Il succedersi ordinato nel tempo di forme di movimento, e la frequenza con cui le varie fasi del movimento si succedono.
Il succedersi di varie fasi secondo un certo ordine e certi intervalli di tempo nello svolgimento di un fenomeno o nello sviluppo di un organismo.
Tutti gli organismi viventi mostrano attività ritmiche, tali da poter affermare che il r. è una delle caratteristiche della vita.
Con termine generale sono indicati come r. esterni o nictemerali quelli determinati o imposti da fenomeni ambientali che si succedono nelle 24 ore (alternanza luce-buio, variazioni di temperatura ecc.). Altri r. sono chiamati endogeni perché correlabili a fattori esterni ma non determinati da essi; hanno un periodo che si approssima al giorno solare (fig. 1), al mese sinodico, agli intervalli di marea, al giorno lunare, all’anno solare. Di questi r. che mostrano una certa correlazione con i cicli astronomici le caratteristiche fondamentali sono: a) il fenomeno periodico è in fase con il tempo locale (fiori o foglie di svariate piante emettono profumi, o si aprono e si chiudono, in ore precise del giorno; animali pecilotermi e omeotermi iniziano o terminano l’ibernazione, o migrano, in fase con la stagione avversa; animali e piante che vivono nella zona di battigia s’insabbiano ed emergono in fase con le correnti di marea); b) in condizioni artificialmente costanti di illuminazione, temperatura, umidità, pressione, il fenomeno ritmico si mantiene e si va stabilizzando secondo un periodo ‘proprio’, che non è più in fase con il tempo locale; sono perciò chiamati circadiani (fig. 2) i r. che durano circa 24 ore; circannuali quelli il cui periodo dura circa 365 giorni; c) il periodo non subisce alterazioni dopo trattamento con varie sostanze chimiche; d) la fase può essere sincronizzata mediante impulsi luminosi con qualsiasi ‘tempo’ si voglia; e) il periodo è indipendente dalla temperatura, ma le fasi e l’ampiezza possono essere modificate da impulsi di temperatura. I r. con queste caratteristiche sarebbero provocati da oscillatori biologici asserviti a meccanismi sensibili ai ritmi esterni che funzionerebbero da sincronizzatori. La luce è il sincronizzatore dominante e sincronizzatori più o meno deboli sono la temperatura, la pressione atmosferica, l’umidità, le vibrazioni, i suoni.
In organismi unicellulari (Euglena, Acetabularia, Paramecium) è stato dimostrato che il meccanismo che imprime il r. è localizzato nel nucleo cellulare ed è determinato da un singolo gene che segue la legge mendeliana della segregazione e sarebbe responsabile dell’induzione-repressione del ritmo. Esperimenti svolti con antibiotici che interferiscono con la sintesi dell’RNAm hanno mostrato che i r. biologici endogeni possono essere annullati. Il concetto di r. biologico è pertanto ormai legato a quello di orologio endogeno, di auto-oscillatori, di servo-meccanismo e di omeostasi, ed è lecito supporre che il sistema sia localizzato a livello subcellulare e propriamente al complesso DNA e RNAm e associato alle reazioni per la sintesi delle proteine.
Altra categoria di r. è quella il cui periodismo è indipendente dai fenomeni ambientali: per es., quello respiratorio e quello cardiaco. Per alcuni si è provata la dipendenza dai ferormoni, come avviene, per es., in alcune formiche ‘migratrici’. Anche fra i Primati i ferormoni possono sincronizzare le fasi riproduttive dei r. stagionali, sia nella fisiologia sia nel comportamento.
Componimento caratterizzato dall’opposizione di sillaba tonica a sillaba atona.
La perdita del valore distintivo della quantità vocalica e sillabica, che caratterizzò il passaggio dal latino alle lingue romanze (➔ metrica), è all’origine della poesia ritmica latina che a lungo convisse con quella quantitativa: Gualtiero di Châtillon, per es., ritenuto nel 12° sec. ‘nuovo Virgilio’, compose anche ritmi. La poesia ritmica, non concepibile senza l’accompagnamento musicale, ebbe in Francia, sulla fine dell’11° e i primi del 12° sec., il suo massimo sviluppo e un essenziale perfezionamento tecnico, nella regolarità degli accenti e varietà degli schemi; tra i primi e più insigni rinnovatori è Abelardo. La poesia ritmica nasce nella Chiesa, presta le sue forme al dramma liturgico, poi serve anche alla satira e al divertimento letterario di Ugo Primate di Orléans e dei goliardi.
In Italia ritmici sono anzitutto gli inni religiosi, ma non mancano r. storici e politici, come il Carmen de Sinodo Ticinensi, composto nel 698 per celebrare la fine dello scisma dei Tre Capitoli, quello per deplorare la prigionia di Ludovico II per opera di Adelferio principe di Salerno (871), e soprattutto il cosiddetto R. delle scolte modenesi, agile nelle strofe che la fantasia del dotto chierico autore immaginò cantate dai soldati di guardia sulle mura di Modena nell’899, e O Roma nobilis (10° sec.), r. che esalta la nobiltà della città resa sacra dal sangue dei martiri cristiani. Verso la fine dell’11° sec. i r. si fanno più generali e importanti. Fieri sono quelli ghibellini di Benzone d’Alba; vero canto trionfale è il r. sulla vittoria africana dei Pisani nel 1088; due epinici ritmici rimasero nelle memorie bresciane a celebrare la battaglia di Palosco vinta nel 1156 sui Bergamaschi e quella di Rudiano detta della Malamorte del 1191; da Cremona ebbe forse origine il r., povero d’arte ma significativo per la storia, nel quale un monaco lombardo canta la vittoriosa resistenza di Alessandria nel 1175 contro il Barbarossa. E ancora, il R. tudertino, già attribuito erroneamente a Pier Damiani e scritto per lamentare l’uccisione di un ignoto Guido, il De captivitate Paschalis papae, per condannare il sopruso perpetrato da Enrico V su Pasquale II nel 1111, e, più importante, il De expugnatione civitatis Acconensis, opera di Monaco da Firenze, che per la sua estensione e per il tema, la conquista di S. Giovanni d’Acri, richiama piuttosto i poemi cronachistici e se ne distingue solo per la sua forma ritmica.
Contemporanei a questi r. latini sono quelli in volgare: il cosiddetto R. laurenziano o Cantilena giullaresca toscana (2ª metà del 12° sec. o inizi del 13°), in cui un giullare chiede al suo vescovo il dono d’un cavallo; il R. cassinese (fine del 12° sec. o inizi del 13°), sul contrasto tra gioie spirituali e materiali; quello bellunese, di appena 4 versi, avanzo d’una poesia popolare sull’occupazione del castello di Landredo da parte dei Bellunesi nel 1193; l’altro lucchese (inizi del 13° sec.) e quello (tramandato da G. Villani nella sua cronaca) che, a memoria dell’assedio posto da Carlo d’Angiò a Messina nel 1282, rappresenta epicamente la strenua partecipazione delle donne messinesi alla difesa. Brevi spunti di poesia nascono tra le contese municipali, vuoi per dileggio dei Genovesi e loro assediati, «Stopa boca al zenoese», quando i Pisani nel 1256 edificarono le mura di Lerici, vuoi per colpire qualche podestà sgradito, come fecero i Reggiani nel 1243 contro il fiorentino Lambertesco («Venuto n’è il lione», r. ricordato da Salimbene), o per deplorare il passaggio dello scomunicato frate Elia alla parte di Federico II («Hor va atorno frat’Elia»). Del principio del 13° sec. o di poco anteriore è il religioso R. di s. Alessio.
R. cardiaco Il succedersi delle contrazioni del cuore. Ritmologia Settore della cardiologia che ha per oggetto lo studio del r. cardiaco e la terapia delle varie forme patologiche (➔ aritmia). Ritmatore cardiaco Oscillatore pulsante alimentato da batterie che, mediante impulsi elettrici in grado di provocare una contrazione cardiaca, sostituisce il naturale segnapassi del cuore (➔ pacemaker).
In musica, uno degli elementi costitutivi, insieme alla melodia e all’armonia, del linguaggio musicale (➔ musica), ossia quello che si riferisce ai rapporti di durata intercorrenti tra i suoni in successione diacronica, nonché all’organizzazione, ordinata o no, di tali durate.
Il r. musicale si svolge sulla base di determinate unità di tempo aventi i seguenti requisiti: uguaglianza di durata (isocronismo), suscettibilità di frazionamento in elementi minori e di addizionamento in elementi maggiori, suscettibilità di differenziamento per diversa accentuazione (accento debole - accento forte). Il r. organizzato e dotato di un’accentuazione periodica prende il nome di ‘metro’ o ‘tempo’. Il r. (o metro o tempo) si dice binario o ternario, a seconda che il valore complessivo della battuta sia di due o di tre unità di tempo.