Nelle costruzioni, elemento meccanico utilizzato per effettuare un collegamento fisso che all’occorrenza può essere smontato: è costituita da un gambo cilindrico (talvolta conico), generalmente terminante a un’estremità in una testa, ed è provvista sul gambo (o su parte di esso) di un risalto elicoidale (filetto o verme); il gambo della v. si impegna, mediante rotazione impressa alla testa da una coppia di serraggio, entro il corrispondente solco elicoidale praticato in un foro, detto madrevite, ricavato su un pezzo o su un dado. Il filetto è generalmente a sezione triangolare; se, come avviene di norma, il filetto è a elica destra, si ha una v. destra, altrimenti si ha una v. sinistra; una v. può inoltre essere a uno o più principi (➔ filettatura). Per quanto riguarda il collegamento tra due (o più) pezzi, una v. può essere mordente, passante o prigioniera: una v. mordente è una v. che si impegna nel foro filettato realizzato in uno dei pezzi da collegare; una v. passante è invece una v. che si impegna in un dado: in tal caso i fori praticati nei pezzi da collegare sono passanti; la v. prigioniera (detta anche prigioniero o bullone prigioniero) è priva di testa e filettata su entrambe le estremità, in modo da poter essere forzata nella madrevite.
In meccanica applicata, v. di manovra, asta filettata che si impegna nella corrispondente madrevite: la rotazione di uno dei due pezzi dà luogo alla traslazione dell’altro, consentendo spostamenti di valvole, saracinesche, carrelli di macchine utensili ecc.; può considerarsi una macchina semplice atta a esercitare notevoli sforzi assiali con forze tangenziali applicate relativamente modeste. Con riferimento alla fig., la condizione di equilibrio di una v. e, in particolare, di una v. di manovra è espressa in assenza di attrito dalla relazione R/P=(2πr)/p, dove P è la forza tangenziale di braccio r che dà luogo al momento che imprime la rotazione alla v., p è il passo della filettatura, e R è la forza equilibrante, diretta lungo l’asse z della v. e avente verso contrario a quello di avanzamento della v. stessa. Se si tiene conto dell’attrito tra v. e madrevite si ha, al limite di scorrimento:
dove r1 è il raggio medio del filetto, f il coefficiente d’attrito, α l’angolo d’inclinazione del filetto sulla tangente al gambo perpendicolare all’asse e ϑ il semiangolo al vertice del profilo triangolare del filetto. Se tgα≤f/cosϑ la v. è autobloccante. Le v. di manovra hanno generalmente filettature robuste (quadra, trapezia, a dente di sega o speciale), che meglio consentono i movimenti relativi v.-madrevite. V. di manovra notevoli per le applicazioni o per le modalità di realizzazione sono: la v. madre, robusta v. a filetto quadrato disposta sulla parte anteriore del banco del tornio parallelo parallelamente all’asse longitudinale della macchina. Può essere accoppiata con il carro che essa fa muovere nell’esecuzione delle filettature. La v. a circolazione di sfere è un dispositivo costituito da una v. che determina lo spostamento della relativa madrevite mediante l’interposizione di sfere, le quali circolano in un canale chiuso. Viene usata per ottenere lo spostamento di organi meccanici resi solidali alla madrevite. La v. a rulli satelliti è un dispositivo costituito da una v. che determina lo spostamento della relativa madrevite mediante l’interposizione di alcuni rulli, anch’essi filettati.
Il termine v. indica estensivamente organi meccanici, utensili ecc. che hanno forma simile alla vite. V. senza fine Organo di ingranaggi a elevato rapporto di riduzione, ottenuto da una dentiera il cui profilo si muove con moto elicoidale attorno all’asse della dentiera stessa avanzando a ogni giro, secondo l’asse, di un tratto pari alla distanza tra due denti consecutivi o a un multiplo di essa; si hanno, rispettivamente, v. a un filetto e v. a più filetti. V.-fresa Utensile adoperato in alcuni tipi di dentatrici: è una v. di acciaio il cui filetto, opportunamente profilato, è intagliato e affilato in modo da presentare spigoli taglienti come quelli di una fresa ecc. V. micrometrica V. di precisione, di piccolo passo, per mezzo della quale si possono imprimere a un oggetto spostamenti di pochi μm. V. di Archimede Tipo di macchina idraulica, già in uso nell’antichità per sollevare acqua, formata da un involucro cilindrico con all’interno un elicoide; lo stesso che coclea.
In aeronautica, moto di un velivolo in volo con incidenza aerodinamica superiore a quella critica, che scende lungo una traiettoria elicoidale molto ripida, di piccolo raggio e passo elevato. La v., che è caratterizzata da alte velocità angolari, di alcuni rad/s, e fattori di carico al baricentro pari a (2-3)g, può essere sia un esercizio acrobatico sia conseguenza di un’errata manovra o di un incidente. Il volo a incidenza superiore a quella critica può portare a instabilità dell’equilibrio attorno all’asse longitudinale per l’insorgenza di fenomeni di autorotazione (➔); gli eventuali campi di autorotazione si individuano sulla polare del velivolo (➔ volo) come quelli per i quali il coefficiente di forza aerodinamica risultante è decrescente con il coefficiente di resistenza. Dopo un transitorio iniziale (v. oscillante), si ha un moto di avvitamento stabilizzato detto v. stazionaria. L’uscita dalla v. si effettua con una manovra, diversa per ogni velivolo, in grado di arrestare la rotazione e portare il velivolo a incidenze subcritiche. Vi sono v. destre e v. sinistre, v. con asse di fusoliera molto inclinato sull’orizzontale (v. ripide) o poco inclinato (v. piatte con elevata incidenza), v. diritte (con pilota che guarda verso l’interno del giro) e v. rovesce (al contrario).