Tessuto leggerissimo e rado che si ottiene, a mano e a macchina, cucendo, annodando, intrecciando fili di ogni tipo, d’oro, d’argento, di seta, di cotone, ma più spesso di lino, usato soprattutto per confezionare o guarnire capi di biancheria femminile o da casa. Le varie specie di m. si possono classificare in 5 tipi caratteristici, secondo la lavorazione: ad ago; a fuselli; misti, a fuselli e ad ago; all’uncinetto; a base di nodi. Il m. risale alla fine del Quattrocento e fu in origine un’occupazione praticata dalle dame e nei conventi.
Precursori ne furono i ricami trasparenti, in cui l’ago si appoggia a un fondo tessuto, a ‘sfilatura’, a ‘fili tirati’, o su tela rada (‘buratto’). Il vero m. compare solo con le trine ‘a reticello’, formato da fili tesi sulle sfilature e ricoperti di punti a cordoncino, a smerlo con barrette e pippiolini. Poco ci rimane delle prime sfilature, troppo fragili per arrivare a noi. Lo svolgersi dell'arte può seguirsi attraverso i libri di modelli pubblicati specialmente in Italia, e in particolare a Venezia, dove sorse e fiorì (A. Paganino, M. Pagan, C. Vecellio, ecc.). Qui dal reticello si sviluppò il cosiddetto punto in aria, vero m. eseguito senza il tessuto: i motivi, tracciati sulla pergamena e segnati con un filo, sono riempiti col punto stesso del reticello e legati fra loro con barrette irregolari, a punto festone o con nodini e asolette. Col Seicento, si tentarono effetti di rilievo, per ottenere m. d'aspetto più sontuoso, quali il "gros point de Venise". In questa epoca, la produzione di m. passò ai laboratori, per provvedere alla maggiore richiesta; leggi suntuarie tentarono di frenarne la moda e i prezzi altissimi. La fondazione in Francia (1665), da parte di J.-B. Colbert, di manifatture reali per la produzione dei m., accompagnata da leggi severamente protezionistiche, fece sì che da Venezia si trasferissero maestre trinate, chiamate ad addestrare le nuove artigiane. Quasi tutti i punti, e molte trine, ebbero da allora nomi francesi e tutto passò sotto il nome di point de France. Maria de' Medici aveva introdotto in Francia, per opera dell'italiano F. Vinciolo, il point coupé, ma i disegni francesi (anche di artisti quali C. Le Brun e J. Bérain) erano caratterizzati da una maggiore leggerezza, rispetto a quelli veneziani: sotto Luigi XIV si usano le gale arricciate e sovrapposte che domandano disegni minuti. Nei grandi laboratori di Alençon, Sédan, Argentan, l’esecuzione dei m. comprendeva una dozzina di operazioni affidate ad altrettante operaie: si producevano m. raffinati, imitati poi nelle Fiandre e nella stessa Venezia. Tra i m. italiani del Settecento, notevoli quelli di Burano, con fondo di tulle a piccole maglie quadre.
Contemporaneo e parallelo allo sviluppo delle trine ad ago fu quello delle trine a fuselli, anch’esse di origine italiana e piuttosto popolare: risultano da un tessuto fatto incrociando, avvolgendo, intrecciando i fili raccolti a un’estremità su piccoli fusi, e all’altra puntati con spilli a un cuscinetto (tombolo). Celebri i m. di Genova (rosaces de Gênes); notevoli anche quelli del tipo Milano e Cantù, usati nel Seicento per arredi di chiesa e, di carattere più popolare, il m. a fuselli di Pescocostanzo e dell’Aquila. Il m. a fuselli ebbe grande sviluppo nelle Fiandre (v. fig.): la trina con fondo di tulle, chiamata punto d’Inghilterra o di Bruxelles, fabbricata anche in Inghilterra e nella Francia, e la trina di Bruxelles o punto gaze, col fondo tipico per la leggerezza del tulle, furono di gran moda nel Settecento. Altri tipi di m. a fuselli molto noti sono il malines, preziosissimo, fiammingo; il valenciennes, già noto nel 1600, il brabante, il guipure, lo chantilly, la blonda.
Nel Novecento, è diventato sempre sempre più raro l’uso delle costose trine a mano, mentre si sono diffuse quelle eseguite a macchina. Notevolissima, comunque, rimane la produzione veneziana (Burano), dopo la ripresa ottocentesca.