spada Arma bianca, a lama per lo più lunga, diritta e appuntita, con uno o due tagli o anche senza.
La s. vera e propria (lat. gladius, spatha) si ebbe quando i progressi tecnici della metallurgia permisero un allungamento delle lame dei pugnali di bronzo. Grande sviluppo ebbero le s. minoico-micenee. Tra la civiltà del Bronzo e quella del Ferro, oltralpe si ebbero s. di bronzo con l’impugnatura piena; s. di ferro apparvero circa nel 7°-6° sec. a.C. Nelle regioni illiriche e celtiche la lunga s. cedette il posto a lunghi pugnali di ferro con impugnatura ad antenne. Presso i Greci dei tempi classici era frequente la machaera, s. di origine forse illirica, a un solo taglio, usata ai tempi di Alessandro solo dalla cavalleria; la fanteria aveva lo ξίϕος a doppio taglio, la s. classica greca. Secondo Polibio i Romani dopo Canne, imitando una s. degli Iberi, adottarono il gladius, s. corta affilata ai margini e appuntita: ma gli Italici possedevano da secoli la s. corta. Durante la Repubblica e gran parte dell’Impero, la fanteria romana era armata di gladius finché ai tempi di Vegezio fu estesa ai legionari una s. più lunga, la spatha.
Verso la fine dell’Impero romano la s. cominciò a cambiare forma e dimensioni; l’elsa assunse la forma di croce, mantenuta fino al 16° sec.; presto ebbe inizio l’uso di decorare la s. d’oro, argento, smalti policromi e gemme; alla fine del 15° sec. compare lo stocco d’arcione, a lama lunga. Nel Rinascimento, le s. furono decorate in ogni parte nei modi più svariati, spesso anche da grandi artisti. Nel 16° sec. si praticò, nell’impugnatura, l’aggiunta di un ramo di ferro, che univa il pomo alla parte inferiore dell’elsa: primo accenno alla guardia (v. fig.); la s. diventa sempre più arma di punta, con sottile e robusta lama a sezione di losanga o esagonale (striscia o rapière). La s. classica del 17° sec., detta a coccia, ebbe, al posto dei rami, una piastra concava di grandi dimensioni. Nel 18° sec. la s. divenne spesso elegante spadino, e gradualmente scomparve.
È una delle tre armi adoperate nella scherma (con la sciabola e il fioretto): la sua massa deve essere inferiore a 770 g; lunghezza totale 110 cm (di cui 90 cm, al massimo, di lama).
Danza della s. Qualsiasi danza eseguita con armi bianche o bastoni. Danza propiziatoria fra le più antiche, era eseguita per invocare e favorire la fertilità del suolo e l’abbondanza dei raccolti. Diffusissima nel folclore dei popoli, è presente sia in Asia (non a caso il compositore A.I. Chačaturjan inserì nel balletto Gajane, ambientato in Armenia, il celebre brano dal titolo La danza delle s.), sia nelle Americhe e in Australia. In Europa la danza ha carattere più drammatico ed è molto diffusa in Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Slovacchia. In Italia presenta aspetti assai diversi, da quello prevalentemente guerriero a quello più dichiaratamente religioso, o ancora, schiettamente popolare, quasi un’azione mimata (per es., al bal del sabre, piemontese, partecipano le maschere di Arlecchino e Brighella).