Musicista (probabilmente Condé-sur-l'Escaut 1450 circa - ivi 1521). La sua figura è tra le maggiori del suo ambiente storico, e si delinea come quella d'un rinnovatore della poetica e dell'arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all'ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d'un intenso, imperioso lirismo, proprio di un'arte eminentemente soggettiva e drammatica.
Forse allievo, a Cambrai, di J. Okeghem, certo sentì l'influenza della vita musicale che ferveva alla corte borgognona e di quella, non meno fervida, da lui trovata a Milano quando fu chiamato alla corte sforzesca dal maestro di cappella J. van Werbeecke, e dove si trattenne dal 1474 al 1479. Dopo il 1479, entrato al servizio del card. Ascanio Sforza, si trasferì a Roma. È probabile che in quel tempo egli abbia anche visitato a Ferrara la corte di Ercole d'Este, cui dedicava il suo Miserere. A Roma lo troviamo dal 1486 forse fino al 1495 cantore della cappella pontificia. Tornato in Francia, dal 1495 al 1499 diresse la cappella del duomo di Cambrai; dal 1500 al 1503 fu a Parigi, probabilmente alla corte del re Luigi XII, poi, fino alla morte, a Condé quale priore della cattedrale.
La sua produzione comprende messe, mottetti, salmi, d'intenso vigore lirico, canzoni francesi e altro. Notevoli le messe La-sol-fa-re-mi (cioè sul tema tratto dalle parole Lascia fare a me), Ave Maris Stella, D'ung aultre amer, Mater patris. Molte musiche, specie i mottetti, sono pubblicate in varie raccolte, altre composizioni sacre si conservano alla Cappella Sistina.