Termine generico con cui si indica qualsiasi porzione limitata di materia oppure la struttura fisica dell’uomo e degli animali oppure un insieme di cose o persone che formino un tutto omogeneo.
Il c. umano si suddivide in tre regioni: testa, tronco e arti. La prima è collegata alla seconda attraverso il collo, mentre dal tronco (suddiviso a sua volta in torace e addome) si dipartono i quattro arti. La struttura di sostegno è svolta dallo scheletro, composto da 208 ossa. Diversi apparati, o sistemi, sono costituiti da insiemi di organi destinati a compiere una determinata funzione o un insieme di funzioni analoghe e strettamente coordinate. Attraverso l’apparato cardiovascolare o circolatorio, il cuore regola la circolazione del sangue in tutto il c. per mezzo dei vasi sanguigni (vene, arterie, capillari). Questo consente a ogni singola cellula di soddisfare il proprio fabbisogno di ossigeno e sostanze nutritive. L’apparato digerente provvede alla digestione, processo indispensabile per la nutrizione. L’apparato riproduttore si differenzia tra uomo e donna con organi propri per la produzione di ovuli e la loro fecondazione. Il sistema nervoso collega tutto il c. attraverso un’intricata rete di nervi della lunghezza complessiva di migliaia di km regolando ogni funzione corporea e ricevendo messaggi sia dall’ambiente esterno sia da quello interno. La superficie del c. è ricoperta dalla pelle, al disotto della quale si trova il sistema muscolare, che permette il movimento delle varie parti del corpo. Il sistema immunitario, che comprende le cellule del sangue della serie bianca e appositi organi, reagisce a stimoli antigenicidi di natura chimica, batterica ecc. con la produzione di anticorpi.
Grossa lamina quadrilatera di sostanza bianca che unisce i due emisferi cerebrali tra loro (➔ cervello).
Nell’ovario, formazione che deriva dall’evoluzione del follicolo di Graaf, dopo la rottura di questo e l’espulsione dell’uovo e del liquido follicolare. È costituito da cellule speciali che secernono il progesterone e lo immettono direttamente in circolo. A seconda che intervenga o no il concepimento, il c. luteo ha la durata di alcuni giorni (c. luteo mestruale, o falso), o di qualche mese (c. luteo gravidico o vero); indi va incontro a fenomeni regressivi e viene sostituito da tessuto connettivale.
Voluminosa formazione della base del cervello costituita da più nuclei: in senso stretto comprende il nucleo caudato e una parte del nucleo lenticolare (putamen); secondo una concezione più estensiva il nucleo amigdaloideo, il caudato e l’intero nucleo lenticolare (putamen + globus pallidus). Deve il suo nome alla presenza di striature risultanti dalla impressione che lasciano nella sua massa i fasci di fibre bianche che decorrono a stretto contatto.
In antropologia culturale gli studi sul c. sono numerosi e variegati nelle prospettive. Le modalità attraverso le quali il c. dell’essere umano viene rappresentato, concettualizzato e manipolato socialmente sono differenti a seconda della cultura di appartenenza. Come mostrano le indagini dell’etnoscienza (G.R. Cardona), il c. è il primo strumento per orientarsi nel mondo e per costruire le categoria attraverso cui si legge la realtà. Il c. inoltre è la prima e ineludibile superficie sulla quale inscrivere i segni della cultura.
Sui c. vengono impressi simboli e segni di appartenenza, ferite o marchi che determinano lo status del soggetto. In tal modo è possibile rintracciare due ambiti di segni corporali: quelli riconducibili alla costruzione della persona sulla base di valori identitari condivisi all’interno di un gruppo (ablazioni, tatuaggi e scarificazioni contemplate in numerosi riti di iniziazione) e quelli riconducibili alla gerarchizzazione (iscrizione della superiorità o inferiorità presunta), al controllo politico delle vite (limitazione della libertà) e alle sanzioni negative (torture). Non solo il c. permette l’orientamento e la collocazione nel mondo e rappresenta la superficie su cui inscrivere segni identitari, esso viene proprio costruito e modellato sulla base di idee di umanità specifiche.
M. Mauss in un famoso saggio (Le techniques du corp, 1936) sottolineò come le stesse posture e atteggiamenti corporali sono culturalmente determinati. Questa riflessione ha segnato in antropologia il punto di partenza di successivi sviluppi tematici orbitanti intorno al c., con tematiche che spaziano dalla prossemica all’analisi della danza e della performance, dalle pratiche di incorporazione (embodiment) della cultura alle indagini inerenti la strutturazione psicofisica del nostro ‘stare nel mondo’ (quello che P. Bourdieu chiama habitus). Particolari ambiti di ricerca come l’antropologia medica, l’antropologia delle emozioni e l’antropologia della pratica hanno fatto delle rappresentazioni ed espressioni del c. un oggetto di studio privilegiato.
Globulina presente frequentemente nelle urine di portatori di un tipo di tumore delle ossa (mieloma multiplo). Precipita per riscaldamento a 60 °C e torna solubile a 90 °C.
Nei Cianobatteri, la parte centrale della cellula, incolore e ricca di cromatina.
Nella struttura secondaria dei fusti eustelici e delle radici relative, il complesso dei tessuti, primari e secondari, posti esternamente al cambio, contrapposto a c. legnoso (o c. centrale), che è il complesso dei tessuti situati internamente al cambio.
La parte differenziata del tallo di certi funghi, la quale porta gli organi riproduttivi e l’imenio; sinonimo di ricettacolo.
La nozione di c. come entità estesa percepibile attraverso i sensi è presente già nella filosofia antica, che ne fa l’oggetto naturale in generale, caratterizzato da un complesso essenziale di proprietà, tra cui principalmente l’estensione e la divisibilità in ogni direzione, la solidità e l’impenetrabilità. Concezioni sostanzialmente analoghe si perpetuarono fino a buona parte della filosofia moderna, accolte ancora da Cartesio, che ritenne i c. pura estensione, del tutto inerte, cui il moto è solo trasmesso. Al meccanicismo cartesiano si contrappose il dinamismo di G. Leibniz, il quale, concependo la sostanza (monade) come pura attività, negò che la corporeità fosse sostanza, attribuendole unicamente la capacità di agire e di subire un’azione. Tenendo presenti le acquisizioni della scienza contemporanea, I. Kant introdusse varie definizioni di c., distinguendo un concetto di c. fisico come ‘materia entro determinati limiti’ dal concetto meccanico di c. fisico come ‘massa di determinata forma’. Lo studio delle proprietà fisiche, meccaniche, biologiche dei c. è diventato progressivamente appannaggio delle scienze fisiche e naturali, fino a rendersi autonomo dalla filosofia.
Un interesse specifico ha caratterizzato più propriamente la riflessione filosofica sul c. ed è quello che riguarda i suoi rapporti con l’anima, dando luogo a letture variamente impostate. Riprendendo concezioni orfico-pitagoriche, Platone considerò il c., in quanto entità materiale e pertanto mortale, come limite e negatività, in cui l’anima si troverebbe prigioniera nel suo stato di caduta dal mondo ideale ed eterno. Attraverso il neoplatonismo, questa contrapposizione anima-c., valore-disvalore, eterno-caduco, trapassò nella filosofia cristiana e nella cultura medievale, dove tuttavia si intrecciò in alcuni ambienti con il tema della resurrezione della carne in cui anche l’elemento materiale dell’uomo è destinato alla salvazione. Nella dottrina aristotelica la sostanza individuale è sinolo, unione di materia (potenza) e forma (atto) e il c., in quanto materia, è strumento dell’anima.
Il dualismo c.-anima ritorna con Cartesio all’interno della contrapposizione più generale tra sostanza estesa, la res extensa, divisibile e occupante interamente lo spazio, e sostanza pensante, la res cogitans, inestesa, indivisibile e fuori dello spazio. In questo radicale dualismo di spirito e materia il c. non si presenta più come strumento dell’anima, ma come realtà autonoma, indipendente dall’anima nelle sue modalità operative. Se da una parte l’affermazione del carattere autosufficiente della sostanza materiale apriva la strada allo studio scientifico dei c., dall’altra, il dualismo cartesiano apriva un nuovo problema, quello dei rapporti tra le due sostanze pretese indipendenti, l’anima e il c., che devono pure costituire l’unità dell’individuo umano. Di questo problema sono state date varie soluzioni, di cui quelle che hanno avuto maggiore risonanza sono: la soluzione datane da B. Spinoza, per il quale l’anima e il c., anziché contrapporsi, si corrispondono in quanto modi dei due infiniti attributi secondo i quali si manifesta la sostanza infinita che è Dio; e la soluzione datane da Leibniz, che riduce la sostanza corporea a quella spirituale o anima, alla quale si riallaccia la concezione dell’idealismo moderno come spiritualismo assoluto. All’opposto, il materialismo del 19° sec. considerò l’anima e la coscienza come ‘epifenomeno’, o manifestazione aggiuntiva del c. Nel pensiero contemporaneo, fenomenologia ed esistenzialismo tendono a considerare il c. come un modo d’essere vissuto, mantenendo la distinzione di c. e spirito come comportamenti diversi dell’organismo vivente.
Nell’uso comune, c. è ogni quantità limitata di materia; tale definizione, piuttosto vaga, deriva dalla fittizia rappresentazione macroscopica di una materia distribuita con continuità, rappresentazione alla quale, dimenticando l’effettiva struttura particellare della materia, si ricorre, sempre che sia possibile, per motivi di convenienza pratica. La nozione di c. si precisa ulteriormente attribuendogli le proprietà di estensione, divisibilità, impenetrabilità, inerzia, cioè le proprietà macroscopiche della materia.
C. dotato della proprietà di assorbire tutte le radiazioni elettromagnetiche che lo investono, caratterizzato pertanto da un fattore di assorbimento (o potere assorbente) pari all’unità per radiazioni elettromagnetiche di qualsivoglia lunghezza d’onda (➔ anche còrpo néro).
Classico problema della meccanica celeste, consistente nella determinazione del moto relativo di due c. (il Sole e un pianeta; un pianeta e un suo satellite ecc.) i quali si attraggano reciprocamente secondo la legge di Newton (➔ gravitazione). È stato risolto per la prima volta da I. Newton (1687), il quale ha dimostrato che la traiettoria relativa di un c. rispetto all’altro è una conica: per es., i pianeti descrivono intorno al Sole orbite ellittiche di cui il Sole occupa un fuoco (1a e 2a legge di Keplero). Il problema è completamente e rigorosamente risolubile, bastando per l’integrazione delle equazioni differenziali del moto i due integrali primi dell’energia e delle aree.
Da A.-C. Clairaut (1745) in poi, è così designato il problema della determinazione del moto relativo di tre c. soggetti mutuamente all’attrazione newtoniana. Per la sua relazione con le teorie più elevate dell’analisi e della meccanica analitica, per le numerose applicazioni a questioni astronomiche, il problema dei tre c. è stato oggetto di studio da parte dei più famosi matematici e astronomi dall’Ottocento. Di esso sono state individuate soluzioni di casi particolari, notevolmente importanti per le applicazioni, ma non una soluzione analitica completa: quello dei tre c. è stato il primo esempio di sistema hamiltoniano di cui fu riconosciuta la non integrabilità, cioè la non esistenza di integrali primi del moto, oltre all’energia, e quindi l’impossibilità di trovare soluzioni esatte.
In termini generali, come problema dei molti c. (many-body problem) si intende, in fisica moderna, il problema della determinazione delle proprietà di un sistema di particelle che interagiscano tra loro comunque (quindi non soltanto con forze d’attrazione gravitazionali, ma anche con forze elettriche, magnetiche ecc.). Problemi del genere si presentano nello studio della struttura nucleare, nella fisica atomica, nella fisica dello stato solido e nella fisica delle basse temperature.
In algebra si dice c. una terna ordinata costituita da un insieme di elementi, in numero finito o infinito, e da due operazioni (dette ‘somma’ e ‘prodotto’), definite in esso, per le quali valgano le proprietà formali della somma e del prodotto ordinario (esclusa, al più, la proprietà commutativa del prodotto). Si richiede inoltre che le due operazioni siano invertibili, vale a dire che, dati due elementi qualsiasi a e b, l’equazione a + x = b ammetta una ed una sola soluzione, e inoltre che, se a ≠0, ciascuna delle equazioni a ∙ y = b; z ∙ a = b ammetta una e una sola soluzione. In questo modo si introduce la differenza x = b − a di due elementi e i loro quozienti a destra e a sinistra (y = a−1b; z = ba−1). In termini più sintetici: c. è un anello i cui elementi formano un gruppo rispetto all’addizione ed anche (escluso lo 0) rispetto al prodotto.
Esempi di c. sono: i numeri razionali costituenti un c. P, che è anzi il più piccolo c. includente l’insieme Z dei numeri interi (il quale non è un c., ma solamente un anello, perché in esso la moltiplicazione non si può, in generale, invertire); altri c. di grande importanza sono il c. R dei numeri reali, il c. C dei numeri complessi e il c. Q dei quaternioni. Un c. nel quale non vale la proprietà commutativa del prodotto si dice c. non commutativo, o gobbo, o sghembo; un c. commutativo si chiama invece campo. Q è un c. sghembo, P, R, C sono campi. Un c. si dice ordinato se è possibile scegliere in esso un certo numero di elementi che son detti ‘positivi’ (simbolo: > 0), in modo che: 1) per ogni elemento a del c. vale una e una sola delle relazioni: a = 0; a > 0; −a > 0; 2) se a > 0, b > 0, allora anche a + b > 0, a ∙ b > 0; si può allora introdurre un ordinamento, ponendo a > b, se e solo se a − b > 0. Un sottoinsieme K′ di un corpo K si dirà sottocorpo di K se è esso pure un corpo (naturalmente rispetto alle stesse operazioni già definite in K). A tal fine occorre e basta che se a e b sono elementi di K (b ≠0) appartenenti a K′, anche a − b ed ab−1 appartengano a K′. Partendo dall’osservazione che ogni sottocorpo di K deve contenere l’unità di K e tutti i multipli interi di essa, si arriva a constatare che l’intersezione di tutti i possibili sottocorpi di K è un c. commutativo, ossia un campo, che si chiama ‘campo fondamentale’ di K e può presentare solo due alternative: a) esso è isomorfo al campo dei numeri razionali; b) è isomorfo al campo γp delle classi di resti, modulo un numero primo p, caratteristica del corpo. Nel secondo caso (e solo in questo) un multiplo intero na di un elemento a di K, diverso da zero, risulta nullo tutte e sole le volte che n sia multiplo di p (e quindi, per es., se p=2 risulta a=−a anche se a≠0). Invece nel primo caso il valore di p come da noi definito non appare determinato. Tuttavia, in coerenza coi procedimenti che conducono alla sua definizione, si può assumere p=0. Il valore della caratteristica è un elemento importante per la classificazione dei corpi.
Secondo la dottrina espressa dall’enciclica Mystici corporis di Pio XII (1943), è la Chiesa, fondata su Cristo, capo del c. mistico, di cui sono membra i credenti battezzati vivi e defunti. L’espressione c. mistico è stata ripresa dal Concilio Vaticano II (Lumen gentium, nr. 7).
I c. tratti dagli antichi cimiteri cristiani di Roma e venerati come di martiri; poiché dall’uso derivarono inconvenienti (falsificazioni, commercio di reliquie), ci si attiene ora al principio che dopo l’8° sec. non sono rimasti nelle catacombe c. di martiri certi.
Nell’ordinamento degli eserciti, la grande unità, destinata a condurre una manovra tattica mediante l’azione coordinata delle grandi unità elementari e delle unità di supporto dipendenti che la costituiscono. La creazione del c. d’armata, con 20.000-35.000 uomini, si deve a Napoleone nel 1803.
Nel linguaggio di marina, punto di ormeggio predisposto in un porto o in una rada, costituito da una pesante ancora o ancoressa, fissata stabilmente sul fondo e munita di catena, che, mediante una catena a maglie più piccole, fa capo a un galleggiante (gavitello); le navi, prendendo a bordo il gavitello, possono ammanigliare la loro catena a quella del c. morto, e ormeggiarsi rapidamente, senza impiegare le loro ancore.