Rappresentazione grafica di oggetti della realtà o dell’immaginazione, di persone, di luoghi, di figure geometriche. Momento ideativo o preparatorio di un’opera eseguita con altre tecniche (pittura, scultura) o espressione autonoma, ha come base la linea mediante la quale si fissa l’immagine.
I d., secondo gl’innumerevoli loro aspetti, possono distinguersi in tre gruppi: d. per contorni; d. per volumi; d. per macchie. Il d. per contorni si vale della linea tanto a circoscrivere l’esterno della forma, quanto a tracciarne i particolari interni. Si ha il d. per volumi quando, a esprimere la terza dimensione, interviene il modellato che può ottenersi, oltre che variando opportunamente lo spessore della linea di contorno, con un tracciato di linee parallele o incrociate (tratteggio), oppure con piani sfumati (chiaroscuro). Il d. per macchie determina la forma attraverso i valori ossia attraverso le intensità luminose delle singole parti, anticipando l’effetto della pittura.
Svariati sono i supporti usati per il d., dalla roccia preistorica, alla pergamena medievale, alla carta che fu decisivo fattore di diffusione, di studio e di perfezionamento nel d. e che consentì l’elaborazione di quell’applicazione particolare dei principi del d. che fu l’incisione (➔). Il mezzo grafico varia in relazione al supporto e ai principi stilistici del d.: una punta dura è ovviamente lo strumento del graffito; il pennello fu usato dagli Egiziani, dai pittori vascolari greci e specialmente dai disegnatori cinesi e giapponesi. Dagli artisti del Rinascimento fu anche usata, per ottenere sottilissimi contorni, la punta d’argento. Si adoperarono anche cannucce flessibili, e, dopo il 6° sec., le penne d’oca, di gallina ecc., fino all’odierna penna metallica. Con il pennello e la penna si usano vari tipi di inchiostri (dall’inchiostro di china al bistro, al seppia), diluiti in varie concentrazioni. Il carboncino, già adottato nel 15° sec., ebbe il massimo favore nel 19°. La pietra nera tenera d’Italia fu in uso nel 15° e 16° sec.; la sanguigna apparve in Francia nel 15° sec. ed ebbe grande diffusione. La grafite diede origine alle matite oggi di uso universale, insieme con quelle di carbone. Particolari sono i d. preparatori nella pittura murale, ottenuti con linee incise o tracciate con il rosso sanguigno (➔ sinopia).
Il d. è stato oggetto, a partire dalla fine del Trecento, di svariate elaborazioni teoriche (C. Cennini, L.B. Alberti, G. Vasari, F. Zuccari ecc.) e sempre più nella moderna indagine storica e critica è considerato elemento essenziale e spesso illuminante nella valutazione della personalità di un artista. L’importanza del d. sia come mezzo di indagine critica, sia nel suo proprio valore artistico ha provocato – in ogni tempo – il formarsi di ricche collezioni. Sono tuttora noti alcuni fogli che facevano parte del libro di d. di artisti di ogni tempo raccolti da G. Vasari. Tra le più importanti collezioni di d. si ricordano: Firenze: Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Casa Buonarroti (disegni di Michelangelo); Milano: Biblioteca Ambrosiana; Roma: Gabinetto Nazionale dei Disegni e delle Stampe; Torino: Biblioteca già reale; Venezia: Accademia e Museo Correr; Parigi: Louvre; Lilla: Musée Wicar (Palais des Beaux Arts); Madrid: Biblioteca nacional; Berlino: Kupferstichkabinett - Sammlung der Zeichnungen und Druckgraphik; Londra: British Museum; Windsor: Royal Collection; Vienna: Albertina; San Pietroburgo: Ermitage; New York: Morgan Library e Metropolitan Museum.
Per d. architettonico s’intende la rappresentazione grafica degli edifici sia nell’aspetto formale esterno, sia nelle caratteristiche interne delle loro strutture d’insieme e di dettaglio. Tra i vari tipi di d. architettonico sono da distinguere quelli che riproducono lo stato di edifici già esistenti ( rilievi), da quelli destinati alla costruzione di edifici nuovi ( progetti). In questi ultimi lo scopo del d. è di fornire ai responsabili delle fasi costruttive i dati necessari e sufficienti per una corretta esecuzione dei lavori. Gli elaborati grafici a ciò destinati consistono in rappresentazioni convenzionali degli sviluppi orizzontali (piante) e verticali (alzati, prospetti, sezioni) delle varie parti dell’edificio; in particolari architettonici e tecnici, rappresentati mediante specifici rapporti di scala. La concezione dell’edificio è raffigurata attraverso il d. sia in fase di abbozzo o studio preliminare (schizzo, bozzetto), sia attraverso rappresentazioni prospettiche caratterizzate da particolari accenti o virtuosismi veristici ai fini di rendere più efficace la percezione d’insieme dell’opera architettonica progettata.
Del d. architettonico in uso presso gli antichi non si hanno conoscenze dirette, ma già Vitruvio annotava che gli architetti preparavano piante (ichnographiae), disegni (orthographiae) e visioni prospettiche (scaenographiae) delle loro opere. Verosimilmente si ritiene che nel Medioevo il d. non avrebbe conosciuto alcuna forma autonoma e la progettazione si sarebbe svolta direttamente in cantiere, mentre è altresì ipotizzato che esistesse già un tipo di d. analogo a quello poi comunemente in uso nella cosiddetta età rinascimentale: basti pensare alla pianta ideale dell’abbazia di San Gallo (9° sec.) o al famoso quanto discusso album (1230-36) di Villard de Honnecourt, che accanto a schizzi figurativi mostra un repertorio di motivi architettonici. Dal Rinascimento si assiste al progressivo sviluppo di d. sempre più finalizzati all’attività costruttiva, parallelamente alla diffusa consuetudine di rilevare monumenti antichi ed elaborare motivi ornamentali, particolari o modelli architettonici di varia complessità e fantasia.
Nella cultura razionalista moderna, il d. architettonico, pur tendendo a spersonalizzarsi per divenire solo veicolo di notazioni tecniche, mantiene parallelamente inalterata l’espressività soggettiva nelle annotazioni rapide dello schizzo, come documentano i disegni di E. Mendelsohn, le assonometrie neoplastiche di G.T. Rietveld, gli album di Le Corbusier o gli acquerelli di F.L. Wright. Si deve inoltre ricordare come abbia avuto sensibile diffusione anche un tipo di d. architettonico eseguito con pastelli, acquerelli, a olio o con le tecniche più diverse, che si discosta dal d. finalizzato alle fasi costruttive per assumere una completa autonomia, trovando talvolta una specifica collocazione nel mercato artistico.
Negli ultimi decenni del 20° sec., in seguito al generale ruolo svolto dalla diffusione dell’informatica e del digitale, ha assunto particolare importanza il CAD (dall’inglese Computer Aided Design, «progettazione assistita dall’elaboratore»). L’utilizzo dell’elaboratore ai fini esclusivi della realizzazione di d. rappresentativi, resi comunque articolati e vari proprio in virtù delle possibilità e dalle facilitazioni offerte dal CAD, va tuttavia distinto dall’uso dell’elaboratore per le fasi specificamente progettuali, rivolto cioè alla sperimentazione delle possibilità dei suoi processi generativi, creando nuove modalità di conformazione della forma e dello spazio architettonico.
Risultato dell’analisi e della progettazione di un sistema hardware e/o software che rappresenta l’architettura complessiva del sistema stesso.
Strumento di libera espressione. La rilevanza del d. per lo studio psicologico del bambino fu sottolineata alla fine dell’Ottocento, precorrendo la scuola psicanalitica. Sono stati oggetto di studio e indagine psicologica la genesi del d. intenzionale, il realismo, la rappresentazione delle relazioni e la prospettiva. Numerosi sono i test psicologici che si servono del disegno.
Determinazione schematica, a grandi linee, di una serie di operazioni, di un’impresa e simili: d. di manovra, l’estrinsecazione, da parte del comandante di una grande unità complessa, dei propri intendimenti per la condotta della manovra nelle sue varie fasi e delle connesse modalità esecutive.
Rappresentazione grafica di oggetti da costruire, accompagnata da tutti i dati necessari alla costruzione. D. al calcolatore D. tracciato su un video grafico con l’ausilio di apposite interfacce utente-calcolatore (tastiera, mouse, tavola grafica ecc.), utilizzando opportune applicazioni, per es., il CAD. Il d. viene successivamente trasferito su carta per mezzo di una stampante o di un plotter. Gli strumenti grafici disponibili consentono di eseguire d. tecnici anche molto complessi in tempi brevi e con grande precisione, di effettuare in modo semplice e rapido eventuali modifiche, di memorizzare in un calcolatore, ed eventualmente classificare e disporre in un opportuno data base, i d. tracciati. D. meccanico Rappresentazione di un pezzo, di un meccanismo o di una macchina, utilizzabile non solo per la costruzione, ma anche per il montaggio. Gli enti di unificazione dei vari paesi (in Italia l’UNI) stabiliscono norme particolareggiate per l’esecuzione, in modo da renderne contemporaneamente rapida e priva di possibilità di errori la lettura; dette norme sono uniformate dall’ISO (International Organization for Standardization). Il metodo di rappresentazione usato nella quasi totalità dei casi è quello delle proiezioni ortogonali: dell’oggetto si rappresentano viste e sezioni atte a metterne in evidenza tutti i particolari costruttivi interni ed esterni; in assonometria si rappresentano talvolta gli esplosi. Sul d. sono indicate, oltre alla forma dell’oggetto, le sue dimensioni (quotatura), la natura dei materiali, le lavorazioni e le tolleranze. Le norme per il d. stabiliscono: spessore e tipo di linee da usare a seconda che si debbano rappresentare spigoli, assi di simmetria, linee di costruzione, piani di sezione ecc.; viste e sezioni necessarie a individuare un oggetto, disposizione e tipo di tratteggio da usare nelle sezioni a seconda dei pezzi, dei collegamenti e dei materiali impiegati; disposizione delle quote secondo precisi sistemi di quotatura; indicazione, se necessario, delle tolleranze dimensionali, superficiali (rugosità) e geometriche con apposito simbolismo; indicazione di lavorazioni o trattamenti particolari. Il d. meccanico viene eseguito con il computer utilizzando dei software specifici (CAD), e successivamente stampato mediante plotter.
Nella tecnica della trasmissione delle immagini, d. di analisi (o di sintesi), il percorso che l’elemento esplorante (o riproduttore) compie sull’immagine da trasmettere (o per ricomporre l’immagine ricevuta).