Termine generico con il quale si indicano nel loro insieme le diverse tipologie di oggetti mobili che costituiscono l’arredamento degli immobili e ne sono necessario completamento, per gli usi delle persone che se ne servono, sia per la vita quotidiana (m. di casa e simili), sia per il lavoro (m. di ufficio, di laboratorio ecc.), sia per speciali destinazioni, anche saltuarie o temporanee (m. per arredo di edifici religiosi, m. per locali pubblici, ospedali, scuole, abitazioni collettive e così via).
Il materiale più utilizzato per i m. è il legno, allo stato naturale, oppure tagliato in vari modi o sfibrato e amalgamato con colle e resine. Sono comuni anche m. metallici, in resine plastiche, in vimini o cristallo. Entrano nella costruzione dei m. anche altri componenti come vetro, specchi, marmi, graniti, metalli, stoffe, cuoio e materie plastiche.
La fabbricazione dei m. può avere carattere artigianale, eseguita in laboratori dove la mano d’opera resta preponderante rispetto a cicli di lavorazione meccanizzati; è diffusa la produzione di m. progettati e disegnati da arredatori, architetti, designer, realizzati in serie con procedimenti industriali. La produzione di m. segue lo sviluppo delle arti; la storia del m. antico, in relazione alle teorie e alla pratica dell’antiquariato, è spesso distinta in stili, che ne individuano caratteristiche formali e periodo di appartenenza, mentre il m. moderno entra in rapporto in particolare con l’evoluzione dei modi dell’abitare e della disciplina del design.