Ordigno bellico costituito da involucro metallico che contiene la carica di scoppio, la spoletta ed eventuali dispositivi per la stabilizzazione (governali) e per l’acquisizione del bersaglio. Le prime b. erano costituite da sfere di ferro fuso, munite di due orecchiette per il trasporto e per il caricamento nei mortai, ripiene di esplosivo e dotate di rudimentale spoletta a stoppino.
Sono normalmente costituite (fig. A) da un involucro di metallo ottenuto in un solo pezzo mediante forgiatura o estrusione oppure, nel caso di b. di grandi dimensioni, mediante saldatura di più pezzi; la loro massa è compresa tra i 50 e i 2000 kg. Devono soddisfare esigenze aerodinamiche e dopo lo sgancio seguire una traiettoria tale da non interferire con le superfici esterne dell’aereo. Le b. guidate, utilizzate per gli attacchi di precisione, dispongono in genere di superfici aerodinamiche mobili atte a modificare la traiettoria dell’ordigno e, quindi, a raggiungere con precisione il bersaglio desiderato. Il sistema di guida può sfruttare i segnali emessi dai satelliti di navigazione GPS, seguire il laser proiettato da un meccanismo designatore, captare la traccia termica del bersaglio oppure ricevere le correzioni di rotta impartite dall’aereo attaccante. La vasta applicazione del bombardamento a volo radente ha reso necessario aumentare notevolmente il ritardo dello scoppio per permettere all’aereo di allontanarsi dalla zona; ciò può essere ottenuto applicando alle b. un paracadute oppure superfici frenanti. In base alle caratteristiche di impiego, le b. per aeroplano si possono suddividere in:
b. perforanti, per impiego generale e per demolizioni, sono normalmente usate contro obiettivi a terra, in cemento o in acciaio, e per la neutralizzazione delle piste aeroportuali e devono perciò avere un’elevata capacità di penetrazione (nel caso di blocchi di cemento, per es., circa 40 cm di spessore), un sensibile ritardo allo scoppio onde permettere l’azione penetrante, e una buona caratteristica di frammentazione per perforare lamiere in acciaio a oltre 15 m di distanza;
b. a frattura prestabilita, impiegate contro svariati obiettivi come mezzi da sbarco, aerei al suolo, postazioni antiaeree, artiglieria campale, veicoli blindati e automezzi, sfruttano la dispersione ad alta velocità di un elevato numero di frammenti di dimensioni e massa prestabiliti e sono dotate di una spoletta di prossimità per far esplodere l’ordigno alcuni metri sopra l’obiettivo in modo da aumentarne sensibilmente l’area di azione; b. a grappolo, utilizzate per il supporto delle forze a terra sul campo di battaglia; risultano efficaci contro bersagli di piccole dimensioni; sono composte da un contenitore entro cui trova posto un numero elevatissimo di b. di alcuni kilogrammi; dopo essere stato sganciato a un’altezza da terra prestabilita, l’involucro si apre e il grappolo di b. viene lanciato al suolo; i modelli più sofisticati contengono submunizioni intelligenti, dotate cioè di sensori termici, radar o acustici, capaci di individuare i bersagli e di proiettare contro di essi un proiettile autoforgiante;
b. FAE (fuel air explosive): contengono prodotti solidi o liquidi che vengono nebulizzati nell’aria, sopra il bersaglio. La nuvola così costituita viene fatta detonare da apposite spolette, creando un’onda di pressione capace di far esplodere i campi minati o di agire contro le forze nemiche, anche se al riparo di edifici;
b. incendiarie, b. che per il contenuto di materia incendiaria hanno la capacità d’innescare l’incendio di obiettivi facilmente infiammabili. Già usate durante la Seconda guerra mondiale, hanno trovato largo impiego in Vietnam per snidare gli uomini armati occultati nella folta vegetazione. Il tipo più diffuso è costituito dalle b. al napalm (➔);
b. al fosforo (o b. illuminanti), usate come sorgenti illuminanti per individuare l’ubicazione di un particolare obiettivo;
b. chimiche (b. a gas e a liquido speciale), che all’atto dell’esplosione, di solito molto ritardata, liberano prodotti nocivi o irritanti, principalmente impiegate contro truppe attestate in territorio impervio; b. elettromagnetiche (anche e-bomb): non letali per l’uomo ma in grado di accecare le apparecchiature elettroniche nemiche, grazie alla trasformazione della carica esplosiva in un impulso elettromagnetico di enorme potenza.
Questo tipo di b. (detto anche b. antisom o b. antisommergibili) è impiegato quasi esclusivamente contro i sommergibili e può essere lanciato sia da un aereo sia da una nave (quelle per aerei presentano una ogiva piatta per prevenire i rimbalzi sulla superficie del mare quando la b. è lanciata da bassa quota). Il rapporto massa esplosivo/massa totale è elevato, circa il 70%, perché è necessaria un’esplosione di grandi dimensioni, date la scarsa precisione e la ridotta propagazione dell’onda di pressione. Molto efficaci sono le b. di profondità lanciate da mortaio, sagomate a goccia, che, grazie alla maggiore altezza di caduta e alla forma di buona penetrazione idrodinamica, possono raggiungere profondità superiori in tempi minori; sono munite di spoletta a tempo o di tipo idrostatico, per esplodere alla profondità prefissata; sono dotate di una carica esplosiva di circa 150 kg.
Sono state utilizzate dai reparti di fanteria sin dal 15° sec. e hanno nella dispersione delle schegge il loro mezzo di offesa principale. I modelli più recenti sono del tipo offensivo-difensivo e possono essere impiegati in diverse situazioni tattiche grazie al ritardo con cui esplodono e alla precisione della fratturazione dell’involucro (fig. B).
Sono sagomate in modo tale da essere sparate da un fucile e perciò hanno forma allungata, di buona penetrazione aerodinamica, con governali per la stabilizzazione della traiettoria e codolo posteriore per il montaggio nel fucile; i tipi più importanti sono:
granata, simile alla b. a mano difensiva, che sfrutta la frammentazione dell’involucro esterno e contiene spesso proiettili sferici che aumentano la capacità di offesa (per la forma della carica è capace di penetrare lastre di acciaio di 8 cm);
b. anticarro (o b. controcarro) con notevole capacità di penetrazione, circa 12 cm di spessore di acciaio, distanza di tiro intorno ai 200 m, spoletta in grado di attivarsi anche con elevata incidenza di impatto (60°-70°);
b. fumogena, caricata con cloruri di fosforo, stagno o titanio, produce effetti lacrimogeni e irritanti alle vie respiratorie, impiegata per impedire la vista alla fanteria nemica in caso di attacco e utilizzata anche in caso di disordini durante manifestazioni civili.
Sono impiegate per il fuoco di supporto sul campo di battaglia e, grazie alla traiettoria a parabola alta, permettono di colpire obiettivi posti dietro ripari a grande distanza (4-10 km); la capacità offensiva è principalmente dovuta alla dispersione di frammenti, data anche la bassa precisione dei mortai; hanno forma a goccia, con la parte centrale cilindrica (fig. C) e sono stabilizzate mediante impennaggi; vengono sparate grazie all’esplosione di una carica posta nella parte posteriore della b., spesso esterna alla b. stessa, che viene attivata dal contatto con il fondello del mortaio; alcuni tipi di b. hanno anche capacità dirompenti, in particolare quando sparate contro fortificazioni, oppure sono a effetto incendiario o nebbiogeno.
Per le b. nucleari (dette comunemente b. atomiche), che sfruttano gli effetti di una reazione esplosiva di fissione nucleare, per le b. a idrogeno (o b. termonucleari) che sfruttano una reazione esplosiva di fusione termonucleare, e per le b. a neutroni ➔ nucleare.