Fibra naturale costituita di sostanza proteica (cheratina), che si ricava dal vello di pecora e di montone o da quello di altri animali. Per l. si intendono per estensione anche fibre tessili di origine vegetale o minerale.
La l. viene tolta dagli animali vivi per mezzo della tosa, che si esegue normalmente in primavera e, talvolta, anche in autunno (doppia tosa). La resa in l. varia a seconda della razza, dell’età, dell’annata. Alla tosa, segue l’operazione di cernita, o scarto, per effettuare la separazione delle varie regioni, o zone, del vello. Una volta imballate, le l. gregge o sucide, vengono smistate agli impianti di lavatura-cardatura-pettinatura.
La l. ha modesta tenacità a secco, che si riduce ulteriormente a umido. La sua resistenza all’attrito è discreta e presenta inconfondibile la proprietà d’infeltrirsi. La resistenza all’usura è notevole. La l. si gualcisce con facilità, ma altrettanto facilmente si riprende; è calda al tatto e termocoibente per la sua capacità di trattenere una quantità d’aria maggiore di altre fibre tessili; inoltre è termoplastica, e tale proprietà viene sfruttata per conferirle pieghe permanenti con la stiratura o altri trattamenti; assorbe l’acqua, si tinge agevolmente, resiste bene ad acidi e solventi ed è sensibile all’azione degli alcali. È poco attaccata da muffe e batteri, ma è soggetta all’azione delle tarme.
L’importanza della l. quale fibra tessile si è notevolmente ridotta a partire dalla seconda metà del 20° sec., in seguito alla realizzazione di tecnofibre di buona qualità, producibili a un costo inferiore (➔ fibra). Fino a quel momento la l. e le attività a essa connesse hanno svolto un ruolo fondamentale per il progresso dell’uomo. La l., specie in Europa, è stata per millenni l’unica difesa dell’uomo dalle intemperie; prima allo stato naturale, poi come feltro e infine filato e tessuto, segnando le tappe del processo evolutivo.
La l. greggia proviene da tutte le parti del mondo, ma in particolare da alcuni paesi dell’emisfero australe, che da soli forniscono oltre il 90% delle esportazioni. Tali l. sono in parte merine e in parte incrociate, con netta prevalenza delle prime (fino all’80%). L’Australia è il principale produttore (509.000 t nel 2005), seguita da Cina (400.000 t) e da Nuova Zelanda (230.000 t). L. meccanica (o rigenerata) è quella ottenuta dai cascami di filatura e tessitura, dai ritagli di maglieria, dagli indumenti usati, liberando le fibre per mezzo di macchine sfilacciatrici.
Il ciclo di lavorazione completo della l. comprende tutte le lavorazioni necessarie alla trasformazione del vello in tessuto finito, filatura, cardatura, tessitura, rifinitura, tintoria. A causa, però, delle trasformazioni intervenute nell’industria della l., il lanificio ha subito importanti modificazioni di carattere sia strutturale sia tecnologico rispetto alla configurazione tradizionale in cui si svolgeva il ciclo completo di lavorazione laniera. Infatti, nella maggior parte dei casi, in esso si svolge il solo nucleo centrale della lavorazione: ritorcitura, preparazione della tessitura, tessitura. I filati sono per lo più acquistati da filature autonome o sono trasformati da filature per conto terzi, mentre le operazioni di tintoria e rifinizione sono svolte da apposite aziende.
Dal punto di vista tecnologico, lo stabilimento destinato alla lavorazione laniera si è trasformato da azienda specializzata nella lavorazione dei semilavorati o dei tessuti di lana, in azienda che lavora per lo più mischie di lana e fibre artificiali; con l’introduzione di macchinari di elevata produttività e flessibilità d’impiego, hanno assunto carattere industriale lavorazioni in passato di tipo artigianale o preindustriale. Venuta meno l’esigenza del ciclo completo, sono derivate modifiche nella stessa tecnica costruttiva del lanificio: non più stabilimenti a diversi piani, ma capannoni industriali a un solo piano, dotati di condizionamento, idonei a ricevere macchinario ingombrante, con disponibilità di convenienti spazi per magazzini e depositi intermedi.
Tra le l. minerali, le più note sono la l. di scoria, prodotta con scorie metallurgiche allo stato fuso trasformate in masse filamentose, usate come materiale isolante; la l. di roccia, con gli stesi impieghi della l. di scoria, ricavata di solito con lave vetrose, fuse e trasformate in fibre; la l. di vetro, fibra di vetro usata come materiale isolante, come fibra tessile per tessuti incombustibili e resistenti agli agenti chimici, e per rinforzare carta, laminati plastici ecc.; la l. di acciaio, acciaio ridotto in fili sottilissimi, usato come materiale filtrante di gas e come abrasivo. L. vegetale è la denominazione generica di diverse fibre vegetali presenti nei frutti capsulari o intorno ai semi di varie piante, per lo più dotate di lucentezza serica. È una l. vegetale, per es., il kapok.