In musica, componimento per quattro esecutori. In particolare, q. vocale (in genere soprano, contralto, tenore e basso) che compare nelle composizioni polifoniche o nei concertati d’opera; q. strumentale, largamente impiegato nella musica da camera, formato da due violini, una viola e un violoncello oppure da violino, viola, violoncello e pianoforte; q. di fiati, costituito da flauto, oboe, clarinetto e fagotto.
Molto discussa è la paternità della forma moderna del q. per archi: il primato è stato a volta a volta rivendicato a compositori come G. Tartini, G.B. Sammartini, F.X. Richter, L. Boccherini, A. Stamitz e altri ancora. In ogni caso è indubbia l’importanza storica fondamentale che ebbe nello sviluppo della forma la scuola classica viennese, con F.J. Haydn, W.A. Mozart e L. van Beethoven (per il quale il q. fu sempre una forma privilegiata). Il q. per archi non ebbe nel primo romanticismo l’importanza fondamentale di cui aveva goduto nel periodo precedente, nonostante l’altissimo livello dei pezzi di L. Cherubini, F. Schubert, R. Schumann, F. Mendelssohn; il secondo romanticismo fornì invece esempi in qualche modo insuperati con J. Brahms, A. Dvorák, C. Franck, M. Reger, A.P. Borodin, B. Smetana, P.I. Chajkovskij e altri. Successivamente la forma del q. per archi è tornata a essere considerata come l’espressione più compiuta e perfetta del repertorio cameristico. Tra le moltissime opere del 20° sec. si citano i q. di G. Fauré, C. Debussy, M. Ravel, A. Schönberg, A. Berg, D- Šostakovič, A. Webern, I. Stravinskij, B. Bartók, G.F. Malipiero, I. Pizzetti, G. Petrassi; numerosi e significativi sono anche i q. per archi di alcuni esponenti della musica contemporanea (F. Donatoni, G. Manzoni, L. Berio, A. Clementi, B. Porena ecc.).