visibilità arte Pura v. (ted. reine Sichtbarkeit) Nella critica d’arte, teoria, elaborata nell’ultimo quarto del 19° sec. da K. Fiedler e dagli artisti A. von Hildebrand e H. von Marées, secondo la quale l’arte figurativa è indipendente da ogni dato naturale preesistente in quanto produttrice di forme che hanno in sé stesse la loro ragion d’essere e che rispetto al mondo esterno hanno piuttosto una funzione conoscitiva che imitativa. La teoria, che in Italia fu accolta da B. Croce (Teoria dell’arte come pura visibilità, 1911) come inizio di una concezione dell’arte quale linguaggio, e il conseguente tipo di approccio nello studio e nella lettura delle opere d’arte ebbero profonda influenza sulle analisi formalistiche di F. Wickhoff, A. Riegl, H. Wölfflin e sulla critica militante che accompagnò la dissoluzione del naturalismo ottocentesco. fisica La condizione in cui si trova un oggetto che può essere percepito dall’occhio; con significato attivo, la possibilità di percepire e distinguere, più o meno chiaramente, gli oggetti, sia nell’ambiente circostante sia attraverso un mezzo trasparente o diafano. La v. è per lo più limitata dal potere visivo dell’occhio, dalle condizioni di illuminazione dell’ambiente, dall’esistenza di ostacoli, dalle condizioni atmosferiche ecc. Angolo di v. L’angolo solido entro cui sono gli oggetti visibili a un osservatore, in una sua determinata posizione.
Proprietà delle radiazioni elettromagnetiche, appunto dette radiazioni visibili, di eccitare la facoltà visiva dell’occhio. Il grado di v. delle radiazioni visibili varia con il variare della loro lunghezza d’onda e si precisa mediante il coefficiente di v., definito, per un fascio di radiazioni monocromatiche di lunghezza d’onda, λ, come il rapporto K tra il flusso luminoso convogliato dal fascio e il suo flusso energetico totale. Se si misura il primo in lumen e il secondo in watt, K resta misurato in lm/W. K, come si è detto, dipende da λ; esso assume il massimo valore, Kmax=670 lm/W per λ=555 nm (luce giallo-verde). Si chiama fattore di v. relativa il rapporto Vλ=K(λ)/Kmax, che, naturalmente, assume il valore 1 per la luce monocromatica suddetta. Il motivo per il quale si introduce Vλ è che la sua determinazione sperimentale riesce più comoda che non direttamente quella di K. La curva che dà l’andamento di Vλ in funzione di λ si chiama curva spettrale della v. relativa; essa varia, naturalmente, da occhio a occhio. Per l’occhio fotometrico normale tale curva (curva normale di v.) è stata fissata in modo convenzionale (v. fig.). meteorologia I fattori da cui dipende la trasparenza dell’atmosfera sono vari. Il più importante è l’esistenza o meno di torbidità cosiddetta meccanica, causata da particelle liquide o solide di impurezze di vario tipo. Le mutevoli condizioni che determinano localmente la presenza di torbidità dell’uno e dell’altro tipo fanno sì che la v. atmosferica sia generalmente diversa nelle varie direzioni. Di prevalente interesse pratico sono la v. orizzontale, che è normalmente misurata in meteorologia, e la v. verticale, di meno facile determinazione e utile specialmente per la navigazione aerea. In ogni caso, a misura della v. è assunta la distanza di v. relativa a oggetti convenzionali (per lo più si tratta di dischi verniciati di bianco, del diametro di qualche metro). trasporti La distanza di v. influisce notevolmente sulla sicurezza della circolazione stradale; di essa si tiene conto sia nella progettazione delle strade sia nella regolazione del traffico. Tale distanza è pari alla somma degli spazi percorsi alla velocità massima di percorrenza (o a cui può essere effettuata una determinata manovra) durante il tempo di reazione del conducente e quello necessario al conducente stesso per modificare l’assetto di marcia (accelerare, frenare, svoltare). Il tempo di reazione del conducente è mediamente ritenuto di 2-3 secondi; quello necessario per le varie manovre dipende da numerosi fattori, tra i quali il tipo del veicolo, le condizioni del manto stradale, le condizioni climatiche, l’intensità dell’illuminazione, il tipo di infrastrutture stradali (intersezioni, segnalazioni ecc.).
In aeronautica, secondo la definizione dell’ICAO, la v. è misurata dalla massima distanza alla quale, in dipendenza delle condizioni atmosferiche, sono visibili a occhio nudo, di giorno, prominenti oggetti non illuminati e, di notte, prominenti oggetti illuminati. La v. si definisce pessima se risulta inferiore a 1 km, cattiva se intorno a 2 km, mediocre se fra 4 e 7 km, buona se si avvicina ai 10 km.