Architetto e disegnatore (n. in Piccardia, forse a Honnecourt presso Cambrai, agli inizi del sec. 13º). Il nome di V. è legato a quanto di lui resta, un taccuino di disegni (1230-36; Parigi, Bibl. Naz., ms. fr. 19093), che contiene appunti di viaggi, disegni d'architetture, sculture, carpenterie, ecc. Dal manoscritto emerge che egli era esperto nella costruzione di edifici e di macchine, che aveva viaggiato in Francia e in altri paesi d'Europa, disegnando quanto gli apparisse interessante e utile ai progetti nei quali prestava la propria opera.
Le uniche notizie sulla sua vita sono tratte dal suo taccuino. V. ricevette la sua prima educazione professionale probabilmente nei cantieri dell'abbazia cisterciense di Vaucelles, della cui chiesa, ricostruita fra il 1190 e il 1235, lasciò il disegno della pianta del coro. Visitò, arricchendo il suo taccuino di disegni e notazioni, le cattedrali di Cambrai, Laon, Reims, Meaux, Chartres, Losanna; soggiornò in Ungheria, probabilmente tra il 1244 e il 1251. Della sua attività non resta alcuna traccia, poiché prive di fondamento sono le ipotesi di una sua effettiva partecipazione alla costruzione della cattedrale di Cambrai e della cattedrale di S. Elisabetta a Cassovia. Anche la collegiata di St. Quentin (1225-57), attribuita a V., per i vari successivi rifacimenti, non fornisce alcun elemento distintivo dello stile dell'architetto. Il taccuino, la cui edizione critica fu curata nel 1935 da H. Hahnloser che individuò anche due altri maestri che presumibilmente continuarono l'opera di V., consta ora di 33 fogli ed è l'interessante testimonianza della complessa figura dell'architetto gotico, della sua esperienza e abilità nel fornire ricette di intonaci, cementi, malte, accorgimenti sulla tecnica del taglio della pietra, schemi di figure racchiuse in reticoli geometrici per facilitare la riproduzione sulla pietra e sul muro fino all'estrosa invenzione di macchine (da guerra o per sollevare pesi), e di un orologio solare.