Festa della natività di Gesù Cristo.
La festa è ignota ai Padri dei primi 3 secoli e manca una tradizione autorevole circa la data della sua istituzione. Si ritiene che sia d’origine romana ed è certo che a Roma, verso la metà del 4° sec., si celebrava il 25 dicembre. Nella scelta ha influito il calendario civile romano che dalla fine del 3° sec. festeggiava in quel giorno il solstizio invernale e il natale del ‘sole invitto’: i cristiani vollero così opporre e sovrapporre alla festa pagana la festa della nascita del vero sole, Cristo. In poco meno di un secolo, la festa si diffuse in tutta la cristianità e fu adottata anche nelle Chiese orientali, nelle quali fino ad allora era celebrata il 6 gennaio, unita con l’Epifania.
Al N. si ricollega il ciclo natalizio dell’anno liturgico, con l’Avvento, periodo di preparazione, il tempo di N. (dal 24 dicembre al 5 gennaio) e il tempo dell’Epifania (dal 6 al 13 gennaio). La festa di N. si prolunga per 8 giorni (ottava); l’ottavo giorno (1° gennaio) nel nuovo calendario prende il nome di Festum sanctae Dei Genetricis Mariae in octava Domini.
Tra le celebrazioni domestiche e popolari vanno ricordati il ceppo, i fuochi e i falò (sopravvivenze di quelli accesi in antico per il solstizio), il presepio e, derivato dall’Europa centro-settentrionale, l’albero di N. (anch’esso sopravvivenza di riti agrari) che è generalmente un abete, lo scambio di auguri e di regali, doni ai bambini da parte di Babbo N., il vecchio dalla barba bianca, chiamato nei paesi germanici e anglosassoni Santa Claus (corruzione di Sanctus Nicolaus, s. Nicola di Bari).