Nella femmina dei Vertebrati, la porzione terminale dilatata degli ovidutti (canali di Müller) nella quale ricevono temporaneo ricetto l’uovo o le uova fecondate o si sviluppa l’embrione che nei Mammiferi viene nutrito dalla madre per tutto il periodo di gestazione.
Nei Rettili, negli Uccelli, nei Selaci e negli Anfibi, i dotti di Müller restano distinti e separati e il tratto degli ovidutti che funziona da u. provvede alla secrezione del guscio dell’uovo; l’u. o gli u. sboccano nella cloaca. Nei Marsupiali, che hanno dotti di Müller pari e distinti come i Sauropsidi, si hanno due u., ma il periodo di gestazione, che si compie senza una vera placentazione, è breve, e i neonati, partoriti in uno stadio precoce dello sviluppo, debbono completarlo nel marsupio materno. Nei Mammiferi Euteri o Placentati, le porzioni uterine dei dotti di Müller possono rimanere indipendenti o fondersi più o meno estesamente: nel primo caso, come nei Roditori, negli elefanti e in alcuni Chirotteri, si ha l’u. duplice, il tipo più primitivo, e i due canali uterini si aprono separatamente nella vagina; nel secondo caso, come nei Carnivori e nel maiale, se la fusione si compie soltanto nell’ultimo tratto, si ha l’u. bipartito con una sola apertura (os uteri) nella vagina; se la fusione invece interessa un tratto più esteso, come accade nei Perissodattili, negli Insettivori, nei Cetacei ecc., si ha l’u. bicorne; se la fusione è completa, come nei Primati e nel genere umano, si ha l’u. semplice, la cui duplice origine viene tuttavia indicata dalla presenza di due trombe di Falloppio o tube ovariche, che sono disposte bilateralmente e rappresentano una derivazione degli imbuti nefrostomali dei due canali di Müller. Nei Mammiferi la parete uterina consta di tre strati, che dall’esterno all’interno sono: la sottile membrana sierosa o peritoneo viscerale; uno spesso strato intermedio di muscolatura liscia, detto miometrio; uno strato interno mucoso, l’endometrio o mucosa uterina, ricco di vasi sanguigni, di fibre reticolari e di ghiandole, che subiscono modificazioni nelle varie fasi del ciclo estrale. Questo strato nell’u. gravido va poi incontro a modificazioni profonde di struttura, in relazione con l’annidamento dell’uovo fecondato e la formazione della placenta.
Negli invertebrati e particolarmente nelle specie vivipare l’u., rappresentato da un tratto dei gonodotti o annesso ai medesimi, è sempre destinato ad accogliere l’embrione durante lo sviluppo. Nei Platelminti è rappresentato da un sacco a fondo cieco o munito di una propria apertura, che serve a dare ricetto alle uova fecondate.
Si chiama u. mascolino o utricolo prostatico (vagina masculina), una struttura sacciforme che nei maschi dei Mammiferi si apre nell’uretra; è circondata dalla ghiandola prostatica e rappresenta le estremità posteriori residuate e fuse insieme dei due dotti di Müller.
Nella donna l’u. è situato nel piccolo bacino, tra vescica e retto. È un organo muscolare a forma approssimativamente di cono tronco con apice rivolto in basso che si rapporta con il fondo della vagina; misura circa 8-10 cm di lunghezza; fisiologicamente è orientato dall’alto in basso e indietro. In gravidanza subisce un aumento delle sue dimensioni fino a quasi 40 volte.
Si distinguono, anatomicamente, il corpo, il collo e la porzione intermedia tra le due, corrispondente all’istmo. Fisiologicamente il corpo forma con il collo un angolo ottuso (antiflessione). La porzione del collo che sporge in vagina è detta portio vaginalis, e anche, per l’aspetto caratteristico, muso di tinca. La struttura dell’u. comprende una tunica esterna, sierosa (o perimetrio) derivante dal peritoneo; una tunica media, muscolare (o miometrio) composta di tre ordini di fibre lisce: esterno (fibre a decorso longitudinale e trasversale), medio (fibre circolari) e interno (disposizione longitudinale che diventa circolare al collo) e una tunica interna, mucosa (o endometrio) che assume aspetti particolari in rapporto al momento funzionale osservato (mestruazione, gravidanza, parto) e all’età (impubere o senile). L’u., alla base del corpo, presenta l’inserzione delle tube uterine (o di Falloppio).
Gli organi di fissazione sono: i legamenti rotondi, tesi tra i due angoli del fondo dell’u. e la superficie esterna del pube; i legamenti u.-vescico-pubici, diretti verso il collo della vescica e i legamenti u.-sacrali, che vanno al sacro, dopo avere circondato il retto. Ai lati dell’u. si trovano i cosiddetti legamenti larghi dell’u., costituiti da una duplicatura del peritoneo, che dai margini laterali dell’organo si portano alla parete della pelvi; tra i due foglietti sierosi si trovano: le tube, la porzione pelvica dell’uretere, i vasi sanguiferi uterini e ovarici ecc. Il complesso di tali strutture comprese nei legamenti larghi forma il parametrio. Il legamento u.-ovarico è quello teso tra l’angolo tubarico dell’utero e il polo caudale dell’ovario. Gli annessi uterini sono l’insieme degli organi situati in prossimità dell’u. (ovaie, legamenti larghi ecc.).
La vascolarizzazione dell’u. è assicurata da tre arterie (uterina, u.-ovarica, del legamento rotondo) e da una rete venosa che ai suoi lati forma il plesso uterino. I linfatici sono tributari dei linfonodi lombari, di quelli pelvici e degli inguinali. L’innervazione simpatica dell’u. è fornita da rami del plesso aortico.
La fisiologia dell’u. varia in rapporto al momento funzionale. La patologia comprende anomalie di posizione: elevazione, per lo più per compressione da parte di masse abnormi (raccolte liquide, masse solide ecc.); antiversione, per scomparsa dell’angolo tra corpo e collo; anteposizione (spostamento in avanti), retroposizione, (spostamento indietro) ecc. La torsione, per lo più in utero gravido, consiste nella rotazione del solo corpo accompagnata, clinicamente, da gravi e imponenti sintomi addominali acuti e talora da shock. Alterazioni infiammatorie sono rappresentate dalle varie forme di metrite (endo-, peri- e miometrite) acuta e cronica, specifica ecc.; a carico del collo, specialmente della portio vaginalis), si possono osservare alterazioni dell’epitelio come l’erosione, la pseudoerosione; oppure la fuoriuscita della mucosa dall’orifizio uterino (ectropion); specie a seguito del parto si possono rilevare lacerazioni del collo o loro esiti, oppure rotture dell’utero. I tumori sono rappresentati da fibromiomi, sarcomi e carcinomi.
La chirurgia comprende manualità diagnostiche (isterometria, isterografia ecc.) e numerosi interventi terapeutici (raschiamenti terapeutici, amputazione del collo, miomectomia, isterectomia ecc.). L’uterorrafia è la sutura chirurgica dell’u. o di una sua parte, attuata dopo il taglio cesareo o negli interventi di ablazione parziale dell’utero.