Arma da fuoco, corta, portatile, di peso e ingombro assai limitati, da impugnare con una sola mano e a braccio sciolto.
Le p. per il tiro a segno possono essere di vari tipi a seconda della specialità (➔ tiro); le più caratteristiche sono quella detta libera e quella a fuoco rapido (o automatica o per il tiro celere alle sagome).
Anche oggetti, congegni, dispositivi vari che hanno forma e spesso anche funzionamento simili a quelli d’una pistola. P. di Volta In fisica, robusta provetta chiusa da un tappo e munita di due elettrodi tra i quali far scoccare la scintilla. P. elettronica Tipo di interfaccia con la quale l’operatore può interagire con un elaboratore munito di display, individuando un particolare punto dello schermo mediante puntamento di un dispositivo simile a una p., collegata elettricamente all’elaboratore. È particolarmente usata nei videogiochi.
P. lanciarazzi P. a canna corta, detta anche p. da segnalazione, che serve al lancio di un piccolo razzo da segnalazione.
P. sparachiodi È usata, oltre che per il legno, per infiggere chiodi, prigionieri o bulloni in strutture di cemento armato e d’acciaio nei cantieri edili e navali; i chiodi possono essere lunghi fino a 12 cm.
Le prime p. comparvero nel 16° sec. per l’armamento della cavalleria; ancora nella seconda guerra di Indipendenza (1859) la cavalleria piemontese era armata di un pistolone ad avancarica, specie di corta carabina portata ad armacollo, che consentiva di far fuoco con una sola mano. La p. seguì fino alla metà del 19° sec. l’evoluzione tecnica del fucile: si ebbero perciò p. a serpentino, a ruota, a pietra focaia e poi a percussione; acquistando in sicurezza e praticità si diffuse gradualmente come arma individuale da difesa e se ne ebbero anche a due canne, sovrapposte o giustapposte, come i fucili da caccia, o a più canne rotanti (rivoltine).
S. Colt brevettò nel 1835 in Europa e nel 1836 in America una p. a rotazione, ad avancarica del tamburo, con innesco a capsula per ciascuna delle camere, capace di cinque colpi che potevano essere sparati in successione rapida, armando di volta in volta l’unico cane.
Sul finire dell’Ottocento cominciarono a comparire le prime p. automatiche (termine corrente anche se quello più esatto sarebbe semiautomatiche), con congegni di caricamento e sparo simili a quelli delle mitragliatrici, anche se per le p., data la scarsa lunghezza della canna, mancano soluzioni a sottrazione di gas; i caricatori, estraibili, sono generalmente alloggiati nell’impugnatura. La p. a rotazione aveva già da tempo, nella sua semplicità, assolto alla molteplicità dei problemi concernenti la sicurezza e la possibilità di sparare cartucce potenti (a parte il maggior peso e la scarsa compattezza e un notevole tempo di caricamento); per la p. automatica l’evoluzione fu necessariamente laboriosa. Pur non mancando tentativi precedenti, la prima p. automatica fu realizzata da A.W. Schwarzlose nel 1893, ma con pochissimo successo. Nello stesso anno H. Borchardt, operaio della Winchester, ideò la prima p. automatica efficiente; alla ditta, che fabbricava fucili, questa idea non interessava e Borchardt si recò in Germania, dove la società DWM (Deutsche Waffen- und Munitionsfabriken) mise in produzione la sua arma. Caratteristica principale era l’otturatore ad articolazione o a ginocchio.
Le p. automatiche possono classificarsi a seconda del sistema di percussione e scatto in quattro grandi categorie: a percussore lanciato, a cane interno, a cane esterno e azione singola, a doppia azione. Nelle p. automatiche sono molto importanti i sistemi di sicurezza, al fine di garantire un facile maneggio dell’arma senza il rischio di colpi accidentali. Le sicurezze, o sicure, possono essere a comando o automatiche: quelle a comando sono in genere rappresentate da un chiavistello che blocca sia il percussore, sia il carrello mobile; quelle automatiche sono azionate, ossia tolte, impugnando l’arma: generalmente una costola mobile sul dorso dell’impugnatura blocca il movimento del percussore, finché la mano, stringendo, non libera l’arpionismo.
Fu brevettata nel 1915, e adottata nello stesso anno per l’armamento degli ufficiali italiani (➔ Beretta). È un’arma semplice, precisa, robusta, che ha subito varie modifiche e aggiornamenti, ma è rimasta praticamente invariata dal 1934 nel calibro 9 mm corto (9 Browning Short o 9×17): semiautomatica, con sistema a utilizzazione del rinculo dei gas, a canna fissa con sei righe, e a culatta-otturatore rinculante, caricatore di 7 colpi, cane esterno solo a singola azione. Nel 1951 la Beretta mise in produzione anche una p. 9 mm Parabellum (9 Luger o 9×19) a breve rinculo della canna, con la quale furono armati reparti di polizia. Successivamente è stata introdotta, tanto nell’impiego di polizia quanto nell’esercito, la Beretta 92 SB (v. fig.) e nella versione civile in calibro 9×21.