(fr. Paris) Città capitale della Francia (10.900.952 ab. nel 2018, considerando l’intera agglomerazione urbana). È situata sulle rive della Senna, al centro dell’Île-de-France, e alla confluenza nella Senna della Marna e dell’Oise. Amministrativamente la città era compresa nel dipartimento della Seine fino al 1965, quando, nel quadro del riordinamento dei poteri locali della regione parigina, alla città di P. è stato attribuito lo statuto di dipartimento, diviso in 20 circondari (arrondissements), contrassegnati da un numero romano progressivamente crescente a seconda della distanza dal Palazzo del Louvre.
La scelta del sito topografico fu determinata, in origine, dalla presenza di un’isola (Île-de-la-Cité) che rendeva facile l’attraversamento del fiume e garantiva possibilità di difesa. La posizione della città su una via fluviale, la Senna, dal cui bacino è agevole il passaggio a quelli dei fiumi Loira, Yonne e Marna, si è rivelato un vantaggio così consistente, in termini territoriali, che P. ha in sostanza costituito, nella storia, il baricentro geografico della Francia. Già nel 13° sec. P. era la maggiore città del mondo occidentale; alla fine di quel secolo, quando la sua università attirava studiosi di tutta l’Europa civile, superava i 200.000 ab. e alla fine del regno di Luigi XIV toccava il mezzo milione. Il 18° sec. rappresentò un periodo di minore incremento, ma all’inizio del 19° sec. la popolazione toccava i 550.000 ab.; nel 1851 superò il milione e intorno al 1888 i 2 milioni. Con il progressivo ampliamento delle funzioni economiche e amministrative, la città ha visto crescere sempre più la consistenza demografica (2.981.000 ab. nel centro e 4.900.000 ab. nell’agglomerato urbano nel 1931; 2.850.000 ab. nel centro e 6.438.000 ab. nell’agglomerato nel 1954; 2.176.243 ab. nel centro e 9.942.717 ab. nell’agglomerato nel 1982). Il processo di accentramento demografico si è definitivamente arrestato negli anni 1980, ma tale dinamica si è verificata in forma disomogenea fra centro e periferia, ovvero fra il quartiere degli affari, in cui è stata molto sensibile, e gli arrondissements periferici, dove i valori di decremento sono stati invece estremamente moderati e in alcuni casi si sono avuti segnali di crescita. Le vicende demografiche dell’area urbana vanno messe a confronto con iniziative combinate che negli ultimi decenni del 20° sec. hanno mirato a un alleggerimento della congestione funzionale attraverso la rilocalizzazione di attività industriali e commerciali, sia nell’ambito della stessa area metropolitana (i poli di sviluppo di La Défense, Bobigny, Créteil, Le Bourget, Rungis ecc.) sia al di fuori dei suoi limiti amministrativi. Complessivamente la regione parigina è stata organizzata, secondo un processo di zonizzazione territoriale, in tre ‘corone’ concentriche disposte intorno al nucleo direzionale, ordinate gerarchicamente per funzioni. Tra la fine del 20° sec. e l’inizio del 21° è diventato sempre più evidente il processo di decremento demografico e occupazionale nell’ambito dipartimentale, a favore di una persistente espansione dell’area metropolitana.
La composizione etnica è assai variegata. Secondo l’ultimo censimento (1999), 2.169.406 ab. dell’agglomerato urbano (19,4% della popolazione totale) risultavano nati fuori dalla Francia metropolitana (la parte europea della Francia, dalla quale sono esclusi i territori francesi d’oltremare). Il decremento del peso demografico del centro in rapporto all’Hinterland appare, in media, più forte che nelle altre maggiori aree urbane del paese (solo Marsiglia ha conosciuto, in termini relativi, dinamiche di dimensioni simili).
Il ruolo economico della città è caratterizzato principalmente dal settore dei servizi, di gran lunga il primo in termini di consistenza occupazionale: la capitale concentra, infatti, oltre il 40% degli addetti al terziario privato e più di un terzo del settore pubblico della regione. A fungere da elemento attrattivo è soprattutto il terziario avanzato: attività creditizie e finanziarie, servizi per le imprese (marketing, pubblicità, alta consulenza finanziaria e gestionale), media nazionali, formazione universitaria (P. è dotata di 13 università), interazione impresa-ricerca. Il settore secondario copre tutti i principali comparti, tra cui alcune specializzazioni quali le costruzioni meccaniche (automobilistiche e aeronautiche), elettriche e l’elettronica, oltre alla chimica, la farmaceutica, l’editoria, il cinema, l’abbigliamento ecc. Il processo di deindustrializzazione in atto dalla fine degli anni 1980 ha tuttavia prodotto un indebolimento delle attività industriali, soprattutto nei settori energetico e del tessile-abbigliamento, mentre una tenuta positiva è stata dimostrata da produzioni di carattere specialistico, come l’oreficeria, la gioielleria, la moda e l’editoria. A fronte di un generalizzato calo demografico, l’aumento del tasso di disoccupazione (8% nel 2009) e la contrazione di attività e posti di lavoro si sono accompagnati a processi di riassetto e diversificazione funzionale.
Importantissimo centro culturale e di attrazione turistica, nonché sede di numerose organizzazioni internazionali, tra cui l’OCSE e l’UNESCO, P. ha visto crescere, con l’inizio del 21° sec., l’incidenza del suo ruolo culturale e scientifico, mediante interventi nei settori della cultura, delle grandi infrastrutture di comunicazione e del turismo.
Nodo centrale del sistema stradale e autostradale francese, P. è circondata da una tangenziale interna, il Boulevard Périphérique e da due anelli esterni, l’A86, o super-périphérique, e La Francilienne; nella rete ferroviaria sono in funzione 7 stazioni principali (Nord, Est, Lyon, Austerlitz, Montparnasse, Saint-Lazare, Bercy); i maggiori aeroporti sono a Orly e Roissy. Lo sviluppo delle comunicazioni cittadine si è coordinato in funzione dell’intenso pendolarismo: la rete regionale ad alta velocità, il Réseau express régional (RER), e il sistema ferroviario al servizio delle cinture periferiche sono interconnessi con la rete di metropolitane che copre l’intera città. Il tradizionale traffico fluviale lungo la Senna, sviluppatosi dopo la Prima guerra mondiale e tornato a crescere a partire dagli anni 1970, fa capo al porto della capitale.
Capoluogo della regione dei Parisii, in epoca celtica ebbe il nome di Lutetia. Nel 53 a.C. Cesare vi riunì l’assemblea generale delle Gallie; nel 52 il suo luogotenente Labieno vi sconfisse Camulogeno, capo dei Parisii; nel 275 subì un’invasione barbarica. Nel 4° sec. fu incorporata nella provincia Lugdunense IV; ormai con il nome di P., fece parte del regno romano di Egidio e poi di Siagrio. Nel 497 Clodoveo, re dei Franchi, ne fece la capitale del suo regno. Lo splendore dato a P. dalla protezione dei primi re franchi venne però meno con la decadenza dei Merovingi. Nell’885, assediata dai Normanni, resistette a lungo sotto la guida del conte Oddone, che divenne re dopo la liberazione della città. Cessato il pericolo normanno (911), la crescita cittadina riprese sull’onda dell’attività commerciale che si svolgeva specialmente lungo la Senna; già allora, P. era un importante centro di cultura, mentre l’amministrazione della città, ancora all’inizio del 12° sec., non era rappresentata che da confraternite mercantili. Residenza del re, P. non ebbe mai una carta comunale.
Al principio del 13° sec., sotto Filippo Augusto, P., ormai sede delle istituzioni della monarchia e dei corpi amministrativi, assunse aspetto di capitale. Con Filippo il Bello furono tenuti a P. i primi Stati generali (1302), nuovamente consultati nel 1314, 1316 e 1317. Le ripercussioni dell’epidemia di peste del 1348 e i numerosi errori commessi da Giovanni il Buono, caduto prigioniero degli Inglesi durante la guerra dei Cento anni (1356), determinarono un tentativo di rivoluzione municipale. Con Carlo VI cominciò un periodo di disordini: insanguinata (1408-20) dalla guerra scoppiata tra Armagnacchi e Borgognoni, P. subì la dominazione inglese dal 1420 al 1436, quando il conestabile Arturo di Richemont entrò in città. Da Luigi XI a Enrico IV i re di Francia non ebbero residenza fissa a P., che, nondimeno, partecipò intensamente allo sviluppo del paese. Nel 16° sec. fu nuovamente teatro di stragi, quali la notte di San Bartolomeo nel 1572 e il terribile assedio di quasi 4 anni posto da Enrico di Navarra. La città si ingrandì con Luigi XIII (1610-43); dopo i tumulti della Fronda Luigi XIV abbandonò P. per stabilirsi a Versailles, dove da allora fecero capo tutti gli organi amministrativi centrali. P. tuttavia continuò a essere il centro intellettuale e artistico e uno dei maggiori centri economici della Francia. A partire da Luigi XVI la storia di P. si confonde con quella della Francia.
La Rivoluzione fu un evento eminentemente parigino: decisiva fu infatti la parte avuta dal comune insurrezionale nella caduta della monarchia e nella lotta contro i girondini. I moti del 1830 portarono l’introduzione del principio elettorale nell’amministrazione municipale, abolito poi dalla Seconda Repubblica (1848). Nuovamente insorta nel 1832, nel 1834 e nel 1839, con la rivoluzione del 1848 abbatté il regno di Luigi Filippo. Sotto il Secondo Impero sorse la P. moderna. Nel 1870-71, durante la guerra franco-tedesca, P. fu assediata dai Tedeschi. Le onerose condizioni poste da Bismarck per l’armistizio imposero ai Francesi la continuazione delle ostilità, finché il 28 gennaio 1871 la città fu costretta alla capitolazione. Nel marzo la rivoluzione operaia s’impadronì di P. e, con il nome di Comune, tenne il potere per circa 2 mesi, dopo i quali fu costretta a capitolare di fronte all’assedio del governo di L.A. Thiers. Sotto la Terza Repubblica P. riprese il suo sviluppo e per tutto il 19° sec. fu il maggior centro culturale d’Europa.
Fondata non prima del 250-225 a.C., P. occupava in epoca celtica solo l’Île-de-la-Cité, collegata alle due rive della Senna da due ponti. Distrutta dai Romani (52 a.C.), fu ricostruita sull’isola, ma presto si sviluppò anche sulla riva sud, mentre la pianura a N del fiume, bassa e facilmente inondabile, rimase quasi inabitata nell’alto Impero, quando la città godette di particolare fioritura. A questa zona si opponeva l’area intensamente abitata a S della Senna, dove sono localizzabili complessi ed edifici pubblici. L’impianto urbanistico presentava il cardo maximus orientato NS, sulla linea delle attuali rue Saint-Martin, rue Saint-Jacques e rue Saint-Denis, e doveva proseguire sull’isola. La città, come molte altre, era priva di mura. Il foro occupava uno spazio molto ampio e sembra far parte di un unico grande organismo in cui sono compresi altri grandi edifici, fra cui due terme e un teatro. Esisteva certamente, sull’isola, un santuario singolare: fu dedicato a Giove (14-27) dalla potente corporazione dei battellieri che gestivano la navigazione sulla Senna (resta un pilastro con rilievi). Un piccolo teatro è stato localizzato nei pressi del Jardin du Luxembourg, a O di un anfiteatro. Resti di un cimitero cristiano sono venuti in luce a E, in zona Saint-Marcel. Sull’isola scarse sono le tracce dell’abitato protoimperiale: alcune fondazioni sotto il Palazzo di Giustizia e una necropoli detta Fief de tombes. Nel tardo Impero si cominciò a costruire anche sulla riva nord, dove comunque già dall’alto Impero esisteva, sulla collina di Montmartre, un santuario extraurbano dedicato a Mercurio. Tardo imperiali sono le mura costruite intorno all’isola dopo la distruzione a opera di Franchi, Sassoni e Alemanni nel 3° secolo.
Sulla città romana e tardo imperiale si sovrappose, nel primo Medioevo, un nuovo sviluppo nell’Île-de-la-Cité, allora cinta di mura (nulla resta della primitiva cattedrale né del primo Palazzo Reale), mentre centro dello sviluppo urbano sulle rive della Senna furono, nell’Alto Medioevo, alcune grandi fondazioni religiose: Saint-Martin-des-Champs sulla riva destra (rifatta nel 18° sec.; abside del 1140) e Saint-Germain-des-Prés sulla sinistra (11°-12° sec., rimaneggiata). Nuove estensioni a S della Senna sorsero intorno all’università (altura di Sainte-Geneviève) e, a N, intorno alla Place de Grève. Una cinta di mura, costruita da Filippo Augusto (1190 e 1210), riunì per la prima volta queste zone; nel 1370, la cinta di Carlo V ampliava la precedente sulla riva destra, dove il re trasportò, dalla Cité, la sua residenza (Hôtel St.-Paul, distrutto), e comprendeva il Louvre, fortezza da lui trasformata in palazzo, mentre dalla parte opposta, a E, era difesa dalla Bastiglia. Parallelamente alla Senna, da O a E si aprivano sulle due rive due arterie (rues Saint-Antoine e Saint-Honoré), mentre una via N-S, attraversando la Cité (rues Saint-Jacques e Saint-Martin), determinava la pianta accentrata della città. La P. medievale non aveva piazze, tranne quella di Grève; anche la chiesa di Notre-Dame, capolavoro dell’architettura gotica francese (1163-1246, compiuta 14° sec.), nella Cité, era inglobata nell’abitato.
Lo spostamento della corte sulle rive della Loira arrestò in parte, nel 15° sec., lo sviluppo della città, che riprese nel 16° sec., con i nuovi lavori per il Louvre (progetto di P. Lescot), che proseguiranno nel 17° e 18° sec., e la fondazione delle Tuileries (P. de l’Orme per Caterina de’ Medici), alle quali si congiungerà solo nel 19° secolo. Accanto a tali esempi di edilizia classicheggiante sorsero edifici gotici, come Saint-Eustache (P. Lemercier), Saint-Merri, Saint-Étienne-du-Mont. Pont-Neuf fu il primo ponte di P. riservato alla sola viabilità, senza soprastrutture (1578-1606). Il 17° sec. fu determinante per il rinnovamento dell’urbanistica parigina: interi quartieri costruiti su progetto uniforme; grandi arterie rettilinee con prospettive monumentali, poi imitati in tutta Europa. Iniziò l’organizzazione dei futuri grands boulevards (con porte trionfali-decorative: porta Saint-Denis, 1672; porta Saint-Martin, 1674); si crearono nuovi quartieri (quello dell’Île-Saint-Louis, con la chiesa di Saint-Louis, 1644-1728, e l’Hôtel Lambert, 1640) e piazze tipicamente francesi (Place Dauphine, 1607). Tali places royales (con statua del sovrano nel centro) erano organismi chiusi circondati da edifici eguali, destinati al passeggio: la più intatta è la Place des Vosges, iniziata nel 1605. Si costruirono grandi chiese barocche di ispirazione italiana, e residenze come il Palazzo del Lussemburgo (dal 1615, S. De Brosse per Maria de’ Medici); del 1676 è il complesso ospedaliero della Salpêtrière di L. Bruant, architetto anche dell’Hospice des Invalides (cupola di J.H. Mansart, 1679-1706). Caratteristica di P. in questo periodo è la costruzione di eleganti hôtels privati, che nel 18° sec. si concentravano al faubourg Saint-Germain (riva sinistra della Senna). Il carattere formale delle places royales è esemplificato dalla Place Vendôme (J.H. Mansard, 1687-1720; la colonna, 1810, è al posto della statua di Luigi XIV di F. Girardon), intorno alla quale furono dapprima costruite solo le facciate. L’ultima piazza di questo tipo è Place de la Concorde, già Place Louis XV, limitata da masse di verde, dal fiume e dalla prospettiva della rue Royale.
Una grande modificazione della struttura urbana si ebbe con la cinta di mura (detta des Fermiers généraux) iniziata con Luigi XVI e completata nel 1791: i padiglioni per gli uffici del dazio (Barrières), di cui era corredata, furono eseguiti su progetti di C.-N. Ledoux (ne restano pochi esempi). Si eressero chiese ed edifici in stile classicheggiante, come il Panthéon (1757-91, poi sacrario dei grandi francesi) e Saint-Sulpice (dal 1665, Le Vau). Sempre sul finire del 18° sec. J.-G. Soufflot apriva una grande arteria O-E, di cui non realizzò che l’inizio, gli Champs-Élysées, all’imbocco dei quali, su Place de la Concorde, furono posti i due grandi gruppi di G. Coustou (i cavalli di Marly), mentre all’altro capo, per idea di Napoleone, sorgeva l’Arco di Trionfo (1806-36, J.-F. Chalgrin). L’epoca napoleonica segnò la realizzazione di alcuni grandi progetti con lo spirito classicheggiante delle prospettive rettilinee: demolizioni per l’apertura di nuove strade (rues de Rivoli, de la Paix, de Castiglione), realizzazione di monumentali edifici neoclassici (Borsa: A.-T. Brongniart, 1808; chiesa della Madeleine: P. Vignon, 1806-42; Palais-Bourbon, iniziato nel 1722 da Giardini, facciata di B. Poyet, 1807). Il Secondo Impero vide la maggiore trasformazione della topografia di P. a opera del prefetto E. Haussmann: demolite vaste zone della città antica (furono così isolati molti monumenti, tra cui Notre-Dame), anche per motivi di sicurezza, furono aperte vastissime arterie (boulevards de Sébastopol, de Strasbourg, Saint-Michel ecc.), creati i boulevards interni ed esterni, e i grandi carrefours (Madeleine, Opéra, Trocadéro). Sul piano delle realizzazioni monumentali, accanto agli stili storici e all’eclettismo della seconda metà del 19° sec. (Opéra, C. Garnier, 1875; Sacro Cuore, Abadie, dal 1873), comparivano le prime strutture in ferro (Bibliothèque Sainte-Geneviève, H. Labrouste, 1850; Halles, F.E. Callet e V. Baltard, 1851; Tour Eiffel, 1889). Un fenomeno determinante per la città di P., tra la fine del 19° sec. e l’inizio del 20°, fu l’imporsi dell’art nouveau, che influenzò tutti i settori della produzione. Nell’architettura le opere ‘floreali’ conferirono alla città un volto nuovo, esemplificato dalle stazioni della metropolitana di H. Guimard.
Nella seconda metà del 19° sec. fu notevole l’estensione della città verso i sobborghi (grandi interventi tra la nuova cinta di mura detta di Thiers, 1841-45, e quella dei Fermiers Généraux; annessione, nel 1860, dei Comuni suburbani entro le fortificazioni). Demolite (1919) le mura di Thiers, la banlieue si estese ancora mentre le zone abitative si concentravano nella parte meridionale della città e gli impianti industriali a N e lungo la Senna. Una regolamentazione del territorio divenne impellente, e P. fu al centro di un dibattito urbanistico con il Plan Voisin (1925) di Le Corbusier. Un piano per la région parisienne (costituita ufficialmente nel 1932), studiato tra il 1932 e il 1934 e approvato nel 1941, non fu mai attuato e solo nel 1955-60 ne fu elaborato uno nuovo.
Nell’ambito delle realizzazioni architettoniche, l’architettura moderna registra episodi significativi (opere di A. Perret, A. Loos, P. Chareau, H. Sauvage, R. Mallet-Stevens, Le Corbusier ecc.). La realizzazione delle villes nouvelles caratterizzò la politica insediativa degli anni 1970; nel 1971, i mercati generali furono trasferiti a Rungis e le vecchie Halles furono demolite, privando P. di una delle testimonianze più significative dell’architettura del ferro ottocentesca e lasciando spazio per una grande struttura polifunzionale prevalentemente commerciale, il Forum des Halles (1972-79; architetti C. Vasconi, G. Pencreac’h, ing. J. Prouvé). Il carattere popolare della zona del Plateau Beaubourg è stato trasformato dalla creazione del Centre national d’art et de culture G. Pompidou (1971-77; R. Piano e R. Rogers), con il Musée national d’art moderne, il Centre de création industrielle, l’IRCAM. Dal 1977 la politica urbanistica ha coinciso sempre più con la politica culturale dei grands travaux, incoraggiati poi da F. Mitterrand, e studiati nella loro localizzazione in collaborazione con l’APUR (Atelier Parisien d’Urbanisme).
Dagli anni 1980 si sono registrati interventi di riqualificazione e nuovi edifici a uso pubblico: riutilizzo a museo della Gare d’Orsay (ACT Architecture; interni di G. Aulenti; 1986); risistemazione del Louvre (I.M. Pei, dal 1983), che ha comportato il trasferimento del Ministero delle Finanze dall’ala Richelieu alla nuova sede a Bercy (P. Chemetov e B. Huidobro, 1989); Opéra Bastille (C. Ott, Saubol e Julien, 1989); l’Institut du Monde Arabe (J. Nouvel, P. Soria, G. Lézénès e Architecture Studio, 1987); nuova Bibliothèque Nationale de France (D. Perrault, 1995) a Tolbiac; tutte opere che si sono accordate con il Plan de l’Est parisien (1983) volto alla valorizzazione degli arrondissements della zona orientale. A O, l’Arche de la Défense (J.O. von Spreckelsen e P. Andreu, 1989) ha concluso idealmente l’asse occidentale che parte dal Louvre e collega il nuovo quartiere commerciale-amministrativo della Défense, sorto a partire dagli anni 1950 al di fuori del boulevard périphérique. A E l’impresa più impegnativa è stata la sistemazione della zona della Villette con la Cité des sciences et de l’industrie (A. Fainsilber e S. Mersier, 1986), la Cité de la musique (C. de Portzamparc, 1990 e 1995) e il parco progettato da B. Tschumi. Tra le molte e sorprendenti opere dagli anni 1990: Palazzo dei Congressi (C. de Portzamparc, 1999); Edifici in rue Pelleport (F. Borel, 1999) e in rue des Suisses (Herzog & de Meuron, 2000); Torre EDF (Pei, Cob Freed & Partners, 2001); Musée du Quai Branly (J. Nouvel, 2006) ecc.
I musei e le collezioni d’arte di Parigi sono tra i più importanti del mondo. L’origine delle preziosissime collezioni del Louvre va indicata in quella raccolta di opere d’arte dei re di Francia, che, iniziata da Carlo V, arricchita da Francesco I, raggiunse il suo massimo risultato nel «Cabinet» di Versailles, di Luigi XIV. La Rivoluzione radunò nei palazzi del Louvre le collezioni divise nei vari castelli reali, le opere provenienti dalle chiese e dai conventi soppressi: il museo del Louvre fu aperto nel 1793. Napoleone I aggiunse la parte migliore del bottino artistico (non tutto restituito nel 1815) tratto dall’Italia, dai Paesi Bassi, dalla Germania. Apporti di imprese archeologiche, lasciti di collezioni private notevoli hanno arricchito le collezioni, a cui vanno continuamente aggiungendosi doni privati e acquisti degli Amis du Louvre.
Le pitture degli impressionisti appartenenti al Louvre furono esposte dal 1947 al museo di Jeu de Paume e, dal 1986, sono parte del Musée d’Orsay, dedicato al 19° sec., con sede nella ristrutturata Gare d’Orsay. Dal 1939 le collezioni d’arte moderna sono state sistemate al Palais de Tokyo, dal 1977 rimasta sede del Musée d’art moderne de la ville de Paris, allorché le collezioni del Musée national d’art moderne sono state trasferite nel Centre national d’art et de culture G. Pompidou. Altri importanti musei sono: il Musée national des Thermes et de l’Hôtel de Cluny (arte medievale); Musée Carnevalet (storia della città di P.; arte francese del 17° e 18° sec.); Musée Jacquemart-André (prevalentemente arte francese del 18° sec.); Musée Cognacq-Jay (arte del 18° sec.); Musée du Petit Palais (soprattutto arte del 19° sec.); Musée Marmottan (esempio di collezionismo del 19° sec.); Musée de quai Branly (arte orientale).
Tra fondazioni e musei intitolati a singoli artisti, vanno in particolare ricordati quelli di V. Hugo (con interessanti disegni del poeta), di Rodin all’Hôtel Biron e di P. Picasso all’Hôtel Salé.
Gli archivi di P., una delle più importanti raccolte del mondo, hanno sede dal 1808 nei Palazzi Soubise e Rohan. L’istituzione dell’archivio più antico, il Trésor des chartes, risale a Filippo II (1180-1223); Luigi IX (1226-70) ne fissò la sede nella Sainte-Chapelle, dove rimase fino alla Rivoluzione. Alla base dell’ordinamento attuale è l’inventario (19.000 pezzi) voluto da Carlo V (1364-80). La Costituente e la Convenzione sancirono l’istituzione e la centralizzazione degli archivi nazionali, nei quali confluirono, oltre agli archivi del regno, i documenti della Costituente, quelli delle grandi amministrazioni del passato regime, delle istituzioni religiose soppresse, di singole personalità emigrate o giustiziate. Al principio del segreto di Stato si sostituì quello della pubblicità degli archivi, che però furono aperti al pubblico solo un secolo più tardi. L’École des chartes, fondata nel 1821 e riorganizzata nel 1829, prepara gli archivisti, cui sono affidate la conservazione dei documenti e la stampa degli inventari degli archivi nazionali e dipartimentali. Agli archivi nazionali è annesso, nel Palazzo Soubise, un Musée de l’histoire de France, che conserva documenti dai Merovingi al 1815, mentre nel palazzo Rohan, il Minutier central de Paris è riservato agli archivi degli studi notarili della Senna.
La Bibliothèque nationale de France ebbe origine dalle librerie reali. Luigi XI (1461-83) ricostruì la biblioteca del Louvre andata dispersa dopo la morte di Carlo V; Luigi XII (1498-1515) trasferì a Blois quella di Carlo VIII e l’accrebbe con fondi reperiti anche fuori di Francia, specie in Italia; Francesco I (1515-47) le diede come sede Fontainebleau, affidandone l’amministrazione a G. Budé, che l’arricchì di manoscritti greci, latini, orientali e di edizioni rare; Carlo IX (1561-74) la trasportò a Parigi, Enrico IV (1594-1610) la dotò di 800 manoscritti di proprietà di Caterina de’ Medici e la trasferì sull’altura di Sainte-Geneviève; dopo altri trasferimenti e acquisizioni di fondi, tra i quali la raccolta di J.-B. Colbert (1731), sotto i regni di Luigi XIV e Luigi XV, negli anni 1721-27 fu sistemata in rue Richelieu, sede più volte restaurata e ampliata. È biblioteca nazionale dal 1795. Nel 1926 ne entrarono a far parte la Bibliothèque de l’Arsenal, e quelle dell’Opéra e del Conservatorio, unite al dipartimento musica; ha inoltre come dipendenza le biblioteche del palazzo di Fontainebleau, della fondazione Smith-Lesouëf a Nogent-sur-Marne e il deposito di Versailles. Dalla vecchia sede in rue Richelieu, la biblioteca ha trovato dal 1996 una nuova sistemazione nell’edificio, noto con il nome di Très grande bibliothèque, progettato da D. Perrault (1989) nel quartiere Tolbiac. Il patrimonio librario ammonta a oltre 30 milioni di unità; l’assetto della biblioteca consiste in otto dipartimenti: accessioni (in media 30.000 l’anno), stampati (oltre 15 milioni), periodici (350.000 titoli), mappe e piante (400.000), stampe e disegni (5 milioni), manoscritti (500.000), incunaboli (15.000), medaglie e monete (400.000), musica. Il Catalogue général des livres imprimés de la Bibliothèque nationale de Paris, pubblicato dal 1897, è stato ultimato nel 1981 (231 volumi, corredato di supplementi quinquennali a partire dal 1960), così come il Catalogue général des manuscrits des bibliothèque publiques en France, iniziato nel 1885 e completato da supplementi. La biblioteca pubblica la Bibliographie de la France, fusa nel 1972 con il periodico Biblio.
La Bibliothèque de l’Arsenal, dipartimento distaccato della Bibliothèque nationale, risale alla raccolta costituita dal marchese Paulmy d’Argenson, aumentata dal conte d’Artois, arricchita dalle collezioni La Vallière e Soubise, dichiarata pubblica nel 1797: possiede oltre 1 milione di volumi a stampa, 15.130 manoscritti (tra i quali preziosi manoscritti miniati e 2730 scatole contenenti l’archivio della Bastiglia), 120.000 stampe, 10.000 autografi e una collezione teatrale di circa 400.000 unità.
La Bibliothèque de l’Université ha origine dal collegio teologico fondato nel 1253. Durante la Rivoluzione i fondi andarono dispersi. Fu ricostituita con il nome attuale nel 1846: è formata, oltre che dalla biblioteca della Sorbona, dalle biblioteche di facoltà e dalla biblioteca di Sainte-Geneviève, costituita nel 1624 dal cardinale F. de La Rochefoucauld.
La Bibliothèque Mazarine, nata come proprietà personale del cardinale Mazzarino, fu la prima biblioteca aperta agli studiosi (1643); dispersa durante la Fronda e ricostituita, fu poi incrementata; originariamente di carattere generale, si è andata via via specializzando nella storia di Francia e nella storia locale: possiede 400.000 unità a stampa, 5000 manoscritti, 2000 incunaboli, 500 periodici.
La vita musicale fu particolarmente attiva a P. nel 12°-13° sec., quando nella Schola della Beata Vergine (poi Notre-Dame) il magister Leonino e il suo successore, Perotino il Grande, iniziarono la rivoluzione che venne chiamata Ars antiqua. Meno innovative le manifestazioni dalla fine del 13° al 15° sec., quando comparvero comunque interessanti fenomeni come le organizzazioni di musici e musicanti, riassunte nella grande Confrérie de Saint-Julien-des-ménétriers. Centro importante di musica colta fu la Sainte-Chapelle du Palais che, fondata da Luigi IX, fu diretta da musicisti di gran nome al servizio dei re. Nel 1579 fu creata un’accademia di musica e poesia, favorita da Carlo IX ed Enrico III, che, sotto l’impulso del poeta J.-A. de Baïf e del musicista T. de Courville, tentò di ritrovare il «segreto della musica antica», cioè dello stile rappresentativo. La ritmica e la metrica «misurata all’antica» guidavano la musica e la danza nel ballet de cour, del quale è splendido esempio il Ballet comique de la Royne, ideato da B. Baltazarini di Belgioioso per Caterina de’ Medici (1581).
Nel 17° sec. la vita musicale parigina si sviluppò attraverso le varie forme del balletto di corte fino alla prima tragédie en musique di J.B. Lulli (1672). Mentre la musica da camera, grazie all’eccellenza di molti virtuosi, si diffondeva sempre più nelle famiglie e prosperavano i concerti, il teatro musicale italiano si faceva conoscere, a opera del cardinale Mazzarino, con esecutori italiani e francesi. Dal 1672 in poi l’opera produsse a P. una vera frenesia musicale (Académie royale de musique con tre rappresentazioni alla settimana per tutto l’anno). Anche i concerti ebbero gran voga: nel 1725 fu fondata da A.-D. Philidor la prima impresa di concerti pubblici a pagamento, detta Concert spirituel. A essa si aggiunsero poi, sotto Luigi XV, i concerti del finanziere P. Crozat, del principe di Conti (detti dei Mélophilistes), i celebri Concerts italiens del Louvre e delle Tuileries, quelli di corte e quelli di A.-J.-J. de la Pouplinière, ove comparvero le opere sinfoniche della scuola di Mannheim, di Gossec, della Loge olympique (spesso diretti da G.B. Viotti).
L’attività editoriale contribuì anch’essa alla diffusione della musica strumentale. Grandi sviluppi storici si erano intanto prodotti nel campo teatrale, accompagnati da altrettanto accese polemiche: prima la battaglia intorno all’Hippolyte et Aricie, con cui J.-P. Rameau esordì nel 1733 quale operista, poi quella che riunì i suoi sostenitori con gli ex detrattori lullisti, nel 1753, contro i fautori dell’opera buffa italiana (la querelle des Bouffons), ai quali ultimi (tra loro J.-J. Rousseau) arrise il trionfo, e infine la lunga guerra tra i conservatori e i gluckisti, iniziatasi nel 1775 con la rappresentazione dell’Iphigénie en Aulide. N. Piccinni (chiamato a difendere la tradizione), il gluckiano A. Sacchini e tanti altri operisti di fama lavorarono in quel tempo per il teatro parigino. Con l’Opéra, fin dalla fine del 17° sec. concorrevano i piccoli teatri della Foire con le loro rappresentazioni di genere leggero, poi evoluti dalla metà del 18° sec. negli opéras-comiques di Rousseau, A. Dauvergne, Philidor, P.A. Monsigny, A.-E.-M. Grétry, N. Dalayrac ecc. Nel 1793 veniva fondato, per trasformazione della Comédie Italienne, il Théâtre de l’Opéra-comique national. Durante la Rivoluzione la vita teatrale lasciò significative tracce con L. Cherubini. Napoleone amò e favorì anch’egli l’opera italiana, chiamando P.G. Paisiello e incoraggiando G. Spontini a scrivere il Fernando Cortez. Anche dopo la Restaurazione il teatro continuò a mantenere una sorta di primato: l’Académie de musique aveva la migliore accolta di cantanti del tempo; il Théâtre des Italiens metteva in scena Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi.
Nel 1871 il mutamento di regime produsse profonde modificazioni nella vita musicale parigina. Scomparvero il Théâtre des Italiens e il Théâtre Lyrique, mentre si svilupparono l’Opéra e l’Opéra-comique. A questi si aggiunsero altri teatri minori, o di successivo sviluppo: come la Gaîté-lyrique, Théâtre des Champs-Élysées (fondato nel 1914), Pigalle (fondato nel 1930). La musica strumentale ebbe, dal 1870 in poi, un magnifico sviluppo grazie all’attività delle associazioni concertistiche, in particolare della Société nationale de musique (1871), della Société musicale indépendante, della Revue musicale, dell’Orchestre symphonique de Paris (1928).
Oggi le principali istituzioni musicali di P. sono il Conservatoire de Paris (CNSMDP; fondato nel 1795), l’École normale de musique (1920), la Schola cantorum (1896) e l’Institut de Recherche et de Coordination Acoustique/Musique (IRCAM), il principale centro di musica contemporanea europeo (fondato nel 1976), l’Opéra Bastille (1989) e la Cité de la musique (1995) a La Villette.
Gli spettacoli teatrali profani ebbero inizio a P. in un teatro sorto nel 1548 su un terreno dell’Hôtel de Bourgogne, cosicché i comici che l’occuparono («les comédiens ordinaires du roi») gli diedero il nome della residenza ducale. Nel 1680 Luigi XIV ordinò la fusione della compagnia con quella del teatro Guénégaud, formata dai compagni d’arte di Molière, fusione che diede inizio alla celebre Comédie-Française (o Théâtre-Français). Nel 1689 la compagnia s’installò in una sala della rue des Fossés-Saint-Germain, poi chiamata l’Ancienne Comédie, e successivamente in un teatro (il celebre Odéon, ora Odéon-Théâtre d’Europe) costruito sul posto dove sorgeva il giardino del Palazzo Condé. La Rivoluzione divise la compagnia: i partigiani del nuovo ordine con Talma occuparono nel 1792 un teatro (attuale Comédie-Française) sulla rue de Richelieu; frattanto all’Odéon (così chiamato nel 1797) riprendevano spettacoli vari e rappresentazioni drammatiche, finché nel 1799 un incendio distrusse il teatro. Ricostruito da Chalgrin (1807), nel 1816 fu ammesso fra i teatri sovvenzionati dallo Stato. Un altro vecchio, celebre teatro parigino è l’Opéra-comique, che il duca di Choiseul fece costruire nel 1782. Nel 1887 sorse, a opera di A. Antoine, il Théâtre Libre (ora Théâtre Antoine) che aveva lo scopo di rappresentare i lavori moderni esclusi dai teatri ufficiali: nella sua violenta reazione alla Comédie-Française, segnò il trionfo del realismo e del naturalismo. Per contrasto sorse, nel 1893, il Théâtre de l’Oeuvre, che portò avanti una campagna a favore dei simbolisti e fece conoscere in Francia i lavori teatrali di molti stranieri (come O. Wilde, J.A. Strindberg, G. Hauptmann, M. Gor´kij, G. D’Annunzio).
Nel secondo dopoguerra, la vita culturale parigina ha tratto nuovi stimoli dal teatro esistenzialista (J.-P. Sartre, A. Camus), dal teatro dell’assurdo (E. Ionesco, S. Beckett, J. Genet ecc.), oltre che dai memorabili spettacoli offerti da J. Vilar e G. Philipe al Théâtre national populaire (dal 1975 Théâtre national de Chaillot), mentre negli anni 1960 e 1970 si registra la fioritura di caffè-teatri, in cui si sono formati alcuni degli attori e dei registi più importanti delle nuove generazioni. Tra le iniziative più rilevanti, la fondazione del Centre international de création théâtrales (1970) a opera di P. Brook (oggi Les Bouffes du Nord), dove il regista inglese è tuttora operante.
Dal maggio 1968 si tennero a P. 174 sessioni di colloqui tra delegazioni degli USA e della Repubblica del Vietnam da una parte, della Repubblica Democratica del Vietnam e del governo provvisorio rivoluzionario sudvietnamita dall’altra, alla ricerca di una soluzione per la guerra d’Indocina. L’accordo di pace fu firmato il 27 gennaio 1973.
Si svolse per regolare la questione del cantone di Neuchâtel, che si era (1848) dichiarato repubblica ma formalmente era ancora sottoposto alla sovranità prussiana; con il trattato del 26 maggio 1857 il re di Prussia rinunciò a ogni sovranità su Neuchâtel.
Stabilì la separazione dei due principati di Moldavia e Valacchia sotto due ospodari dipendenti dall’alta sovranità del sultano.
Vi parteciparono le potenze che erano state rappresentate al congresso di Parigi del 1856, deliberando di consigliare al sultano l’accettazione della elezione del principe Alessandro Cuza a sovrano dei principati di Moldavia e Valacchia sotto l’alta sovranità della Turchia.
Si riunì in seguito all’insurrezione in Moldavia e Valacchia, che aveva condotto alla espulsione del principe Cuza. Di fronte all’avvenuta proclamazione del principe Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen, si sciolse senza aver preso alcuna decisione, arrestando però l’intervento militare turco.
Vi intervennero le principali potenze europee per la ricerca di una soluzione del contrasto fra Grecia e Turchia a seguito dell’insurrezione di Creta del 1866-68 e dell’ultimatum turco alla Grecia.
La prima si tenne dal 24 al 29 gennaio per fissare l’entità delle riparazioni della Prima guerra mondiale che la Germania avrebbe dovuto pagare.
Nella seconda il Consiglio supremo degli Alleati si riunì (8-13 agosto) per la questione dell’Alta Slesia, contesa tra la Germania e la Polonia, che fu rimandata all’arbitrato della Società delle Nazioni.
Si tenne fra gli alleati (Francia, Gran Bretagna, Italia e Belgio, 2-4 gennaio) sul tema dell’insolvenza della Germania relativamente al pagamento delle riparazioni di guerra previste dal trattato di Versailles del 1919.
Fu provocata dalla grave crisi economico-finanziaria tedesca e dalla richiesta telegrafica di P. Hindenburg a H. Hoover di una moratoria delle riparazioni della Prima guerra mondiale; ebbe la sua conclusione in quella di Losanna del 1932.
Per l’elaborazione dei trattati di pace con Italia, Ungheria, Bulgaria, Finlandia e Romania, conclusivi della Seconda guerra mondiale, firmati a P. il 10 febbr. 1947.
Stipulata fra le principali potenze marittime, riguardò la guerra di corsa (dichiarata illegale e soppressa), il blocco marittimo, il commercio neutrale ecc.
Accordo tra la Francia e il Regno d’Italia che pose termine alla controversa questione del ritiro delle truppe francesi presenti a Roma dal 1849.
Conclusa tra Belgio, Brasile, Francia, Guatemala, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Salvador, Serbia, Spagna e Svizzera, diede luogo all’unione per la protezione della proprietà industriale.
Stipulata tra i rappresentanti di molti Stati europei e relativa alla circolazione delle automobili.
Stipulata tra Francia e Spagna per delimitare la frontiera dei possessi dei due Stati in Marocco. Convenzione del 1919 Conclusa tra USA, Belgio, Bolivia, Brasile, Gran Bretagna, seguita dall’adesione di altri Stati, diede vita all’Unione per la navigazione aerea.
Conclusa tra la Polonia e Danzica, riconobbe che la rappresentanza diplomatica della città libera di Danzica spettava alla Polonia; stabilì l’unione doganale tra quest’ultima e lo «Stato libero» e costituì un Consiglio del porto e delle vie d’acqua di Danzica.
Sottoscritta il 23 luglio, stabilì lo statuto definitivo del Danubio e sancì la libera navigazione del fiume.
Istitutiva dell’OCSE, firmata il 14 dicembre, in sostituzione della convenzione, firmata pure a P. il 16 aprile 1948, istitutiva dell’OECE.
Concluso il 27 agosto 1928, è più noto come patto Briand-Kellogg (Kellogg, Frank Billings).
Emesso il 28 luglio 1920 dalla Conferenza degli ambasciatori, regolò la questione di Teschen, contesa dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia.
Pose fine alla guerra di Crimea; fu preceduto dal Congresso di P., al quale parteciparono Francia, Gran Bretagna, Russia, Turchia, Piemonte, Austria e, in un secondo momento, Prussia. In esso fu sancito il principio dell’uti possidetis ante bellum, salvo una modifica della frontiera russa in Bessarabia, e quello dell’integrità della Turchia. Furono decise la neutralizzazione del Mar Nero e l’internazionalizzazione del Danubio, e riconosciuti i privilegi dei principati di Valacchia e Moldavia e l’autonomia amministrativa di quello di Serbia. Trattato del 1898 Pose fine alla guerra ispano-americana, sancendo l’indipendenza di Cuba e la cessione da parte della Spagna delle Filippine, di Portorico e dell’isola di Guam.
In seguito a P. sono stati firmati, tra l’altro, il 18 aprile 1951 il trattato istitutivo della CECA e il 13 dicembre 1961 l’accordo che ha dato luogo alla costituzione del cosiddetto Gruppo dei dieci.