L’ultimo tratto della porzione post-epatica dell’intestino dei Vertebrati.
Nei Tetrapodi il r. è breve e preceduto dal colon; in missine e lamprede è distinto dalla porzione anteriore dell’intestino per il suo calibro maggiore; negli Elasmobranchi è provvisto di un diverticolo vescicolare, detto ghiandola rettale, di funzione ignota e probabilmente omologa ai ciechi intestinali di qualche Teleosteo, degli Anfibi e dei Sauropsidi. Negli Elasmobranchi, nei Dipnoi, negli Anfibi, nei Rettili e Uccelli e nei Monotremi, tra i Mammiferi, il r. non si apre all’esterno con l’ano, ma con una espansione ad ampolla dell’ultima porzione dell’intestino, la cloaca, in cui sboccano anche i dotti escretori e quelli genitali. Nello sviluppo dei Mammiferi Euteri la cloaca si suddivide precocemente mediante una plica (plica perineale) in due parti distinte e separate con indipendenti aperture all’esterno: quella dorsale diventa il r. con la propria apertura, l’ano; quella ventrale il seno uro-genitale.
Porzione terminale dell’intestino crasso compresa tra il colon ileo-pelvico (o sigma) e l’ano. È così detto per la sua direzione più o meno rettilinea, termina in basso nel punto in cui il suo rivestimento mucoso si continua con il rivestimento cutaneo dell’ano (linea ano-rettale); superiormente è distinto dal colon pelvico da un limite convenzionale rappresentato dalla terminazione del rivestimento peritoneale e più precisamente del mesocolon sigmoideo.
Il r. presenta una lunghezza di circa 12 cm. Il suo calibro non è uniforme, perché nella porzione media presenta una dilatazione, detta ampolla rettale, che può essere di notevoli dimensioni. La sua superficie esterna è liscia, ma spesso presenta sui lati da uno a 3 solchi trasversali, che a seconda dei casi si estendono alquanto nelle superfici anteriori e posteriori. A questi solchi trasversali corrispondono all’interno altrettante pieghe semilunari, che costituiscono le valvole del r., o valvole di Houston; in realtà tali formazioni devono essere interpretate come pseudovalvole in quanto non hanno nessuna importanza nella regolazione del corso delle materie fecali. Oltre alle valvole suddette il r. presenta nel suo tratto inferiore, a 5-6 cm dall’orifizio anale, una serie di piccole pliche curvilinee, concave in alto a forma di nido di rondine, dette valvole semilunari del retto. Tra una valvola semilunare e l’altra, in corrispondenza cioè dei punti in cui le estremità laterali della valvola si continuano con le estremità corrispondenti delle valvole vicine, la mucosa si solleva in piccole sporgenze longitudinali più o meno alte dette colonne del r. o colonne di Morgagni.
Il r. è formato, come gli altri segmenti dell’intestino crasso, di una mucosa, di una sottomucosa, di una tunica muscolare e di una tunica sierosa, costituita da peritoneo e presente soltanto nella prima porzione del r., di cui ricopre completamente la faccia anteriore e parzialmente le facce laterali per riflettersi sulla parete posteriore dell’addome. L’irrorazione del r. è assicurata dalle arterie emorroidarie. Le vene del r. si raccolgono nello spessore della sottomucosa a formare un ricco plesso, il plesso emorroidario, esteso per tutta l’altezza del r. ma specialmente sviluppato nella sua parte inferiore, ove si rileva la presenza di un sistema di piccole cavità o seni venosi, detti gomitoli venosi emorroidari, la cui abnorme dilatazione dà luogo alle emorroidi. Dal plesso prendono origine le vene emorroidarie. Setto rettovaginale Robusto setto membranoso interposto tra il canale vaginale e quello rettale: alla sua costituzione partecipano la parete posteriore della vagina, quella anteriore del r. e uno strato di tessuto cellulare più o meno stipato interposto tra le due pareti.
La patologia del r., che per ragioni pratiche viene considerata insieme a quella dell’ano, con la quale presenta stretta affinità, comprende anomalie congenite, quali le atresie, in forma di diaframmi completi, corpi estranei (provenienti dall’esterno o dai segmenti superiori dell’intestino), lesioni traumatiche di diversa origine e tipo, emorroidi, prolasso, ascessi e flemmoni perirettali, malattie infiammatorie (proctiti), tumori. Il rettocele (o proctocele) è lo sfiancamento della parete anteriore del r. che fa salienza nella cavità vaginale. Frequente nelle donne obese, con lassità muscolo-ligamentosa e nelle pluripare, è dovuto al cedimento dei muscoli del pavimento pelvico e si accompagna in genere a prolasso genitale e a cistocele. Si manifesta clinicamente con senso di peso e di stiramento al perineo. La terapia è essenzialmente chirurgica (ricostruzione plastica del pavimento pelvico). La rettocolite è il processo infiammatorio del colon e del r.: esempio tipico ne è la colite ulcerosa, che determina costantemente lesioni dell’ampolla rettale. La rettorragia è un’emorragia che si origina dalla rottura di vasi sanguigni del r.; si distingue dalla melena per il colore rosso del sangue emesso; le cause sono molteplici: emorroidi, proctiti ulcerose, lesioni traumatiche, neoplastiche ecc. La rettosigmoidite è un processo infiammatorio che coinvolge intestino, retto e sigma. La fistola rettovescicale è una varietà di fistola vescico-intestinale, consistente nella comunicazione della cavità della vescica con quella del retto. Può conseguire a lesioni traumatiche o a processi patologici vari (neoplasmi, proctiti ecc.) oppure a interventi operatori. La sintomatologia consiste nell’emissione dall’uretra di gas intestinali (pneumaturia) o addirittura di frammenti fecali (fecaluria). Si rimuove con intervento di rettocistoplastica. Analogamente può crearsi una fistola rettovaginale; l’intervento chirurgico di rimozione è quello di rettocolpoplastica (o proctocolpoplastica).
La chirurgia del r. comprende anche il trattamento radicale delle emorroidi, l’amputazione del r., la rettotomia o proctotomia.
L’esplorazione (o esame) rettale è la pratica semeiologica consistente nell’introdurre nell’ano il dito indice di una mano (opportunamente protetto da guanto di gomma e lubrificato con vaselina o altro) al fine di apprezzare la pervietà e la morfologia del canale rettale e di evidenziare eventuali formazioni patologiche (noduli emorroidari interni, polipi, tumori ecc.). All’esplorazione rettale si ricorre altresì nell’uomo per lo studio clinico della regione prostatica, nella donna vergine per l’esame palpatorio degli organi genitali interni. La rettoscopia (o proctoscopia) è l’esame endoscopico del r.; poiché esso viene comunemente esteso al sigma, il termine è praticamente sinonimo di proctosigmoidoscopia. Altro metodo d’indagine impiegato nella semeiotica strumentale del retto è la rettocolomanometria, consistente nel rilevare le pressioni all’interno del colon, del r. e del canale anale: si esegue perfondendo nelle cavità da esplorare acqua distillata a velocità e pressione costanti e registrando le pressioni tramite sottili cateteri, introdotti a varia altezza nel tratto in studio, collegati a un poligrafo.