(o osso s.) Osso impari mediano simmetrico che fa parte allo stesso tempo della colonna vertebrale e del bacino.
Negli Anfibi il s. è rappresentato dalla nona vertebra (vertebra sacrale). Questa caudalmente mostra due prominenze convesse che si adattano in due corrispondenti concavità della decima vertebra, l’urostilo, e si articola con gli ilei mediante due robusti processi trasversi diretti obliquamente. Negli Amnioti le vertebre sacrali sono sempre più d’una: tipicamente due nei Rettili, come nei Coccodrilli e nei Sauri, ma in alcune forme fossili possono essere 5 o 6 fra loro strettamente saldate in un unico pezzo. Nei Saurischi, Ornitischi e Pterosauri si contano fino a 10 vertebre sacrali fuse insieme, ma si tratta in effetti di vertebre contigue sacro-caudali e sacro-lombari che si sono fuse con le due sacrali in un sinsacro. Ciò conferisce una maggiore solidità all’articolazione del s. con gli ilei in rapporto all’enorme sviluppo raggiunto dagli arti posteriori in questi animali. Anche negli Uccelli il s. è un sinsacro risultante dalla fusione di 10 fino a 22 vertebre: posteriori toraciche, lombari, sacrali propriamente dette e le prime caudali, che si rendono evidenti osservando il sinsacro dalla parte ventrale per i loro processi trasversi che restano indipendenti.
Nei Mammiferi il s., per l’articolazione della colonna vertebrale col cinto pelvico, consta di varie vertebre tra loro anchilosate: 5 nel cavallo, 4 nel maiale, 3 nel cane e nel gatto, 5 nell’uomo; ma occasionalmente si riscontra una certa variabilità con elementi in soprannumero, qualche vertebra della regione presacrale o di quella caudale, che si fondono con il sacro. Il s. manca nei Cetacei. I limiti fra le singole vertebre sacrali, fuse insieme nel s. dei Mammiferi, sono indicati dai forami sacrali dorsali e ventrali, attraverso cui passano i rami dorsali e ventrali dei nervi spinali.
Nell’uomo il s. ha forma di piramide quadrangolare (v. fig.). È in rapporto di contiguità in alto con il tratto lombare della colonna, sui lati con le ossa iliache, in basso col coccige. Presenta a ciascun lato della linea mediana una serie di quattro fori che danno passaggio ai nervi sacrali. Per tutta la sua lunghezza è percorso dal canale sacrale, proseguimento del canale vertebrale, che è occupato dalla cauda equina e dal filum terminale.
Dal s. prende nome, in anatomia topografica, la regione sacrale che corrisponde alla porzione inferiore della colonna vertebrale; situata dorsalmente sulla linea mediana del corpo, confina lateralmente con le regioni glutee. È irrorata dall’arteria sacrale laterale, ramo dell’iliaca interna, che si distribuisce alla cauda equina e ai muscoli della parte posteriore del bacino, e dall’arteria sacrale media, uno dei rami di terminazione dell’aorta della quale segue la direzione, che dà rami al canale rachideo, alle pareti dell’addome e agli organi vicini. Il dolore localizzato nella regione sacrale, di qualunque origine, è detto sacralgia.
L’articolazione sacroiliaca unisce il s. con l’ileo; è una anfiartrosi e permette movimenti limitatissimi. L’unione dei capi articolari è assicurata da una capsula fibrosa a forma di manicotto, rinforzata da fasci fibrosi dorsali e ventrali (legamenti sacroiliaci, distinti in posteriore e anteriore). Il dolore localizzato in questa articolazione è chiamato sacrocoxalgia, termine talora usato per indicare le sue affezioni, per lo più di natura infiammatoria.
L’incisura sacroischiatica è una profonda incisura del bacino osseo, delimitata dal s. e dal coccige medialmente e dall’osso iliaco lateralmente, in parte ricoperta dai legamenti sacroischiatici, che si distinguono in sacrotuberoso o superiore, situato tra la spina iliaca posteriore, il margine posteriore della fossa iliaca esterna, le ultime vertebre sacrali e il coccige, e in sacrospinoso o inferiore, che si inserisce nel s. e nella spina ischiatica.
I legamenti sacrouterini (o rettouterini, o uterosacrali, o legamenti posteriori dell’utero) uniscono il collo dell’utero alla parete posteriore del bacino, circondando il retto: delimitano lateralmente lo sfondato del Douglas, che è il punto più declive della cavità addominale.
Il muscolo sacroiliacotrocanterico, o piriforme, si estende dal s. al grande trocantere. Il muscolo sacrospinale si inserisce mediante una robusta aponeurosi sul s. e sulle ultime vertebre lombari; si divide in tre fasci che formano i muscoli ileospinale, lunghissimo e spinoso.