Mutamento della posizione di un organismo o di una sua parte rispetto all’ambiente. La capacità di muoversi è una delle caratteristiche fondamentali degli esseri viventi, di solito la manifestazione più immediata ed evidente di una loro proprietà essenziale: l’eccitabilità o irritabilità Si possono distinguere tre tipi di m.: il m. protoplasmatico, il m. ciliare e il m. muscolare.
Il m. protoplasmatico si manifesta sotto forma di correnti nella massa semifluida del citoplasma. È tipico dei Protozoi Rizopodi e particolarmente delle amebe (per cui è detto anche m. ameboide) e si trova anche in molte cellule dei Metazoi. Nelle cellule con m. ameboide si osserva la formazione di pseudopodi, cioè di ernie o protuberanze del citoplasma corticale (ectoplasma) in cui fluisce il plasma centrale (endoplasma) più fluido. Numerose prove suggeriscono che queste correnti citoplasmatiche siano m. dovuti all’actina (➔ microfilamento). In virtù di questo tipo di m. le cellule possono spostarsi attivamente e inglobare sostanze estranee.
Il m. ciliare, largamente diffuso nel regno animale e solo mezzo di locomozione in alcune classi, è dovuto a particolari organelli cellulari, costituiti di prolungamenti protoplasmatici, le ciglia e i loro derivati, e i flagelli (➔ Ciliati; Flagellati). Questi eseguono m. di flessione od ondulanti, che determinano la locomozione dell’organismo o la formazione di correnti nel liquido circostante, e lo spostamento di particelle che vi si trovino sospese. Le ciglia vibratili sono i tipici organi di movimento nei Protozoi Ciliati e tappezzano la superficie esterna e varie cavità del corpo di molti Metazoi, sia larve, sia adulti. Nei Vertebrati l’epitelio della cavità orale e delle vie respiratorie è più o meno interamente ciliato, e così pure l’ovidotto, il peritoneo in alcune classi, i dotti escretori di molte ghiandole. I flagelli costituiscono gli organi di m. dei Protozoi Flagellati e degli spermatozoi di molti animali. Sono anche molto diffusi fra le piante e tappezzano la cosiddetta cavità gastrale delle Spugne. I flagelli sono generalmente in numero di uno o pochi per ogni cellula; il loro tipico m. è ondulatorio, a esso si associa spesso un m. rotatorio di tutto il flagello intorno alla sua base (➔ microtubulo).
Il m. muscolare è l’espressione più tipica della contrattilità. Questa è legata quasi sempre a strutture fibrose del citoplasma e, negli organismi a struttura più complessa, risiede in cellule molto differenziate, le cellule o fibre muscolari (➔ muscolare, tessuto).
M. contabile L’importo complessivo delle scritture contabili di un’azienda in un dato periodo di tempo (anno, esercizio ecc.).
M. di cassa In un’azienda commerciale o di altro tipo, l’ordinario flusso del denaro contante in entrata e in uscita, che può chiudersi in pareggio o in attivo o in passivo.
M. di conto L’insieme delle scritture redatte in un conto in conseguenza delle variazioni attive e passive causate dai fatti di gestione.
M. stagionale Le fluttuazioni (dei prezzi, della produzione ecc.) che si verificano in un mercato o in una attività in periodi ricorrenti.
M. della popolazione In demografia, il processo di rinnovamento continuo cui la popolazione è sottoposta per effetto delle nascite e delle morti (m. naturale) e delle migrazioni (m. sociale), comportante variazioni numeriche nel suo ammontare e nella sua struttura.
In geometria, particolare tipo di corrispondenza tra figure piane, o tra figure dello spazio, o tra figure di un iperspazio; è definito come una corrispondenza che lasci inalterate le mutue distanze dei punti della figura. A seconda che lasci inalterati o inverta gli orientamenti dei segmenti (nel caso della retta), dei triangoli (nel caso piano), dei tetraedri (nel caso dello spazio ordinario), degli (n+1)-edri (nel caso dell’iperspazio di dimensione n), il m. si dice diretto o inverso. Figure che si corrispondono in un m. si dicono uguali o congruenti, e più precisamente si chiamano direttamente o inversamente uguali a seconda che il m. sia diretto o inverso.
L’insieme dei m. ha particolare importanza nello studio della geometria elementare, in quanto quest’ultima si può definire come l’insieme di quelle proprietà delle figure che rimangono invariate quando le figure si sottopongano a un m.; agli effetti dell’inquadramento della geometria elementare nella geometria proiettiva è da osservare che i m. sono particolari omografie, che mutano in sé stesso l’assoluto dello spazio (cioè la coppia dei punti ciclici nel piano, il circolo all’infinito delle sfere nello spazio ordinario ecc.).
Ogni m. si può considerare come prodotto di m. di tipo molto particolare: nel piano tali m. sono le traslazioni, le rotazioni, le simmetrie rispetto a rette; nello spazio sono le traslazioni, le simmetrie rispetto a piani. Per quanto riguarda i soli m. diretti, che si dicono anche spostamenti, sono da notare le 2 seguenti proprietà fondamentali: ogni m. diretto piano è una traslazione oppure una rotazione (teorema di Eulero); ogni m. diretto dello spazio ordinario è una rototraslazione (o m. elicoidale), cioè il risultante di una traslazione e di una rotazione avente asse parallelo alla direzione di traslazione. La totalità dei m. del piano, o dello spazio, o di un iperspazio forma un gruppo quando si intenda per prodotto di 2 m. la corrispondenza (che è un m.) ottenuta eseguendo successivamente i 2 m. considerati; tale gruppo è un gruppo dipendente da 3 parametri nel piano, da 6 parametri nello spazio ordinario, da n(n+1)/2 parametri nell’iperspazio di dimensione n. Questo gruppo prende il nome di gruppo dei m.: esso è un gruppo misto, non abeliano, composto di 2 schiere, quella dei m. diretti, che formano un sottogruppo, e quella dei m. inversi. Importanti sottogruppi del gruppo dei m. sono il gruppo delle traslazioni e il gruppo delle rotazioni (con centro in un punto prefissato).
Grado di celerità prescritto dall’autore o dall’editore (revisore) per l’esecuzione di un dato pezzo di musica o per parte di esso. L’indicazione (didascalia) di m. non è dell’autore se non a partire dal Rinascimento, e viene scelta dall’editore secondo induzioni fondate su caratteri intrinseci della musica. Anche l’esecuzione del m. può essere indicata dall’editore o essere frutto dell’interpretazione fino a una certa epoca: solo il ricorso al metronomo ha dato al m. una valutazione oggettiva. Per i principali movimenti ➔ agogica
Ciascuna delle parti (o tempi) che costituiscono una composizione (per es., la sonata, la sinfonia, il quartetto ecc.).
Formula di m. Il piano della sequenza dei m. necessari a un’azione (per es., vestirsi), che è gravemente destrutturato nelle forme di aprassia.
M. stereotipato Ripetizione uniforme della stessa sequenza di movimenti.
M. collettivo Qualsiasi forma di comportamento diffuso che si produce fra una pluralità di individui per reazione a particolari stimoli, situazioni, avvenimenti, pressioni sociali. I comportamenti collettivi danno luogo a un m. sociale quando gli individui in esso coinvolti appaiono caratterizzati da un sentimento di solidarietà e le loro azioni si inseriscono in un disegno di mutamento sociale. In questo senso, alla base del m. collettivo vi è la sperimentazione, da parte dei protagonisti, di una comune condizione di vita (di disagio, di tensione, di entusiasmo) che produce l’effetto di mobilitare intorno a una particolare ‘credenza generalizzata’, ovvero a una data ideologia, determinate masse o gruppi sociali in vista di una meta (condivisa) di cambiamento dell’ordine esistente.
Le teorie sociologiche sui m. collettivi (o m. sociali) si possono raggruppare in tre filoni. Un primo filone di studî è rappresentato da quegli autori che tendono a interpretare i m. come comportamenti collettivi, irrazionali, imputandoli alle azioni delle folle (G. Le Bon, , Psychologie des foules, 1895; trad. it. 1972; J. Ortega y Gasset, La rebelión de las masas, 1930) o in genere, come nella psicanalisi freudiana, a pulsioni sessuali inibite o irrisolte, secondo un processo di sublimazione degli istinti deviati dal loro carattere ordinario. Un secondo filone considera i m. collettivi come fenomeni che fanno parte della vita sociale, soffermandosi sulle loro funzioni di cambiamento sociale. In questa prospettiva si situano le ricerche sul collective behaviour (comportamentismo) condotte nell’ambito della cosiddetta scuola di Chicago durante gli anni Venti del Novecento, e in particolare la teoria generale formulata da N.J. Smelser (1963). Per essa e per tutto l’indirizzo struttural-funzionalista, il m. collettivo è una risposta a fattori di disturbo che si manifestano in uno dei livelli della vita sociale (valori, norme, motivazioni), con la funzione di eliminare il disturbo attraverso forme di mobilitazione collettiva ‘positivamente orientate’ al raggiungimento degli equilibri generali del sistema sociale. Più recentemente, F. Alberoni ha proposto un'analisi dei m. collettivi che riprende la lezione di M. Weber in merito alla distinzione fra il momento genetico dell’‘invenzione sociale’ e il momento funzionale della ‘quotidianità’, tra il carisma e la sua istituzionalizzazione, tra l'effervescenza collettiva e gli stati organizzati. In particolare, viene individuato nello ‘stato nascente’ di un m., nel ‘vissuto collettivo’ che può informare una nuova solidarietà, la forma di transizione fra un assetto sociale e un altro.
Nella Chiesa cattolica, in partic. nella seconda metà del sec. 20°, gruppo di fedeli, soprattutto laici, sorto spontaneamente per perseguire determinati fini di carità e santità (per es., focolarini, Cursillos de cristianidad, Comunione e liberazione, Rinnovamento carismatico, comunità neocatecumenali, ecc).
Macchina per m. terra Veicolo progettato per eseguire sul terreno una o più delle seguenti operazioni: scavo, livellamento, compattazione, trasporto, scarico ecc.