Facoltà della mente umana di creare immagini, corrispondenti o no a una realtà. Due sono le concezioni della f. che è possibile rinvenire nella storia della filosofia. Secondo la più antica, risalente alla Scolastica, la f. è una facoltà del senso interno essenzialmente riproduttiva, capace cioè di rappresentare le immagini degli oggetti percepiti, sia in loro presenza, sia in loro assenza. A partire dal 18° sec., e soprattutto per opera di I. Kant, a questa concezione se ne è aggiunta un’altra, che considera la f. una facoltà produttiva o creativa. Alla concezione di Kant, che considera la f. un’attività produttiva involontaria, vicina all’attività onirica e distinta dall’invenzione artistica, doveva comunque seguire la rivalutazione del romanticismo tedesco, secondo cui la f., di gran lunga superiore alle altre facoltà, sarebbe fondamento della libertà creatrice della poesia e dell’arte in genere, che ne rappresenta la più vigorosa e compiuta espressione.
Composizione, di solito strumentale, di forma libera. Nata nel Cinquecento come pezzo di carattere brillante per strumenti a tastiera o a pizzico, la f. poteva essere improvvisata su temi originali o preesistenti, a mo’ di preludio o in stile imitativo, analogo al ricercare. Nel 19° sec. ebbe ampia diffusione la f. su temi d’opera per pianoforte o per complessi cameristici.