Arterie che, in numero di tre per lato, irrorano il retto, l’ano e gli organi vicini. Si distinguono in: arteria e. superiore, ramo di divisione dell’arteria mesenterica inferiore; arteria e. media, ramo dell’arteria iliaca interna, che irrora il retto, la prostata e le vescicole seminali; arteria e. inferiore, ramo dell’arteria pudenda interna, destinata ai due sfinteri e alla pelle dell’ano.
Le vene e., in numero di tre per lato, si dividono, come le arterie, in superiori, affluenti della circolazione portale, medie, impropriamente dette e. avendo scarsi rapporti col retto, e inferiori, affluenti della pudenda interna e quindi della cava inferiore.
Dalle ampie anastomosi istituite tra le vene e. risulta il plesso e., le cui varici costituiscono le emorroidi, affezione diffusa prevalentemente tra gli individui dell’età matura; sembrano causate sia da una componente costituzionale, consistente nell’ipoplasia delle pareti venose, sia da fattori contingenti quali l’aumento di pressione nel territorio portale (per le vene e. superiori), la stasi fecale nell’ampolla rettale, processi infiammatori acuti e cronici del retto e dell’ano (per le vene e. inferiori). Le emorroidi si distinguono, per la sede, in interne ed esterne: le prime sono situate al disotto della mucosa rettale, le altre, sottocutanee, sono situate sul contorno anale. Le emorroidi esterne si manifestano come noduli di varia grandezza, di colorito rosso violaceo, molli, e talora sono sede di prurito o bruciore; talvolta si infettano dando luogo alla formazione di un ascesso. Le e. interne si possono riconoscere solo con l’esplorazione digitale e con gli esami endoscopici (ano- e rettoscopia), che permettono di constatare la presenza di tipici noduli sessili, violacei, molli e di piccole dimensioni; i disturbi relativi consistono in una sensazione molesta di peso nella posizione seduta, nell’emorragia, che si effettua col tipico verniciamento ematico del cilindro fecale; talvolta esse vengono a sporgere all’esterno solo durante la defecazione; in seguito, invece, vengono a prolassarsi e in tal caso, per le contrazioni sfinteriche, possono strozzarsi, andando incontro alla trombosi e alla necrosi. La cura palliativa consiste nell’impiego di pomate o supposte a base di sostanze antinfiammatorie decongestionanti ed emostatiche, nonché nell’adozione di particolari regimi dietetici e terapeutici atti a combattere la stipsi. La cura radicale è chirurgica.