Musicista italiano (Venezia 1882 - Treviso 1973). Insieme a I. Pizzetti, O. Respighi e A. Casella, M. fece parte della generazione di musicisti che, in reazione al predominio assoluto del melodramma, contribuirono a riportare la musica strumentale italiana nel solco della tradizione europea. La sua musica, di carattere essenzialmente antiromantico, si ispirò alla lezione del Sei-Settecento ed è improntata a grande libertà formale. Da questo deriva anche la sua concezione teatrale, incentrata sulla ricerca di un nucleo lirico intorno al quale la musica si organizza in episodi autonomi (Orfeide, 1918-21; La favola del figlio cambiato, 1934; Capitan Spaventa, 1963).
Studiò nei conservatori di Vienna, Venezia e Bologna, dove si diplomò in composizione, nel 1904, con M. E. Bossi. Nel 1913, durante un soggiorno parigino, strinse amicizia con M. Ravel ed ebbe modo di assistere alla prima assoluta di La sagra della primavera di I. F. Stravinskij. Conobbe anche A. Casella e G. D'Annunzio, insieme ai quali, nel 1923, fondò la Corporazione delle nuove musiche, filiazione italiana della Società internazionale di musica contemporanea (SIMC). Titolare del corso di alta composizione al conservatorio di Parma (1921-23) e di quello di perfezionamento nella stessa disciplina a Venezia (1932-40), tenne altresì (1936-39) la cattedra di storia della musica presso l'univ. di Padova e la direzione del liceo musicale di Venezia (1940-52).
Considerato il massimo rappresentante della cosiddetta generazione dell'Ottanta, M. risentì inizialmente, come gli altri, dell'impressionismo francese, dal quale ben presto si distaccò per seguire la lezione della musica del Sei-Settecento, improntata a grande libertà formale ed estranea allo sviluppo tematico proprio della tecnica classico-romantica. Da ciò discende la sua concezione teatrale incentrata sulla ricerca del nucleo lirico intorno al quale la musica si organizza autonomamente e sull'abolizione dello sviluppo in favore di una costruzione a episodi giustapposti, detta a pannelli. La sua personalità di compositore, quale si rivela dalla risonanza timbrica per estendersi all'armonia, alla melodia e al ritmo, appare come una delle più originali del nostro secolo. Tra le sue composizioni per il teatro ricordiamo: L'Orfeide, trilogia (1918-21); Tre commedie goldoniane. La bottega del caffè, Sior Todaro brontolon, Le baruffe chiozzotte (1919-21); Merlino mastro d'organi (1927); Torneo notturno (1929); La favola del figlio cambiato, su libretto di L. Pirandello (1934); Giulio Cesare (1935); Antonio e Cleopatra (1937); La vita è sogno (1941); I capricci di Callot (1942); Capitan Spavento (1963); Le metamorfosi di Bonaventura (1966); Don Tartufo bacchettone (1967); Il Marescalco (1969); L'Iscariota (1971); Uno dei dieci (1971). In campo sinfonico vanno segnalate: Impressioni dal vero, tre serie (1910-22); Pause del silenzio, due serie (1917-26); undici Sinfonie (1933-69); nove concerti per strumento solista e orchestra, tra cui Concerto per pianoforte e orchestra, detto delle macchine (1964) e Concerto per flauto (1968), oltre a brani per voce solista o coro e orchestra, tra cui oratorî e cantate. In campo cameristico sono da ricordare gli otto quartetti, tra cui Rispetti e strambotti (1920), Stornelli e ballate (1923) e Cantari alla madrigalesca (1931), oltre a numerosi brani per pianoforte e liriche per canto e pianoforte. M. curò inoltre l'opera omnia di C. Monteverdi, terminata nel 1942, e dal 1947 diresse l'edizione delle opere strumentali di A. Vivaldi. Tra le sue pubblicazioni: I profeti di Babilonia (1924); La pietra del bando (1945); Il filo d'Arianna (1966); Saggi e fantasie (1966); Così parlò Claudio Monteverdi (1967).