Insieme delle armi difensive anticamente adoperate per proteggere il corpo del combattente, in particolare del cavaliere. In antico erano costituite da elmo, scudo, schinieri, pettorali e più tardi da corazza ( lorica per i Romani). In epoca carolingia si usavano loriche a squame più lunghe di quelle romane, oppure cotte di strisce di cuoio intrecciate e rinforzate da borchie o scaglie metalliche o cerchietti di ferro. I cavalieri normanni indossavano una cotta di cuoio o di stoffa trapunta, coperta con una serie di file cucite e sovrapposte di cerchietti di ferro ( cotta d’arme), che copriva le gambe fino al ginocchio e proteggeva la testa con un cappuccio imbottito ( camaglio); l’elmo ogivale lasciava scoperta la faccia. Verso la seconda metà del 12° sec. dal contatto con i guerrieri musulmani venne in uso la maglia di ferro, o usbergo, che progressivamente coprì tutte le parti del corpo. Per proteggerla da pioggia e sole i cavalieri indossavano una tunica di stoffa variopinta ( giornea). Verso la fine del Duecento apparvero le prime pezze interamente in lamiera, modellate rozzamente sul corpo. L’elmo, chiuso e con fessure anteriori per gli occhi e l’aerazione, poggiava sulle spalle. Nel 15° sec. l’a. era un complesso di pezze d’arme che copriva interamente il corpo, del peso di circa 25 kg, con la maglia ( giaco) ridotta al solo tronco ed elmo con visiera mobile. Gli armaioli di questo periodo erano artigiani richiestissimi e generalmente punzonavano ogni pezza con i loro marchi. Famose per la fabbricazione di a. erano Milano, Norimberga e Augusta. A Milano lavoravano i Missaglia, i Negroli, i Modrone, i Merate. Nel Cinquecento l’a. si arricchì e spesso le pezze erano rinforzate da scanalature. Al principio del 16° sec. si caratterizzarono per pesantezza e robustezza, tanto da poter essere usate anche in giostra con l’aggiunta di pezze di rinforzo (fig.). Con la diffusione delle armi da fuoco cominciò il declino delle a. che, ancora più robuste, ma troppo pesanti e scomode, subirono modificazioni: scomparsa di scarpe di ferro e schinieri, sostituzione dei bracciali con maniche di maglia, eliminazione della stessa corazza. L’impiego delle a. di ferro durò fino al termine del Seicento. In seguito corazza e elmo rimasero al solo scopo di ornamento in taluni corpi speciali.
Nel mondo musulmano l’a. più diffusa era la persiana, che si componeva di elmo, corazza, bracciali e scudo; il corpo era protetto da maglie di ferro. In Estremo Oriente la lavorazione dei metalli per la fabbricazione delle armi è antichissima. In Giappone comparve nei sec. 14° e 15° un’a. (gusoku) analoga a quella europea e rimasta invariata fino al sec. 18°, abbellita di lacche e ceselli, con una qualità d’acciaio eccezionale. Il sistema delle lamine, delle legature e delle imbottiture poteva resistere a qualsiasi colpo d’arma bianca.
In geografia urbana, la rete delle città e dei centri considerata, gerarchicamente, sulla base delle funzioni (soprattutto commerciali e di servizi) svolte da ciascuno, distribuita sul territorio secondo schemi che la teoria geografica ha riconosciuto non casuali.
A. di chiave Nella musica tonale, il quadro dei diesis e dei bemolli posto sul rigo, al principio del pezzo (dopo la chiave), che serve a determinare la tonalità in cui è scritto il pezzo. Può trovarsi anche nel corso del pezzo quando occorra un durevole mutamento di tono.
Struttura provvisoria di legno e d’acciaio, a sostegno di opere murarie in costruzione; in particolare per archi e gallerie è costituita dalla centina e dal manto.
Struttura provvisoria usata per impedire lo scoscendimento delle terre durante i lavori di scavo; essa può essere di due tipi a seconda che si tratti di sostenere una parete isolata oppure le due pareti, fronteggiantisi a breve distanza, di un cavo di fondazione. Nel primo caso l’a. è costituita da un tavolato addossato alla parete di terra sostenuto da puntelli inclinati, ancorati opportunamente al suolo; nel secondo i due tavolati, disposti sulle due pareti di fronte, sono sostenuti da puntelli orizzontali ( sbadacchi).