Figure araldiche inventate dall’arte del blasone che si immaginano applicate sulla superficie dello scudo (campo). Si dividono in: p. onorevoli, p. meno onorevoli e convenevoli partizioni (➔ partizione). Ciascuna p. occupa una precisa posizione sul campo che si può modificare nel caso in cui venga abbassata, alzata, posta più a destra o più a sinistra rispetto alla collocazione originaria.
Sono le prime figure introdotte sullo scudo e quindi le più antiche e le più nobili oltre a essere le più usate in tutti i paesi; la loro origine viene ricondotta a parti dell’armatura militare. Diverse e confuse le opinioni degli araldisti sulla loro classificazione. Per alcuni le si distinguono in onorevoli di primo ordine (cioè che toccano almeno un lato dello scudo; fig. 1) e di secondo ordine (che non toccano i lati dello scudo), per altri, invece, tutte le p. sono onorevoli; il loro numero oscilla, a seconda degli araldisti, da un minimo di 9 a un massimo di 16.
P. onorevoli di primo ordine.- Tutti sono concordi nel considerare in questo gruppo: il capo, la fascia, il palo, la banda, la sbarra, la croce, la croce di s. Andrea o decusse, il capriolo o scaglione, la pergola. Il capo occupa orizzontalmente la terza parte superiore dello scudo, supponendo lo scudo diviso in 3 parti uguali (rappresenta l’elmo del cavaliere); la fascia occupa orizzontalmente, al centro, la terza parte dello scudo (rappresenta il cingolo militare); il palo occupa verticalmente, al centro, la terza parte dello scudo (rappresenta, per alcuni, la lancia del cavaliere); la banda occupa in diagonale, al centro, la terza parte dello scudo, muovendo dall’angolo destro fino all’angolo sinistro (rappresenta il balteo o pendaglio della spada); la sbarra occupa in diagonale, al centro, la terza parte dello scudo, muovendo dall’angolo sinistro fino all’angolo destro (rappresenta come la banda il balteo militare); la croce è formata dalla combinazione del palo con la fascia (ricorda la partecipazione alle crociate); la croce di s. Andrea o decusse è formata dalla combinazione della banda con la sbarra (per alcuni araldisti simboleggia la bandiera); il capriolo o scaglione è formato da una mezza banda e una mezza sbarra che si uniscono al centro dello scudo (per alcuni araldisti rappresenta gli speroni dei cavalieri, per altri lo steccato del torneo); la pergola è formata da una mezza banda, una mezza sbarra e un mezzo palo che si uniscono a foggia di y (secondo alcuni rappresenta, come il capriolo, gli speroni o lo steccato, secondo altri il pallio degli arcivescovi).
Alcuni araldisti aggiungono a questa categoria altre 6 p.: la bordura che circonda lo scudo occupandone la sesta parte; la campagna che occupa la terza parte inferiore dello scudo; il quartofranco che occupa la quarta parte dello scudo alla destra del capo; la punta che è formata da due linee che muovendo dagli angoli inferiori convergono nel centro dello scudo in modo da costituire un triangolo isoscele; il grembo (metà della punta), che è un triangolo con base larga la metà di un lato dello scudo; la pila, che è un triangolo formato da due linee che movendo dagli angoli superiori dello scudo convergono nella punta di esso.
Tra le p. onorevoli di primo ordine il capo è sicuramente la più importante; viene assunto per lo più per concessioni sovrane, per manifestare la devozione verso autorità laiche o religiose, per indicare l’appartenenza a ordini religiosi ed equestri o a fazioni politiche. Si distinguono tre gruppi principali di capi: i capi di concessione che raffigurano stemmi o simboli araldici concessi da sovrani, principi, duchi o pontefici come ricompensa di importanti servigi o a conferma di alleanze familiari e dignità acquisite (es. il capo dell’Impero, d’Angiò, di Francia, di Savoia, d’Aragona ecc.); i capi di fazione che manifestano l’appartenenza a una fazione politica (es. il capo dell’Impero era usato dai ghibellini, il capo d’Angiò dai guelfi); i capi di padronanza o devozione armeggiati da stemmi di famiglie, città, istituzioni con qualche diritto sul portatore dell’arma (molti cardinali ponevano nel capo lo stemma del pontefice che li aveva elevati alla porpora cardinalizia, i membri di ordini religiosi o militari rappresentavano il capo dell’Ordine di appartenenza). Tra i capi più importanti: il capo dell’Impero (d’oro, all’aquila spiegata di nero, coronata del campo) che dalla fine del 15° sec. raffigura l’aquila bicipite; il capo d’Angiò (d’azzurro, a un lambello di rosso, a 4 pendenti alternati a tre gigli d’oro); il capo di Francia (d’azzurro, a 3 gigli d’oro, ordinati in fascia); il capo di Savoia (di rosso, alla croce d’argento); il capo d’Aragona (d’oro, a 4 pali di rosso); il capo di Svevia (d’argento, all’aquila di nero, spiegata e coronata dello stesso); il capo di Gerusalemme (d’argento, alla croce scorciata e potenziata d’oro, accantonata da 4 crocette dello stesso); il capo di s. Stefano (d’argento, alla croce biforcata di rosso).
Molto diffusa è la croce piana che tocca con i 4 bracci i bordi dello scudo. Fu la prima figura a essere introdotta negli stemmi: veniva raffigurata dai crociati sulle bandiere e sugli scudi come segno di riconoscimento durante le spedizioni in Terrasanta. Numerose le sue modificazioni che ne hanno prodotte tantissime varietà che si trovano in numero sorprendente in Italia, Francia, Spagna, Inghilterra e Germania. Tra le più note: la croce aguzza, con le estremità a punta; l’ancorata con le estremità ad ancora; l’avellana composta da 4 avellane (o nocciole) nei loro gusci; la biforcata con le punte aguzze biforcate; la gigliata, con le braccia a forma di gigli; la patente, con le estremità allargate; la patriarcale o di Lorena, a doppia traversa; la pomata, con le estremità a forma di pomi; la scorciata con le estremità che non toccano lo scudo; la potenziata con le braccia a forma di T; la trifogliata con la punta delle braccia a forma di trifoglio; la latina o croce della Passione, lunga con la traversa posta ai 3/4 dell’altezza. Tra le croci tipiche degli ordini cavallereschi: la croce di Malta (biforcata d’argento), di s. Stefano (biforcata di rosso), di s. Maurizio (trifogliata di verde), di Calatrava (gigliata di rosso), di Gerusalemme ( accantonata da 4 crocette e d’oro).
P. onorevoli di secondo ordine. - Sono considerati in questo gruppo lo scudetto, un piccolo scudo posto sopra un’inquartatura o altra partizione; l’orlo o cinta, una bordura diminuita della metà della sua larghezza; l’amaide, una fascia diminuita e scorciata ai lati. Si trovano in questa categoria anche altre p. scorciate e tutte quelle numerose figure prodotte dalle modificazioni, riduzioni, contrazioni a cui sono sottoposte quasi tutte le p. onorevoli di primo ordine come, per es.: la gemella, costituita da due fasce diminuite in larghezza e parallele (se le fasce diminuite sono 6, 8, o 10 si chiamano burelle, se sono 5, 7 o 9 si chiamano trangle); la verghetta, un palo ridotto di 1/3 della sua larghezza; il filetto, una banda diminuita di 1/5 della sua larghezza; il bastone, una banda diminuita di 1/3; la cotissa, una banda diminuita della metà; la traversa, una sbarra diminuita di 1/3; lo scaglionetto, uno scaglione diminuito della metà.
Sono quelle comparse sul blasone in data più recente, spesso figure naturali o artificiali modificate dall’arte araldica (fig. 2). Anche sulla loro classificazione le opinioni degli araldisti sono discordanti; ne citiamo solo alcune: il lambello, figura a forma di listello normalmente munita di 3 pendenti, posta nel capo; la losanga, un rombo con due angoli acuti e due ottusi che può presentarsi anche forata; il fuso, una losanga allungata; il bisante, una figura tonda e piatta di metallo; la torta, stessa figura ma di colore o di pelliccia; il bisante-torta e la torta-bisante che può essere partito, spaccato, inquartato e alternato di metallo e colore.
Si formano quando le p. araldiche si ripetono sul campo occupandolo per intero e dividendolo in due smalti alternati. Le principali sono: il fasciato, quando il campo dello scudo è coperto normalmente da 6 fasce di smalti alternati (ma possono essere anche 4 o 8); il burellato, quando il campo è coperto da più di 8 fasce di smalti alternati; il controfasciato, quando il fasciato è diviso al centro da una linea verticale e le fasce e gli smalti si presentano alternati; il palato, quando il campo è coperto normalmente da 6 pali di smalti alternati (ma possono essere anche 4 o 8); il verghettato, quando i pali che ricoprono il campo sono più di 8; il contropalato, quando il palato è diviso al centro da una linea orizzontale e i pali e gli smalti si presentano alternati; il bandato, quando il campo è coperto da 6 o più bande di smalti alternati; il controbandato, quando il bandato è diviso da una linea verticale a metà e le bande e gli smalti si presentano alternati; lo sbarrato, quando il campo è coperto da 6 o più sbarre di smalti alternati; il controsbarrato, quando il campo è diviso da una linea verticale a metà e le sbarre e gli smalti si presentano alternati; lo scaccato, quando il campo è coperto da 36 scacchi di smalti alternati; il controscaccato, quando il campo è fasciato ma ha una doppia bordura di smalti alternati che formano degli scacchi; il losangato, quando il campo è coperto da losanghe di smalti alternati; il fusato, quando il campo è coperto da fusi di smalti alternati; il triangolato, quando il campo è coperto da triangoli di smalti alternati; i punti equipollenti, quando il campo è coperto da 9 scacchi di smalti alternati; i punti di scacchiera, quando il campo è coperto da 15 scacchi di smalti alternati; il capriolato o scaglionato, quando il campo è coperto, in numero pari, da caprioli o scaglioni, di smalti alternati; il gheronato o grembiato, quando il campo è coperto da 6, 8, 10, 12 triangoli di smalti alternati, convergenti al centro dello scudo.