Recipiente di metallo, pietra dura, marmo, vetro, porcellana, usato nei laboratori chimici, in farmacia e spesso anche in cucina, nel quale si tritano, mediante un pestello, azionato a mano o anche con dispositivi meccanici, sostanze che si vogliono ridurre in polvere o in poltiglia (v. fig.).
M. tibioperoneo (o tibio-fibulare) Il piano articolare della gamba nell’articolazione tibiotarsica, formato dai capi distali della tibia e del perone, destinato ad articolarsi con la troclea astragalica.
Fin dal 15° sec. furono chiamati m., con evidente riferimento alla loro forma corta e tozza che ricordava quella degli omonimi utensili, i pezzi di artiglieria ad avancarica, destinati a effettuare il tiro ‘in arcata’, cioè con angolo di inclinazione superiore ai 45°, in modo da ottenere dal proietto, oltre al superamento di ostacoli, un rilevante effetto di sfondamento di volte, terrapieni o altri bersagli orizzontali per l’alta velocità di caduta raggiunta nel ramo discendente della traiettoria. Nel sistema delle artiglierie moderne si chiamano m. quelle bocche da fuoco che abbiano una lunghezza d’anima minore di 12 calibri e siano destinate esclusivamente al tiro nel settore superiore a 45°; poiché usano cariche di lancio relativamente modeste con basse pressioni interne, hanno pareti relativamente sottili e risultano, a pari calibro, alquanto più leggere delle altre artiglierie: perciò di questo tipo sono i maggiori calibri che possano essere portati al seguito di truppe operanti.