Complesso formato da una città e da un insieme di centri minori, disposti nel territorio, via via più densamente urbanizzato, che la circonda; fra questi centri e la città principale, gli spazi a carattere rurale tendono a ridursi o a sparire, fino a costituire ‘conurbazioni’ se i rispettivi edificati si saldano tra loro. Le a., molte delle quali già costituite in seguito alla rivoluzione industriale e alla nascita di vasti sobborghi operai, si sono moltiplicate e sono straordinariamente cresciute di dimensioni, soprattutto nell’ultimo trentennio del 20° secolo.
L’interesse del concetto risiede soprattutto nelle implicazioni economiche della contiguità fisica, con riferimento sia al configurarsi dell’offerta, sia alle retroazioni sulla domanda. La vicinanza crea infatti vantaggi che vanno molto al di là dell’ovvia riduzione dei costi del trasporto: aumenta le opportunità di specializzazione, ma soprattutto crea un’atmosfera di concorrenza-emulazione-collaborazione che, in presenza di altri fattori culturali e storici, porta alla formazione di veri e propri distretti industriali.
Nelle relazioni economiche all’interno di queste a. si creano sia particolari strutture di offerta, sia nuove configurazioni di domanda, man mano che l’a. si espande e il prodotto diventa reddito e domanda, secondo un processo circolare che disegna i confini e le caratteristiche dell’agglomerazione. In tali distretti si creano notevoli esternalità, cioè vantaggi per l’intero distretto che non risultano da uno specifico processo produttivo ma dalla invisibile retroazione della coesistenza di imprese e fornitori dello stesso settore. In pratica, un distretto industriale è come un organismo produttivo composto di tante cellule, che si muovono all’unisono, restando piccole imprese ma replicando, in un certo senso, il modo di funzionare di una grande unica impresa. I distretti industriali italiani sono il caso più noto di questa forma di organizzazione del tessuto produttivo, che si riscontra, sia pure in forme diverse, anche in altre nazioni (il Lancashire, la Ruhr, la Silicon Valley ecc.). Tuttavia, quando supera determinati limiti, legati al pieno sfruttamento delle risorse locali, l’a. può anche dar luogo a diseconomie (congestione); proprio la tensione fra a. e congestione consentirebbe di spiegare le dinamiche dello sviluppo urbano.