Rivestimento esterno del corpo dell’uomo e degli animali (➔ cute).
P. romboidale della nuca Alterazione cutanea dell’età presenile e senile, caratterizzata da solcature oblique e incrociantesi tra loro che delimitano aree cutanee a forma romboidale o losangica, di colorito bruno, talora cosparse di punti neri. La causa sembra risiedere in microtraumi e nell’azione di agenti esterni come la prolungata esposizione al caldo o al freddo, a polveri irritative, all’azione dei raggi solari. Si osserva con particolare frequenza negli individui affetti da porfiria cutanea.
In bioingegneria e chirurgia plastica, p. artificiale, prodotto ottenuto con l’impiego di materiali biocompatibili atto a sostituire la cute e a indurre la rigenerazione della stessa in soggetti ustionati o con vaste lacerazioni dei tegumenti. Si tratta di una membrana suturabile composta da uno strato superiore di elastomero al silicone e da uno strato inferiore formato da un reticolo di collagene e da glicosoamminoglicani. Una volta applicato, lo strato inferiore subisce una biodegradazione e viene man mano sostituito da tessuto dermico neoformato, mentre lo strato superficiale al silicone è gradualmente espulso e sostituito da uno strato epidermico in rigenerazione.
Nell’industria, le p. fornite dalle varie specie animali si dividono in due grandi categorie: da cuoio e da pelliccia; le prime provengono da animali di grossa e media taglia (buoi, vitelli, cavalli, capre, foche, coccodrilli ecc.), le seconde da animali generalmente piccoli forniti di pelo fine e abbondante (➔ pelliccia). Le p. più importanti sono quelle di Mammifero, soprattutto di bovini, ovini ed equini. La scelta della p. va fatta in relazione alla sua destinazione in quanto le proprietà variano notevolmente da un tipo all’altro, e contemporaneamente la natura e la qualità di uno stesso tipo variano moltissimo secondo la provenienza, la mole e l’età dell’animale.
La p. appena staccata dall’animale (p. fresca o grezza o verde) è una massa morbida, viscida ed elastica, con spessore variabile secondo la specie animale, l’età e le condizioni di allevamento; la superficie interna è liscia e molle, quella esterna dura e più o meno ricoperta di peli. Dei 3 strati principali della p., l’epidermide, il derma e il tessuto connettivo sottocutaneo, di interesse industriale è il derma (o corio) da cui si ottiene il cuoio; la parte superiore, che diverrà la parte esterna del cuoio, viene chiamata fiore o strato ialino, mentre la restante parte, detta crosta o carne, costituisce la sostanza della p. e del cuoio. Lo spessore della crosta è molto variabile da animale ad animale, ma anche nello stesso animale varia a seconda della zona del corpo da cui la p. è tratta. Pertanto, non tutte le parti della stessa p. (v. fig.) hanno lo stesso valore e possono essere destinate ai medesimi impieghi; così la zona centrale (groppone, schiena) in genere è la più spessa ed è ritenuta la più pregiata, essendo di spessore uniforme, mentre le parti laterali (culatta, spalla, collo, testa, zampe e fianchi) sono più irregolari e perciò considerate più scadenti. Le p. fresche sono molto umide e facilmente alterabili: per favorirne la conservazione le p. possono venire salate o essiccate.
Nella valutazione delle p. ha grande importanza la presenza di difetti; questi possono essere provocati da azioni meccaniche (lacerazione del fiore dovuta a strigliatura, al filo spinato ecc.), da parassiti (mosche, infezioni batteriche, attacco di funghi), da infezioni dovute a stallatico, a urina ecc.
Esistono anche diversi prodotti che imitano le p. animali conciate. Notevole successo hanno trovato soprattutto i prodotti, detti anche finta p., ottenuti rivestendo un tessuto fibroso (poliestere, nailon ecc.) con polimeri (polivinile, poliuretano ecc.) così da ottenere laminati flessibili (per es. lo skai) che presentano aspetto e caratteristiche simili, e talora anche superiori, a quelli delle p. animali conciate. In molti casi, specie per le tomaie di calzature, si realizzano rivestimenti porosi, ottenuti per coagulazione del polimero e capaci di assicurare l’impermeabilità all’acqua e di consentire la traspirazione.
L’industria che utilizza i vari tipi di p. e cuoio per la fabbricazione di oggetti (per es. portafogli, cinture, valigie, borse, guanti, portasigarette, scatole, cornici, album) si chiama pelletteria. Le p. più usate in pelletteria sono di vitello, di porco, di agnello, di montone, per gli articoli di basso prezzo, di foca e di puledro per quelli di lusso. Si aggiungono quelle di rettili e di pesci; queste ultime vengono anche imitate con p. comuni. In pelletteria sono molto diffusi i succedanei del cuoio che, oltre a essere esteticamente validi e resistenti, risultano convenienti dal punto di vista economico. Possono considerarsi succedanei dei pellami anche i cuoi rigenerati che si ottengono da scarti di pellami. Si hanno così il cuoio compresso, la dermoide e la salpa. Di particolare interesse sono anche i tessuti scamosciati, ottenuti incollando su substrati di tessuto pelo ben rasato, a misura e opportunamente colorato.