Intreccio di filati di lana, seta, cotone ecc., legati assieme in anse. Per estensione ciascuno degli elementi, in forma di cerchio o di poligono, che costituiscono un intreccio, una catena, una rete, un reticolo ecc.
Metodo delle m. Metodo che permette, in modo sistematico, di analizzare un circuito elettrico, nel quale una maglia è identificata come l’insieme in serie degli elementi presenti su un qualunque percorso chiuso. Le formule risolutive possono porsi in forma matriciale, consentendo un calcolo di tipo ricorrente e perciò facilmente programmabile. Per ogni m. indipendente (cioè non ottenibile come combinazione delle altre) si può applicare la seconda legge di Kirchhoff; se le m. in esame non sono accoppiate induttivamente tra loro, per ciascuna di esse si può scrivere:
[1] formula
dove k è il generico ramo o lato della m., h, Ek e Zk sono rispettivamente la forza elettromotrice e l’impedenza del lato in esame, e Ih è la cosiddetta corrente della maglia. Riordinando i termini di ogni equazione del tipo [1], si ottiene un sistema di m equazioni, tante quante sono le m. indipendenti, che in forma matriciale può scriversi:
[2] ZIM = E .
Z è la matrice (quadrata) delle impedenze di m., IM indica il vettore delle correnti di m. ed E è il vettore delle forze elettromotrici impresse nelle singole maglie. La risoluzione della [2] consente il calcolo del vettore IM; a partire da tale vettore può essere ottenuto il vettore I delle correnti di ramo, mediante la seguente equazione matriciale:
[3] I = BtIM .
La matrice B, di cui Bt è la trasposta, è detta matrice di m., ed è formata da m righe e n colonne, con n pari al numero di rami della rete. Ogni elemento bij della matrice B vale: 0 se il ramo j non appartiene alla maglia i, +1 o −1 a seconda che il ramo j appartenente alla m. i, sia percorso da corrente rispettivamente concorde o discorde con il verso (scelto arbitrariamente) della corrente di maglia.
Quando, su di una superficie σ, è assegnato un sistema di coordinate curvilinee u, v si chiama m. la porzione di superficie racchiusa tra due linee coordinate u = costante e due linee coordinate v = costante (fig. 1). Si tratta cioè, dal punto di vista intuitivo, di un parallelogramma a lati curvilinei m (fig. 1). Il concetto si estende allo spazio e agli iperspazi.
In topologia, se una superficie σ è approssimata mediante una reticolazione, ossia mediante una superficie poliedrale avente come facce triangoli con i vertici appartenenti alla superficie data, si chiama m. (m in fig. 2) della reticolazione la massima dimensione dei triangoli che la costituiscono; quanto più piccola è la m. di una reticolazione, tanto più efficacemente la reticolazione approssima la superficie data.
Indumento usato dagli atleti come distintivo della squadra o società cui appartengono; è contraddistinta da un colore o da una combinazione di colori (colori sociali). Le squadre nazionali italiane, di qualunque specialità, indossano in genere la m. azzurra con scudetto tricolore sulla sinistra del petto. Nel calcio e in altre discipline sportive, per regolamento il portiere deve portare la m. di un colore che lo distingua dagli altri giocatori. Nel ciclismo sono usate, oltre a quelle di squadra o di società, m. riservate a singoli corridori, in relazione a determinate vittorie o a una speciale posizione di classifica. Si ha così una m. tricolore (rosso, bianco e verde) per i vincitori dei campionati italiani; una m. iridata (cioè coi colori dell’iride formanti una striscia orizzontale su fondo bianco) per i vincitori dei Campionati del mondo. In riferimento alla posizione nella classifica generale è usata, nel Giro d’Italia, una m. rosa (dal colore della carta sulla quale si stampa la Gazzetta dello sport che organizza la corsa) per il primo assoluto; i primi delle classifiche speciali a punti o a traguardi indossano m. ciclamino, verde, bianca. Nel Tour de France per il primo assoluto la m. è gialla, pure dal colore della carta del giornale organizzatore; gialla è anche quella del Giro di Spagna.
Nei lavori a mano il tessuto a m. si compone di m. formate intrecciando un filo per mezzo di due ferri; per lavori circolari (guanti e calze) si usano 4 o 5 ferri. Esistono vari modi di intrecciare i fili, che danno luogo ad altrettanti punti; i più comuni sono: la m. diritta o liscia: presenta la superficie molto unita; la m. rovescia: è il rovescio della m. diritta, ma si può eseguire appositamente; la m. gettata: va associata ad altre m. e serve per formare dei vuoti o per aumentare il numero dei punti; la m. passata: viene passata da un ferro all’altro senza essere eseguita; la m. accavallata: consiste nel passare una m. non lavorata sulla precedente lavorata e lasciarla quindi cadere.
La formazione meccanica del tessuto a m. si distingue in due tipi a seconda che si tratti di m. in trama (fig. 3A) o di m. in catena (fig. 3B). Il tessuto a m. in trama è ottenuto con un filo unico (da a a b) che si sposta trasversalmente rispetto alla lunghezza della pezza; il tessuto a m. in catena invece si ottiene da fili paralleli (a, b, c e d), avvolti l’uno accanto all’altro su un subbio, piegati in modo da formare altrettante file di anse. I tessuti a m. possono inoltre distinguersi in tessuti a m. semplice o a m. derivata. La prima a sua volta può essere unita, a costa, rovesciata. La m. unita presenta il diritto diverso dal rovescio, è liscia e perciò è anche detta m. rasata; trova impiego in calzetteria. La m. a costa (fig. 3C) è costituita da file di m. verticali, diritte e rovesce, che conferiscono al tessuto un profilo ondulato; trova impiego nelle calze da uomo e in maglieria intima. La m. rovesciata (fig. 3D) presenta i ranghi orizzontali di anse alternativamente davanti e dietro, formando coste orizzontali anziché verticali; è poco elastica. Sono invece m. derivate quelle a m. composta, a m. operata e a disegni, con felpa.
Per maglieria si intende la tecnologia e l’industria relative alla fabbricazione dei tessuti a maglia. La formazione di qualsiasi tipo di m. avviene mediante una combinazione di movimenti a cui sono interessati vari organi dei telai o macchine per maglieria; i più importanti di questi organi sono ovviamente gli aghi, costituiti da lamelle metalliche di varia forma: a becco, a linguetta o di altro tipo (tubolare ecc.), per macchine speciali. Una prima classificazione delle macchine per maglieria è basata sul tipo di ago adottato. Detti aghi, in una macchina o telaio per maglieria, sono numerosi e vengono montati su appositi supporti (piombi) a intervalli regolari; la distanza tra un ago e l’altro determina la ‘finezza’ della macchina e tale finezza si esprime con il numero di aghi compresi in una determinata lunghezza. I piombi a loro volta possono essere disposti in linea retta (macchine o telai rettilinei), oppure su supporti circolari (macchine o telai circolari o tubolari). La differenza sostanziale tra macchina e telaio per maglieria è data dal fatto che nella prima gli aghi sono mobili singolarmente, mentre nel secondo gli aghi si muovono contemporaneamente solidali a una sbarra. Le macchine e i telai rettilinei hanno il vantaggio di produrre tessuti eseguiti secondo una sagoma prestabilita, e con ciò riducono al minimo i cascami di taglio; invece i tessuti tubolari, prodotti sulle macchine e sui telai circolari, devono, prima della confezione, essere tagliati e quindi causano maggiori quantità di cascame. Per contro le macchine circolari offrono altri vantaggi: elevata produttività, ridotto spazio d’ingombro, possibilità di vaste campionature e articoli speciali. Esistono anche macchine ibride, con caratteristiche sia della macchina da tessere sia della macchina per m., atte a fabbricare, con alta produttività, stoffe di qualità e uso piuttosto correnti. Ancora come ibrido può essere riguardato il telaio in catena, attrezzato per l’inserzione frontale di trame supplementari, allo scopo di conferire al manufatto una migliore vestibilità.
Sono gli stabilimenti destinati alla fabbricazione di tessuti e indumenti a m.; il ciclo di lavorazione può comprendere o no le operazioni di filatura, tintoria e rifinizione. Indipendentemente dal tipo di m. prodotta tutti gli stabilimenti in cui siano installate macchine o telai per maglieria rientrano nella categoria dei maglifici; fanno eccezione gli stabilimenti per la produzione delle calze che vengono chiamati calzifici, pur adoperando macchine che lavorano secondo i principi della tecnologia della maglieria. In un maglificio, a prescindere dalla filatura, oltre alle macchine e ai telai per maglieria possono essere impiegate: roccatrici, macchine per calandare le pezze, per vaporizzarle, per controllarle, per stirarne il bordino; presse da stiro a vapore; macchine per la stampa al quadro o rotativa, decatissaggi; apparecchi per la tintura e il candeggio; macchine varie da confezione (cucitrici, tagliacuce, asolatrici, attaccabottoni ecc.).