Termine che dall’originario significato «dei Goti» è stato spesso usato estensivamente come sinonimo di germanico, tedesco.
Diffuso a partire dal 15°-16° sec. in generico riferimento all’architettura d’oltralpe, con un’accezione fondamentalmente negativa e in contrapposizione con l’architettura dell’antichità classica e della sua riscoperta moderna, nella storiografia artistica il termine g. comprende l’arte e l’architettura europea del periodo che va circa dalla metà del 12° sec. al 15°, arrivando, in alcuni casi, fino al 16° secolo. Rispetto all’arte del precedente periodo romanico, che pur ne contiene le premesse, e in genere a quella di tutto il Medioevo, essa ha caratteristiche profondamente originali. La sua novità si manifesta soprattutto nell’architettura, che ha funzioni preminenti, poiché scultura e pittura, pure sviluppatissime, dipendono ancora in gran parte da essa.
L’architettura g. sorse certamente nell’Île-de-France, come nuova ardita tecnica costruttiva, basata sullo sfruttamento di elementi architettonici del resto già noti (l’arco acuto e la volta a costoloni), ma ora per la prima volta coordinati allo scopo di dare una sempre maggiore elevazione e slancio verticale all’edificio. L’edificio è infatti, nel g., un organismo la cui statica risulta dal tipico equilibrio esercitato dalle varie parti, dove il peso della costruzione non è più ripartito uniformemente sulle murature d’ambito ma è concentrato soltanto su alcune strutture che, opportunamente rinforzate (con contrafforti, archi rampanti ecc.), divengono essenziali sostegni di tutto il complesso (v. Fig. 1); ciò che non ha funzione portante appare quasi superfluo; le pareti possono così rimanere sottili, aprirsi in larghissime finestre, l’edificio acquistare in tutto leggerezza, slancio, e un senso di razionale energia.
Il primo monumento in cui si manifesta appieno il nuovo stile è la chiesa dell’abbazia di Saint-Denis, presso Parigi (circa 1132-44), fatta erigere dall’abbate Suger. Nella seconda metà del 12° sec. si elevarono le cattedrali di Noyon, Senlis, Laon, e la chiesa di Saint-Remi a Reims; Notre-Dame di Parigi è l’ultima delle grandi chiese del g. primitivo. Alla fine del 12° sec. l’uso ormai abituale dell’arco rampante permette audacie costruttive. Esternamente, l’edificio, che ha in genere facciata fiancheggiata da due torri, a tre portali, diventa sempre più riccamente adorno di sculture e rilievi, ordinati in cicli; grande importanza acquista il rosone, sopra il quale si trova spesso una galleria. L’apogeo della costruzione g. è segnato dalle grandiose cattedrali di Chartres (1194-1260), Soissons, Reims (iniziata 1212), Amiens (1220), Beauvais (1227): queste hanno magnifica planimetria (coro a deambulatorio, con cappelle a raggiera; vasto transetto a più navate, sormontato da torri come la facciata; triforio sulle arcate della navata principale; grandi finestroni guarniti di trafori di pietra per le vetrate). Fra le opere più caratteristiche del 13° sec. è la Sainte-Chapelle di Parigi (1245-48). Con l’inoltrarsi del 14° sec. le forme architettoniche diventano sempre più slanciate e leggere, più ampie le finestre, sempre più sovrabbondante la decorazione plastica, profusa in ogni particolare, sì che tutta la fabbrica finisce con assumere l’aspetto di un vero e proprio merletto di pietra. In questo periodo l’architettura g. si diffonde in tutte le province della Francia e dell’Europa, unendosi alle forme locali e assumendo vario carattere.
Dall’inizio del 15° sec. alla metà del 16° il g. ha la sua ultima fase, è detta dello stile flamboyant (g. fiorito, o fiammeggiante): la struttura architettonica perde in gran parte l’antica semplicità e razionalità, moltiplicando artificiosamente le difficoltà per superarle con studiate soluzioni; la decorazione diventa addirittura sfarzosa, ma più rigida e meccanica.
L’architettura civile fu sviluppatissima, ma poco è ciò che ne è rimasto: nei palazzi reali, ora distrutti, si ebbero, insieme a una planimetria più razionale, installazioni pratiche più moderne. Particolarmente importante fu l’architettura militare (antico Louvre; palazzo dei Papi ad Avignone).
In Italia, l’architettura del g. francese penetrò per opera dei cistercensi tra 12° e 13° sec. (abbazie di Fossanova, Casamari, Chiaravalle); fu poi seguita anche dai francescani (S. Francesco di Bologna; S. Francesco di Assisi), fu propagata nell’Italia meridionale da Federico II (Castel del Monte) e poi dagli Angioini. Dopo questo primo periodo, però, gli architetti italiani si mostrarono alquanto refrattari al g., di cui adottarono le forme piuttosto in taluni particolari che nell’impronta d’insieme, che ebbe un carattere spaziale del tutto diverso da quello d’oltralpe, caratterizzato da un senso di misura e di equilibrio (a Firenze, S. Croce, S. Maria del Fiore): le linee orizzontali prevalsero, infatti, sulle verticali; la compattezza delle pareti fu conservata, ed esse ebbero spesso una ricca decorazione pittorica, mentre finestre e rosoni ebbero sempre un’importanza minore. Caratteri originali ebbe l’architettura g. delle varie regioni e città, da Siena, a Firenze, a Venezia, all’Italia meridionale. Il concetto dominante nelle chiese g. italiane non è quello dell’altezza e dell’esasperazione dei problemi statici della volta (nel duomo di Orvieto e in molte delle maggiori la copertura è a tetto), ma del senso della stabilità permanente: l’edificio g. italiano risulta piuttosto come una diretta derivazione di quello romanico, con aggiunta di particolari d’oltralpe (archi acuti, decorazione).
Oltre che in Francia, l’architettura g. creò grandi capolavori in Inghilterra (di carattere molto originale: le cattedrali di Canterbury, iniziata nel 1125; di Chichester; di Salisbury, 1220; Ely, Worcester; l’abbazia di Westminster); in Spagna (Ávila, Toledo, Burgos, León, Gerona, Valenza, Oviedo, Siviglia ecc.). In Renania e nella Germania meridionale le correnti g. giunsero solo al principio del 13° sec., per trionfare poi a Treviri (chiesa della Madonna), Marburgo (S. Elisabetta), Colonia (duomo, 1248-1322). Varietà particolari, assai originali, si ebbero nei Paesi Bassi, nella Germania settentrionale, in Scandinavia, mentre nel bacino orientale del Mediterraneo l’arte g. si propagò per mezzo delle colonie franche fondate dai crociati, nel 12°-13° sec. (abside del S. Sepolcro a Gerusalemme; cattedrale di Tortosa in Siria; numerosi castelli, fra cui notevole in Siria il Krak dei Cavalieri, circa 1265).
Nella scultura, che ebbe un intenso sviluppo perché largamente impiegata nella decorazione architettonica, il g. rappresentò una forte reazione alla tradizione romanica. La statuaria non fu più un semplice rivestimento decorativo delle costruzioni, ma vi assunse una parte preminente. Dalla seconda metà del 12° sec. il nuovo stile, caratterizzato da una compostezza quasi classica, si diffonde dall’Île-de-France, dove aveva dato le sue prime grandi opere (sculture di Saint-Denis; del ‘portale dei Re’ a Chartres; di Senlis ecc.). Capolavori della scultura g. pienamente matura sono le decorazioni plastiche della porta della Vergine in Notre-Dame di Parigi (1210-20), i portali della cattedrale di Amiens (1225-36), il complesso di statue della cattedrale di Reims. Nel 14° sec., alla grandiosità del periodo precedente succede una maggiore ricerca di eleganza e raffinatezza, che va poi accentuandosi in seguito, per far posto, nel 15° sec., a un naturalismo che finisce con il diventare vero e proprio verismo. Il propagarsi della scultura g. francese fu ostacolato dall’originalità della scultura romanica in Germania, Spagna e Italia; ma poi lo stile g. divenne linguaggio internazionale, i cui manierismi furono diffusi dai piccoli oggetti (avori intagliati, oreficerie, smalti ecc.).
Nel g. primitivo (13° sec.) la pittura ebbe valore di pura decorazione colorata in piano, con l’attenuazione del modellato e della profondità; nella miniatura, che ebbe sviluppo grandissimo, raggiunse un’alta raffinatezza fuori da ogni intenzione di realismo, in vista di una riduzione della forma a pura armonia di linee. Questo stile pittorico divenne rapidamente internazionale, mentre in Italia fu fronteggiato prima dalla pittura bizantineggiante, poi dalla nuova arte di Giotto; Siena invece, nella prima metà del 14° sec., ne accoglieva i modi che poi, elaborati da artisti senesi attivi ad Avignone, dovevano rifluire in Francia, contribuendo alla formazione del cosiddetto stile g. internazionale (fine 14° sec. - metà 15°). Questo stile, diffusosi ovunque, ebbe come caratteristica l’accentuazione di molti manierismi g. e una tendenza all’osservazione particolare, realistica; l’accurata rappresentazione del dettaglio, la vivacità del colore, la predilezione per le forme più eleganti e raffinate lo fanno apparire frutto di una società cortese e privilegiata; ma in esso non mancarono i fermenti nuovi, poi affermatisi dal 1425 circa in poi. Tra i capolavori della pittura g. di questo periodo vanno ricordate le opere di M. Broederlam, di H.-J. Malouel, dei miniatori Jacquemart de Hesdin e Pol de Limbourg.
Per il romanzo gotico ➔ gòtico, romanzo.
Fu così chiamata nel Rinascimento italiano, dando a g. il senso generico di ‘barbarico’, quel tipo di scrittura che, nato nella Francia settentrionale e nell’Inghilterra meridionale all’inizio del 12° sec., si diffuse in tutta l’Europa, sostituendo nell’uso librario le più tarde espressioni della minuscola di tipo carolino, favorita anche dall’adozione di particolari tecniche e strumenti scrittori, quali la penna di volatile.
Caratteristiche generali della scrittura g. sono il tratteggio fortemente contrastato, la netta spezzatura delle curve, la compattezza dello scritto, la frequenza delle abbreviature, che conferiscono alla pagina un aspetto di elegante e artificiosa calligraficità. Nel suo ambito g. si distinguono: la g. francese, angolosa ed elegante; la tedesca, di tratteggio grosso e spezzato (fractura); quella inglese, alta e stretta. In Italia, introdotta nel corso del 12° sec., assunse caratteristiche proprie di regolarità di tratteggio e di rotondità nelle forme, tali da giustificare l’appellativo di rotunda, che la contraddistingue.
Grande diffusione ebbe la scrittura g. nell’ambito dei centri scrittori annessi alle maggiori università europee, presso i quali si svilupparono anche tipizzazioni particolari della scrittura, dette litterae scholasticae; di esse le più note furono la littera bononiensis e quella parisiensis. L’uso librario della g. durò sino a tutto il 15° sec. e si trasmise alla stampa, mantenendosi nei paesi germanici fino ai nostri giorni. Molto caratteristico fu nel 13°-15° sec. anche l’alfabeto maiuscolo g., che ebbe larga diffusione in campo epigrafico.
La linea difensiva stabilita dai Tedeschi durante la Seconda guerra mondiale lungo l’Appennino, dalla zona a S di Viareggio alla zona di Rimini (agosto 1944 - aprile 1945).