Segmento terminale degli arti superiori dell’uomo e, in anatomia comparata, l’analogo segmento degli arti di animali.
Nel chiropterigio, modello scheletrico dell’arto dei Vertebrati Tetrapodi, la m. corrisponde al segmento distale dell’arto o autopodio, articolato con il radio e a sua volta suddiviso in tre regioni: basipodio, rappresentato tipicamente da una doppia fila di ossa corte (carpo); metapodio, composto da cinque ossa allungate (metacarpo); acropodio, rappresentato da 5 raggi (dita) ciascuno articolato col corrispondente osso metapodiale e suddiviso in un numero vario di falangi. Lo scheletro della m. subisce notevoli modificazioni a seconda delle abitudini e della specializzazione dell’arto, se atto a scavare, ad afferrare, ad arrampicare, al volo, al nuoto, alla corsa, e a seconda che l’arto sia di tipo plantigrado o digitigrado, quando idoneo alla deambulazione.
Nella m. si distingue una porzione superiore, o m. propriamente detta, con le regioni della palma e del dorso, e una porzione inferiore o falange, corrispondente alle dita. Rispetto al polso è delimitata da una linea passante inferiormente all’articolazione radio-carpica.
Ossatura. - La sua impalcatura scheletrica (fig. 1A) è costituita da una parte delle ossa del carpo e da quelle del metacarpo e delle falangi. Il carpo partecipa dello scheletro della m. con le ossa della 2ª fila: il trapezio, il trapezoide, il grande osso (o capitato) e l’uncinato. Il metacarpo corrisponde alla parte media della m. ed è formato da 5 ossa lunghe, i metacarpali, che sono in contatto mediante l’estremità superiore (o base) con le ossa della 2ª fila del carpo e mediante l’inferiore (o testa) con l’estremo prossimale delle falangi; queste costituiscono lo scheletro delle 5 dita e sono complessivamente in numero di 14: tre per ogni dito, a eccezione del pollice che ne possiede solo 2. Completano l’architettura scheletrica della m. alcune piccola ossa della grandezza di un grano di sesamo (ossa sesamoidi), in numero variabile da soggetto a soggetto (da 2 a 7) e situate di solito in vicinanza di alcune articolazioni. Le ossa della m. sono connesse tra di loro per mezzo di articolazioni e tutta la m. è connessa all’avambraccio mediante l’articolazione radiocarpica.
Muscolatura. - I muscoli propri della m. (fig. 1B e C), in numero di 19, sono suddivisi in tre logge: una loggia esterna o eminenza tenar, contenente i muscoli destinati al pollice (abduttore breve, flessore breve, opponente e adduttore), una loggia mediale o eminenza ipotenar, contenente i muscoli destinati al mignolo (palmare breve, abduttore, flessore breve e opponente), una loggia mediana contenente i 4 muscoli lombricali, i 3 muscoli interossei palmari e i 4 muscoli interossei dorsali. La motilità della m. e delle dita è assicurata, oltre che dai muscoli propri, anche da molti dei muscoli dell’avambraccio. Tutti i tendini dei muscoli della m. sono forniti di guaine mucose che ne facilitano lo scorrimento. L’insieme dei muscoli è poi coperto da un’aponeurosi, distinta, a seconda della posizione, in palmare e dorsale.
Irrorazione e innervazione. - L’irrorazione della m. è assicurata dalle arterie radiale e ulnare (rami dell’omerale) che formano a livello polmonare due arcate vascolari (distinte in superficiale e profonda) da cui partono le arterie digitali palmari e le arterie interossee. Le vene superficiali della m. formano nella regione palmare un plesso (plesso venoso volare superficiale) confluente in vene laterali che si continuano con quelle dell’avambraccio, e nella regione dorsale un’arcata (arcata venosa superficiale dorsale della m.) tributaria di due grossi canali venosi che si dirigono nell’avambraccio per formare le vene rispettivamente ulnari e radiali superficiali. I vasi linfatici della m. si continuano con quelli dell’avambraccio e del braccio e si scaricano nei linfonodi sopraepitrocleari e ascellari.
L’innervazione motoria è assicurata dal mediano, dall’ulnare e dal radiale; quella sensitiva dagli stessi nervi così distribuiti: nella palma la metà laterale è innervata dal mediano, quella mediale dall’ulnare; nel dorso la metà mediale è innervata dall’ulnare, quella laterale dal radiale a eccezione della 2ª e 3ª falange dell’indice e del medio e del lato ulnare della 2ª e 3ª falange dell’anulare, le quali sono innervate dal mediano.
Cute. - Il rivestimento cutaneo è più sottile sul dorso (dove è provvisto di peli) che sulla palma, dove si presenta glabro, privo di ghiandole sebacee e provvisto di minute sporgenze permanenti, dovute alle papille dermiche e orientate in modo rettilineo o curvilineo a formare un sistema di curve concentriche; nella palma e nelle dita, in corrispondenza dei punti di piegamento, sono evidenti lunghi solchi (le cosiddette linee) che hanno un andamento caratteristico (➔ dermatoglifi). La cute della palma è inoltre ricchissima di terminazioni nervose che le conferiscono una notevolissima sensibilità (particolarmente tattile), specie sui polpastrelli delle dita. Il sottocutaneo, scarso sul dorso, è spesso e stipato sulla palma.
La pluralità delle ossa, il gran numero di articolazioni e di muscoli e la sensibilità dei tegumenti conferiscono alla m. una notevole completezza di attitudini motorie e di capacità tattili. Funzione peculiare della m. è comunque la prensione che può essere, secondo i casi, a tenaglia, a pugno o a uncino. La presa a tenaglia o a pinza, caratteristica della m. umana, è prevalentemente digitale ed è caratterizzata dalla opposizione del pollice a una, a due, a tre o a tutte le altre dita. La presa a pugno è determinata dalla flessione delle ultime 4 dita, che, circondando l’oggetto, lo addossano alla palma. La presa a uncino, infine, è caratterizzata dalla posizione a raffio delle ultime 4 dita, su cui si aggancia l’oggetto. Tale capacità prensile, insieme alla sensibilità tattile dei tegumenti e alle sensibilità profonde rende la m. capace di compiere i lavori più fini e complessi oltre che di apprezzare e di valutare il volume, la forma, la consistenza, la temperatura e, con una certa approssimazione, anche il peso degli oggetti con cui viene a contatto.
Le anomalie e le malformazioni congenite possono interessare la m. in toto (aplasia totale o ectrochiria, aplasia parziale o emimelia longitudinale, m. torta congenita) o solo, e più frequentemente, le dita (aumento del numero delle dita o polidattilia, assenza totale o parziale di uno o più dita o ectrodattilia, ipoplasia di uno o più dita o brachidattilia, fusione totale o parziale di uno o più dita o sindattilia, aumento di volume di uno o più dita o macrodattilia, deviazione laterale o clinodattilia, deviazione in senso anteroposteriore o camptodattilia, aumento in lunghezza delle falangi con abnorme lassità articolare o aracnodattilia).
Le lesioni traumatiche (contusioni, distorsioni, ferite, ustioni) sono molto frequenti. Altrettanto importanti sono le lesioni infiammatorie (paterecci, tenosinoviti). I germi giungono alla m. per infezione diretta, in seguito a lesioni anche di minima entità (quali graffiature, escoriazioni, punture) dei tegumenti e delle parti molli o per via ematica (nel corso di malattie generali) localizzandosi elettivamente, in questo caso, alle ossa e alle articolazioni.
I tumori benigni della m. sono rappresentati soprattutto da papillomi, lipomi, fibromi, angiomi, condromi. Fra i tumori maligni, importanti i sarcomi e i cancri cutanei.
Deformità della m. con più o meno gravi alterazioni funzionali possono derivare dalla retrazione dell’aponeurosi palmare (malattia di Dupuytren), da deficit dell’innervazione motrice (paralisi flaccide da lesione dei tronchi nervosi e paralisi spastiche da lesioni centrali del nevrasse) e da squilibri dell’innervazione simpatica con disfunzione vasomotoria (morbo di Raynaud). Altri tipi di deformità della m. sono: la m. ad artiglio, con le dita che si presentano flesse a uncino, dovuta ad atrofia o paralisi dei muscoli interossei e lombricali, come forma acquisita si osserva nelle neuriti del radiale e dell’ulnare, nella sclerosi laterale amiotrofica, nella poliomielite anteriore e nell’atrofia muscolare progressiva mielogena; la m. cadente (o m. da cardinale), flessa sull’avambraccio con le dita in atteggiamento di semiflessione, dovuta a paralisi dei muscoli estensori della mano, si riscontra nelle lesioni del nervo radiale; la m. di fachiro, con le dita in flessione forzata sulla palma e con penetrazione delle unghie nelle eminenze tenare e ipotenare, si osserva nelle contratture organiche o funzionali (isterismo); la m. da ostetrico, con le dita tese e ravvicinate a cono e con il pollice applicato alla faccia palmare del medio e dell’anulare, dovuta a spasmi tonici dei muscoli della mano, è caratteristica della tetania; la m. di predicatore, estesa sull’avambraccio con le prime falangine e le falangette flesse sulle falangi, dovuta a paralisi dei muscoli flessori della mano e delle dita, si riscontra nella pachimeningite cervicale ipertrofica e nella siringomielia; la m. di scimmia, con incapacità del pollice di opporsi alle altre dita per atrofia dei muscoli interossei e di quelli dell’eminenza tenare e ipotenare, si osserva nell’atrofia muscolare progressiva mielogena, nella siringomielia, nella sclerosi laterale amiotrofica, nelle nevriti e nei traumi del plesso brachiale; la m. siringomielica (o succulenta), edematosa, cianotica e fredda per disturbi vasomotori e trofici (nella siringomielia).
La patologia chirurgica e la traumatologia della m. comportano la soluzione di problemi del tutto particolari. La microchirurgia dei nervi e dei vasi consente in molti casi il pieno recupero funzionale. In caso di malformazioni e mutilazioni della m. o di sue parti si possono realizzare recuperi funzionali mediante interventi di plastica o applicazioni di apparecchi protesici o, nel caso delle mutilazioni, con il reinnesto della parte mutilata. La funzionalità prensile della m. viene soprattutto menomata dalla perdita del pollice di cui è possibile la ‘ricostruzione’ chirurgica con diverse tecniche, per es. con la pollicizzazione (➔ pollice) del metacarpo corrispondente. Il primo intervento di trapianto di m. con esito positivo è stato effettuato nel 1998.
Quale strumento delle più importanti azioni umane, la m. assume, nelle visioni del mondo di tutti i tempi, significati simbolici che i vari sistemi religiosi valorizzano in miti e pratiche rituali. La m. è per lo più simbolo di potere (la m. di Dio nella Bibbia e nel Corano, la m. di determinate divinità nel Ṛgveda ecc.). La m. divina è anche elargitrice di beni (in raffigurazioni egiziane della XVIII dinastia i raggi del Sole, il dio Aton, terminano in mani; nella iconografia cristiana medievale la m. che spunta da nubi è la m. di Dio). Anche alla m. umana si attribuiscono poteri speciali, se si pensa ai gesti della benedizione, della preghiera, del giuramento ecc. Nelle pratiche religiose e magiche gli ammalati vengono toccati con la m. dagli iniziati che presumono di avere potere taumaturgico. La m. stessa ha virtù protettrici: sono noti i gesti apotropaici della m. tuttora diffusi in diverse culture. Perciò molti amuleti sono a forma di m., per lo più facente determinati gesti. La m., d’altro canto, può essere caricata di valenze negative, come ha mostrato R. Hertz (1909) in relazione all’universale dicotomia tra m. destra, considerata pura, quotidiana, normale, e m. sinistra, con la quale vanno invece compiute azioni di volta in volta reputate impure, pericolose, negative o malefiche.
Imposizione delle m. Gesto rituale consistente nel tenere la m. destra o ambo le m. stese o levate sopra persona o cosa, o anche a contatto di essa. Secondo la natura del rito il gesto può di volta in volta significare, simbolicamente: designazione di una persona a un determinato ufficio, trasmissione di un potere, consacrazione a Dio di una persona o cosa, augurio di benedizione celeste, scongiuro o purificazione da un influsso demoniaco, invocazione di perdono e della grazia di Dio. Nel cristianesimo, come rito sacramentale, è elemento essenziale nei sacramenti della Confermazione e dell’Ordine sacro.
M. di giustizia Insegna del potere sovrano in forma di scettro sormontato da una m. d’avorio benedicente alla latina, simbolo della consacrazione divina dell’autorità sovrana e del supremo potere giudiziario; si trova raffigurata in monete e sigilli e fu anche insegna effettiva portata dal re nella sinistra, in uso in Francia dal 14° al 17° secolo.
Regola della m. destra Denominazione di varie regole mnemoniche che fanno capo alla definizione di prodotto vettore e alla relativa regola: il prodotto vettore p di due vettori a e b, p = a × b, è un vettore che ha modulo pari al prodotto dei moduli dei due fattori moltiplicati per il seno dell’angolo compreso, direzione ortogonale a entrambi i fattori e il verso indicato dal dito medio della m. destra quando pollice e indice, aperti a triedro, indichino nell’ordine i due fattori (fig. 2). La stessa regola fornisce il verso dell’asse z di una terna cartesiana levogira (o normale) x,y,z, noti gli orientamenti degli assi x e y.