati valori di accelerazione e di garantire una sicura manovra di scampo dopo l’attacco. Il t. in picchiata può essere effettuato anche con bombe, con razzi e con missili aria-terra. Il lancio delle bombe (bombardamento in picchiata o a tuffo) può essere fatto durante la picchiata rettilinea o, meglio, come l’esperienza ha dimostrato, durante la successiva richiamata, quando l’aereo raggiunge l’esatto angolo di t. calcolato automaticamente da congegni radar elettronici che tengono fra l’altro conto delle correzioni da apportare in seguito alle variazioni di velocità e di quota che si ripercuotono direttamente sulla durata della traiettoria della bomba. I razzi vengono lanciati con l’ausilio di un collimatore ottico, che fornisce l’istante del lancio quando viene a formarsi un determinato angolo fra la linea di mira e l’asse del lanciarazzi; questo angolo dipende dal tipo di lanciarazzi, dalla temperatura del propellente, dal tipo e dal carico del velivolo, dall’angolo di picchiata, dall’accelerazione, dalla velocità del velivolo, dall’eventuale velocità del vento e del bersaglio e, infine, dalla distanza diretta fra velivolo e bersaglio.
I missili aria-terra, che sono generalmente muniti di sistemi di teleguida o di autoguida, non presentano particolari problemi di lancio. Nel t. a volo radente vengono ovviate le principali difficoltà caratteristiche del t. in picchiata (forti accelerazioni, scarsa visibilità) ma ne sorgono altre, quali quelle inerenti all’avvistamento del bersaglio e al tempo necessario per lanciare un sufficiente numero di proiettili. Il problema essenziale del t. di caduta, o bombardamento (➔) aereo, consiste nella determinazione del punto dal quale deve essere effettuato il lancio della bomba affinché, dopo il tempo di caduta, avvenga l’impatto con il bersaglio.
Il t. contraereo viene eseguito da cannoni di calibro variabile da 20 a 135 mm e oltre, a seconda della quota di volo del bersaglio, oppure da missili.
Rispetto al t. terrestre, quello navale è caratterizzato dalle limitate dimensioni e dalla mobilità del bersaglio (navale o aereo) e dal fatto che, quasi sempre, è possibile la punteria diretta. Soltanto nel caso particolare del bombardamento contro costa, il bersaglio può essere occultato e si ricorre allora a metodi di t., con falso scopo e traiettorie curve, analoghi a quelli del t. terrestre. Nel t. contro bersagli navali o aerei sono sempre impiegate traiettorie molto tese e armi di elevata velocità iniziale che, riducendo la durata del tragitto, diminuiscono l’influenza degli errori e la possibilità di contromanovra del nemico. Nel t. navale occorre inoltre tener conto dei seguenti fattori: instabilità della piattaforma a causa dei movimenti di rollio e di beccheggio; mobilità spesso molto elevata sia del bersaglio, sia della nave stessa che spara; forti valori delle distanze di combattimento e conseguenti difficoltà di colpire; difficoltà nella misurazione dei dati e nell’apprezzamento degli scarti specie in gittata; necessità, per contro, di grande precisione perché i colpi a vuoto, anche se vicinissimi al bersaglio, non hanno alcuna efficacia.
I problemi essenziali del t. delle artiglierie navali sono: la determinazione della traiettoria utile per colpire il bersaglio (problema balistico); l’esecuzione delle operazioni necessarie per mantenere con continuità le armi orientate in modo tale da realizzare la traiettoria voluta (problema della punteria).
Per quanto riguarda i sistemi missilistici impiegati da bordo delle unità navali, essi, sotto l’aspetto dell’impiego, possono essere classificati in sistemi contraerei e sistemi antinave; in genere, tuttavia, mentre i sistemi antinave non possono essere impiegati contro bersagli aerei, i sistemi contraerei hanno anche una certa capacità antinave, pur essendo i loro effetti su bersagli navali limitati dal fatto che la testa bellica di essi è ottimizzata per ottenere effetti risolutivi su bersagli aerei. I sistemi missilistici per uso navale sono caratterizzati dall’impiego di missili molto veloci (in genere fra 1 e 3 mach) e dalla capacità di lanciare in rapida successione i missili di cui dispongono. Per quanto riguarda la distanza alla quale possono impegnare i bersagli, si distinguono sistemi per la difesa di zona (fino a 200 km ca.) o per autodifesa (fino a 20 km).
Per le armi portatili a t. teso (fucili, pistole, mitragliatrici) le operazioni di t., consistenti nella scelta dell’alzo più conveniente ecc., sono affidate all’abilità del tiratore. Per le artiglierie si richiedono invece procedimenti tecnici più rigorosi sia per l’aumento della potenza delle bocche da fuoco, sia per l’adozione del puntamento (➔) indiretto. Perché il t. sia efficace occorre che raggiunga immediatamente un alto grado di intensità, e sia ben aggiustato sul bersaglio: ciò si ottiene mediante la cosiddetta preparazione topografica e balistica del tiro.
Tavole di t. Sono tabelle numeriche (fig. 1) e grafici contenenti i dati occorrenti, una volta determinata la direzione e apprezzata la distanza del bersaglio (gittata o gettata), per eseguire su esso il tiro. Tali tavole sono normalmente compilate per proiettili di forma e massa determinate, per cariche di lancio di composizione, granitura e massa esatte, per una determinata temperatura, densità dell’aria, pressione barometrica ecc.; si suppone inoltre il bersaglio sull’orizzonte della bocca da fuoco, e l’asse degli orecchioni perfettamente orizzontale. Per ogni tipo di artiglieria esiste quindi un apposito manuale che contiene le diverse tavole di t. corrispondenti al tipo di proietto e alla carica da essa impiegati. Nelle artiglierie a lunga gittata e contraerei il calcolo dei dati di t. è affidato a centrali di t. assistite da un elaboratore elettronico, in cui sono incorporati gli elementi delle tavole di tiro. Sono stati realizzati anche piccoli calcolatori di t., per es. per i mortai.
Il t. a segno e il t. a volo consistono nello sparare con armi da fuoco (fucili e carabine, pistole e rivoltelle) su bersagli fissi o mobili. Le competizioni si svolgono in poligoni e in campi di tiro. Le armi ammesse nelle gare si distinguono in armi lunghe (o da spalla: carabine) e armi corte (o da braccio: pistole e rivoltelle). Il t. con l’arco ha come scopo quello di realizzare il massimo punteggio possibile, colpendo, con frecce scagliate per mezzo di un arco, un bersaglio fisso.
Le armi sportive sono: la carabina libera e quella standard di grosso calibro (entrambe con calibro fino a 8 mm) per t. a 300 m; la carabina libera e quella standard di piccolo calibro, la pistola libera di piccolo calibro (tutte di cal. 22: 5,6 mm) per t. a 50 m; la pistola automatica e quella standard (entrambe di cal. 22), la pistola o rivoltella di grosso calibro (compreso tra 7,60 e 9,65 mm) per t. a 25 m; la carabina ad aria compressa e la pistola ad aria compressa (cal. 4,5 mm) per t. a 10 m. Le prove comprese nel programma olimpico sono: carabina libera (di piccolo calibro) a tre posizioni (120 colpi alla distanza di 50 m su bersaglio fisso); carabina libera (di piccolo calibro) a terra (60 colpi alla distanza di 50 m su bersaglio fisso); bersaglio mobile a 10 m (carabina ad aria compressa; 60 colpi alla distanza di 10 m su bersaglio in movimento); carabina ad aria compressa a 10 m (60 colpi alla distanza di 10 m su bersaglio fisso); pistola libera (60 colpi alla distanza di 50 m su bersaglio fisso); pistola automatica (60 colpi alla distanza di 25 m su bersaglio scomparente); pistola ad aria compressa a 10 m (60 colpi alla distanza di 10 m su bersaglio fisso).
Le posizioni in gara di t. con la carabina sono: posizione a terra, in ginocchio, in piedi, mentre con la pistola è sempre in piedi, senza appoggio, e tenendo l’arma con una sola mano. I bersagli fissi sono costituiti da un quadrato di colore bianco opaco, che porta, nel mezzo, un disco nero, mentre i bersagli scomparenti si girano simultaneamente da una posizione laterale a una frontale restando esposti per alcuni secondi. I bersagli mobili consistono in una sagoma di cinghiale (sulla quale sono stampati i 10 cerchi concentrici) che si muove su un carrello a una velocità costante lungo uno spazio (apertura) di 10 m, in 5 o 2,5 secondi. Il regolamento delle singole competizioni prevede norme particolari per ciascuna arma riguardanti la distanza e la dimensione dei bersagli, la posizione di t. e la serie dei colpi da sparare in un determinato spazio di tempo. Tra le nazioni che vantano le migliori tradizioni sono gli Stati Uniti, il Canada, i paesi scandinavi e dell’Europa orientale, e, soprattutto a partire dagli anni 1980, quelli dell’Estremo Oriente.
In Italia le prime società di t. a segno sorsero nella seconda metà dell’Ottocento. A Torino, nel 1862, fu organizzata la prima gara. Nel 1882 fu istituito il T. a Segno Nazionale (TSN), divenuto nel 1910 Unione Italiana T. a Segno (UITS) e poi, nel 1942, Federazione Italiana T. a Segno (FITS).
Si effettua con fucili con canne ad anima liscia per cartucce a pallini calibro 12, su bersagli mobili nell’aria, detti piattelli. Questi vengono espulsi da una macchina (trap) azionata elettronicamente, che imprime loro una velocità di percorso che varia a seconda delle diverse specialità.
Le specialità olimpiche sono 3 (fossa olimpica o trap, skeet, double trap), alle quali si aggiungono alcune specialità non olimpiche. La specialità della fossa olimpica (o trap) si effettua su un campo (fig. 2A) dotato di 15 macchine di lancio disposte, in linea retta, in una fossa. I tiratori sono 6 e ciascuno di essi dispone di 2 colpi con i quali può tentare di colpire il piattello che esce alla chiamata del tiratore stesso, con direzione e traiettoria ignote. La specialità dello skeet si disputa su un campo (fig. 2B) costituito da 8 pedane, su cui si alternano 6 tiratori, con un colpo a disposizione per ogni piattello. Il double trap è la più recente specialità olimpica (introdotta ai giochi di Atlanta del 1996). Ha caratteristiche analoghe a quelle della fossa olimpica, ma se ne differenzia in quanto vengono lanciati simultaneamente 2 piattelli da 2 sole macchine, i tiratori dispongono di 2 colpi e il risultato dipende unicamente dal numero dei piattelli colpiti.
Il regolamento delle singole competizioni maschili e femminili prevede norme particolari per ciascuna specialità. In campo internazionale le nazioni più titolate sono gli Stati Uniti e i Paesi europei. In Italia la pratica sportiva del t. a volo è promossa e gestita dalla Federazione Italiana T. a Volo (FITAV), fondata a Roma nel 1926.
Come sport è praticato in Europa (originariamente in Inghilterra) sin dal 17° secolo. L’arco è di lunghezza e potenza adeguate alle caratteristiche fisiche degli atleti. L’arco sportivo è a doppia curvatura (a corna di bufalo) o semicurvo ed è generalmente composito, cioè costruito con materiali diversi (legno o metallo per il corpo principale e fibra di vetro per le due estremità flettenti). L’arco da competizione è classificato in base alla massa (da 10 a 125 libbre) o alla lunghezza (da 60 a 72 pollici). I tipi di arco più usati nelle gare sono: l’arco nudo (privo di mirino e di accessori), l’arco olimpico (il classico arco ricurvo), l’arco compound (dotato di cavi che scorrono su carrucole, eccentrici e camme, così da demoltiplicare il carico). Le frecce, originariamente, in legno e poi in metallo o fibra di vetro, sono realizzate in carbonio.
Il t. con l’arco comprende 3 specialità: il t. alla targa (anche indoor); il t. di campagna; lo ski-arc. La specialità del t. alla targa (l’unica inclusa nel programma olimpico) consiste nel tirare 36 frecce a 4 diverse distanze (144 frecce complessive): per gli uomini 90, 70, 50, 30 m; per le donne, 70, 60, 50, 30 m.
Tra le nazioni che vantano le migliori tradizioni sono gli Stati Uniti, i paesi scandinavi e dell’Europa orientale, e quelli asiatici (specie la Repubblica di Corea). In Italia già negli anni 1920 si costituì a Milano l’Unione arcieri italiani. Sempre a Milano, nel 1961, venne fondata la Federazione Italiana T. con l’Arco (FITARCO).