Fenomeno ottico che si rileva tra due superfici contigue con luminanze diverse; non si ha c. solo quando le luminanze sono uguali. Per estensione, in ogni tipo di rappresentazione visiva il termine c. è adoperato per indicare che esiste un’apprezzabile differenza di luminanza tra zone di chiari e scuri.
Nella tecnica delle telecomunicazioni (in particolare in quella telefonica), e anche in elettroacustica, il c. è il rapporto tra l’ampiezza dei segnali più forti e l’ampiezza dei segnali più deboli.
Componimento, quasi sempre in versi, tutto, o quasi, dialogato, caratteristico della letteratura medievale e delle letterature romanze, nel quale era svolta una disputa. Dei c. d’amore, notissimi sono quelli di Rambaldo di Vaqueiras (in provenzale e genovese), di Cielo d’Alcamo (tra una donna e un corteggiatore), di Ciacco dell’Anguillaia ecc. Il c. su tema amoroso può assumere anche la forma di una successione di sonetti, nella quale però, a differenza della tenzone, non c’è obbligo di ripetizione delle rime da un sonetto all’altro.
medicina Mezzi di c. Sostanze usate in radiologia e in ecografia per migliorare la visibilità degli organi. In radiologia, i mezzi di c. usati presentano una trasparenza ai raggi X diversa da quella dei tessuti del corpo umano; in ecografia, esaltano la differenza di impedenza acustica con i tessuti. Vengono introdotti nelle cavità naturali (per bocca, per vena, clistere o attraverso cateteri), nel contesto dei vari organi o attorno a essi rendendoli visibili all’esame radioscopico e radiografico ( contrastografia) o ecografico. In radiologia, si usano mezzi di c. trasparenti (ossigeno, azoto, anidride carbonica, aria) e mezzi di c. opachi (sali di sostanze ad alto numero atomico come iodio, bromo, bario, torio ecc.); in ecografia, i mezzi di c. sono dispersioni di microbolle gassose in fase liquida.