Anomala posizione del dente che si manifesta con una corona dentale più alta rispetto alle altre dell’arcata. Può essere temporanea, per un’infiammazione acuta dell’apice del dente, o permanente, per assenza o malposizione dei denti antagonisti.
Lavorazione per deformazione plastica eseguita su materiali metallici per ottenere barre, tubi, profilati vari e capsule. Si effettua esercitando sul materiale informe (massello, a in fig. A) posto in un robusto cilindro cavo (contenitore, b) elevate forze di compressione tramite un punzone (mandrino pressatore, c) collegato a una pressa idraulica d, capace di esercitare pressioni dell’ordine delle centinaia di bar. Alla base del contenitore, opposta a quella d’ingresso del mandrino, è disposta una matrice e, il cui interno riproduce la forma del tubo o del profilato; il metallo, spinto dal mandrino, fluisce attraverso la matrice, deformandosi plasticamente e assumendo la forma voluta f: è questa l’ e. diretta, o in avanti, particolarmente indicata per ottenere pezzi di forma complicata e di grandi dimensioni, eseguita sia a freddo che a caldo. Per e. diretta vengono fabbricati anche tubi senza saldatura, generalmente in lega leggera; a tale scopo (fig. B) il mandrino pressatore a è provvisto di una prolunga (punzone b) che genera la cavità interna del tubo mentre questo viene estruso attraverso la matrice. Per fabbricare pezzi semplici e di limitate dimensioni si ricorre all’ e. inversa, o a rimonta o a ritroso o, anche, per urto. Questa operazione (fig. C), eseguita generalmente a freddo, differisce dall’e. diretta per il fatto che il contenitore a è a fondo cieco e la matrice b è collegata alla testa di uno stantuffo fisso c contro il quale viene spinto il massello d; il materiale è così costretto a fluire dall’unica via d’uscita possibile, cioè attraverso la matrice, assumendo la forma da questa conferitagli. Un particolare tipo di e. inversa è l’ e. da pastiglie (fig. D), o da dischi, eseguita per ottenere capsule cilindriche, astucci, bossoli ecc. Una matrice a, a forma di cilindro aperto superiormente, contiene sul fondo una ‘pastiglia’ b di metallo sulla quale agisce un punzone c (di diametro minore di quello della matrice), spinto da una pressa verticale che schiaccia la pastiglia, costringendo il metallo a risalire intorno al punzone stesso, in modo da generare la capsula estrusa d.
Per e. sono lavorati anche materiali non metallici dotati della proprietà di potersi deformare plasticamente. Naturalmente il macchinario per eseguire l’e. di tali materiali ( estrusore), dotati oltretutto di minore resistenza a compressione, è molto più semplice di quello richiesto per l’e. dei materiali metallici, pur rimanendo sostanzialmente identico il principio su cui si basa la lavorazione.