tratto linguistica In fonologia e in linguistica, ogni minimo elemento distintivo o, al contrario, non distintivo e irrilevante che concorre alla formazione di un fonema o di un enunciato, più tecnicamente definiti t. pertinenti e non pertinenti (➔ pertinente). psicologia Caratteristica stabile di una persona, che rende possibile differenziarla da altre e che si evidenzia in un’ampia gamma di situazioni. Secondo G.W. Allport, lo studioso cui si deve forse la più completa teorizzazione del concetto, il t. può essere considerato come una tendenza determinante, stabile o una predisposizione a forme coerenti e specifiche di comportamento. Il t. possiederebbe un’esistenza effettiva (e non nominale), sarebbe indipendente dall’osservatore e costituirebbe un vero e proprio ‘sistema neuropsichico’, risultando il prodotto sia di fattori genetici sia di fattori acquisiti. Allport ha poi distinto t. comuni e t. individuali, sottolineando che solo i secondi devono ritenersi realmente esistenti, mentre i primi rappresenterebbero l’aspetto misurabile di complessi di t. individuali. Si possono inoltre distinguere t. cardinali (determinati ma non facilmente rilevabili), t. centrali (di minore importanza ma agevolmente riscontrabili) e t. secondari. Il concetto di t. ha trovato ampio spazio all’interno delle teorie della personalità fondate sull’analisi fattoriale. In H.J. Eysenck, il t. viene definito semplicemente come costellazione osservata di azioni-tendenze individuali, mentre il tipo sarebbe una costellazione di tratti. Per R.B. Cattell, il t. rappresenta una ‘struttura mentale’ inferita dal comportamento per spiegarne la regolarità; in questa impostazione la ‘struttura’ risulta solo operativamente definita, non implicando dunque alcun corrispettivo fisiologico. Va notato che sia Eysenck sia Cattell hanno posto decisamente l’accento sugli aspetti ereditari della personalità, differenziando t. foggiati dall’ambiente e t. costituzionali.