Nelle arti grafiche, termine con cui si indicano tutte le macchine per stampa, sia nel sistema tipografico, sia nel sistema litografico, sia in rotocalco, il cui principio di stampa è basato sul rotolamento di due cilindri, uno portante la forma inchiostrata (o la gomma di riporto inchiostrata, nel sistema offset), l’altro portante il foglio o il nastro di carta, quest’ultimo caso più comune. Nell’uso corrente si chiama r., in particolare, la macchina per la stampa di quotidiani. Una r. da bobina nella sua forma schematica classica è caratterizzata da un complesso portabobine a a una o più bobine b, in quest’ultimo caso disposte generalmente a stella e spesso munite di un dispositivo per l’incollamento automatico dei nastri; da uno o più gruppi di stampa, sia per la stampa in bianca c sia per quella in volta d; da una serie di rulli e per il controllo del nastro di carta; da un’unità allestitrice f che taglia e piega il nastro formando un fascicolo g con 8 o 16 o 32 o 64 pagine. La forte velocità della macchina (diverse decine di migliaia di giri dei cilindri per ora) richiede per la stampa a più colori un impianto di essiccazione (ad aria calda o fredda, a raggi infrarossi, a gas ecc.). Nella r. rotocalco (v. fig.) ciascun gruppo di stampa è costituito dal cilindro di pressione h e dal cilindro di stampa i, che pesca nel calamaio l per prelevare l’inchiostro, il cui eccesso è asportabile da una lama d’acciaio m chiamata racla. Le r. tipografiche si distinguono per la particolare forma a V rovesciata.