Elemento, di derivazione o determinazione morfologica, costituito da uno o più fonemi o sillabe, che è inserito nell’interno di una parola, per lo più nell’interno della radice stessa: per es. -n- nel lat. relinquo (perfetto reliqui). Si contrappone a prefisso e suffisso.
Opera di finitura di un edificio destinata alla chiusura dei vani di porte e finestre. La denominazione di i. andrebbe limitata, secondo alcuni, alle sole parti rigidamente collegate alle murature, riservando il nome di serramenti alle parti mobili; rientrerebbero quindi nella categoria degli i. altre opere di finitura che risultino stabilmente collegate alle murature degli edifici, come ringhiere, inferriate ecc.; ma nel linguaggio corrente entrambi i termini di i. e serramento sono impiegati indifferentemente per indicare le opere suddette nel loro complesso.
Il problema costruttivo legato all’i. è sempre stato uno dei più importanti dell’edilizia fino a influenzare, non di rado, le stesse forme architettoniche. Gli i. moderni sono fatti di legno o di metallo o di materia plastica; i primi hanno il pregio della facilità di riparazione e di ritocco, della leggerezza, che ne agevola il trasporto e la manovra, dell’elasticità che ne consente l’adattamento senza danno a piccole deformazioni dei vani cui sono applicati. Risentono, viceversa, dei difetti propri del materiale legnoso: deformazioni sotto l’influenza degli agenti atmosferici, le quali impediscono la chiusura perfetta e, a lungo andare, sconnettono i telai; deperibilità, specie in presenza di alternanze di umidità e clima secco. Gli i. metallici (di acciaio o di leghe leggere) invece non si deformano sotto l’azione degli agenti atmosferici, e quindi conservano per molto tempo una chiusura perfetta. Un tempo si componevano con profilati speciali in acciaio (tipo ferro-finestra); oggi si compongono con profilati normali, per lo più in lega leggera, oppure con elementi scatolari ottenuti per stampaggio e profilatura di lamiere sottili che permettono di contenere il peso entro limiti che si approssimano a quelli degli i. di legno; possono inoltre coprire grandi aperture, sottraendo solo una minima parte della superficie illuminante, grazie alla sottigliezza delle membrature. Presentano viceversa l’inconveniente che le deformazioni del vano (date per es. dal ritiro delle malte, da piccoli assestamenti delle murature ecc.) impediscono la chiusura e che i ritocchi necessari sono di laboriosa esecuzione. Queste eventualità sono però ridotte al minimo negli edifici a ossatura portante in acciaio o in cemento armato, sì che l’i. metallico rappresenta il tipo più adatto alle molteplici esigenze dell’architettura moderna. Si costruiscono anche i. di materie plastiche, sia per esterni sia per interni, con telai a struttura scatolare estrusa e con pannelli in laminato.
Costruttivamente un i. per finestre è costituito in sostanza da una parte (telaio fisso) collegata rigidamente alla muratura delimitante il vano della finestra e da una parte mobile (sportello o anta a vetri) che si apre per consentire il passaggio dell’aria. A seconda del numero delle ante apribili e del modo in cui queste possono aprirsi si hanno vari tipi di i.: a una o più ante verticali (fig. A-C), a vasistas semplice, doppio ecc. (fig. D), a bilico orizzontale (fig. E), a bilico verticale (fig. F), a saliscendi (fig. G), a ghigliottina (fig. H), a fisarmonica (fig. I).
Per quanto riguarda gli i. per le porte (detti comunemente porte), anch’essi sono generalmente costituiti da un telaio fisso e da uno o più battenti apribili. Il telaio può essere direttamente collegato alla muratura mediante grappe, oppure, specialmente quando la porta si apre su tramezzo, può essere fissato con viti ad altro telaio (contro-telaio) preventivamente ancorato nel tramezzo all’atto della costruzione; una mostra maschera, di norma, l’attacco telaio-stipite.