Siena Comune della Toscana (118,5 km2 con 54.308 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città, uno dei più importanti centri storici e artistici d’Italia, sorge a 323 m s.l.m. su alcuni rilievi fra le alte valli dell’Arbia e dell’Elsa.
Sviluppatasi lungo la Via Cassia a partire dal 9° sec., ebbe fra 12° e 16° sec. il periodo di massima fioritura economica, politica e artistica, per poi attraversare una stasi sensibile sia nella modesta espansione edilizia, sia nell’andamento demografico. La popolazione aveva raggiunto i 40.000 ab. alla metà del 16° sec., ma subì un tracollo dopo l’annessione agli Stati medicei e non riuscì a superare i 20.000 ab. fino al 1840 circa, per poi crescere gradatamente fino ai 65.000 del 1971; da allora ha ripreso lentamente a calare. L’impianto urbanistico, nonostante numerosi ampliamenti della cinta muraria, rimase quasi inalterato fino all’inizio del 20° sec. ed è caratterizzato dalla convergenza sull’area monumentale (il Campo e il Duomo) di tre principali direttrici che fanno capo ad altrettante porte (Porta Camollia, Porta Romana, Porta San Marco). L’espansione novecentesca si è realizzata specialmente verso N, dove è anche la stazione ferroviaria. Il collegamento ferroviario, realizzato su una linea secondaria, non fu in grado di rimpiazzare la diminuita importanza della Via Cassia; ne è derivata una sostanziale marginalità del Senese e del capoluogo. Sul piano economico, tuttavia, la città mantiene attività di rilievo, sia nel settore industriale (alimentari, farmaceutica, elettrotecnica), sia in quello terziario (credito, commercio agro-alimentare, turismo). È soprattutto il turismo a caratterizzare S., che esercita un richiamo a livello mondiale per la presenza di notevolissimi monumenti in un insieme urbanistico di grande suggestione, nonché per il celeberrimo Palio che vi si corre (il 2 luglio e il 16 agosto di ogni anno).
L’antica Saena Etruriae o Sena Iulia sorse come colonia militare di Cesare, o dei triunviri; appartenne alla tribù Ufentina. Le invasioni barbariche favorirono indirettamente l’accrescimento della città, che per la sua posizione facilmente difendibile dovette apparire come luogo di rifugio. Sede vescovile dall’8° sec., S. fu governata da gastaldi durante la dominazione longobarda e da conti dopo la conquista franca. Nell’11° sec. il potere dei conti si restrinse al solo contado e crebbe quello dei vescovi, sotto i quali si affermò il Comune. Il consiglio generale del popolo riuscì poi a sostituire al governo dei vescovi quello dei consoli, nominati per la prima volta nel 1147. Nel 1179 il Comune di S. era compiutamente costituito.
L’espansione di S. fuori dalle mura (con la spinta verso il castello di Staggia, le miniere d’argento di Pontieri, Poggibonsi e la Val d’Elsa) provocò il primo scontro con Firenze (1141). Entrati nella lega delle città guelfe (1197), i Senesi aiutarono i Fiorentini nella presa di Semifonte (1202), ma per contestazioni di confini le due città entrarono presto in conflitto. Al governo dei consoli, rappresentanti delle famiglie magnatizie, dal 1199 si sostituì il podestà. Sconfitti dai Fiorentini a Montalto della Berardenga (1207), i Senesi dovettero rinunciare a Montepulciano e Montalcino, allargandosi però in Maremma; nel 1224 fu conquistata Grosseto. Nel 1228 S. entrò nuovamente in guerra con Firenze, fino all’intervento di papa Gregorio IX nel 1234. A moderare l’autorità del podestà e delle grandi famiglie, nel 1236 fu istituito un consiglio, detto Eccelso Concistoro, al potere fino al 15° secolo. Nel 1252 fu creato il capitano del popolo, capo del collegio dei Ventiquattro, che aveva il compito di vigilare i nobili, amministrare la giustizia criminale e dirigere le compagnie militari dei terzieri della città; al podestà rimasero solo l’autorità giudiziaria e il comando degli eserciti in guerra.
Durante il regno di Federico II, S. fu a lui fedelissima e divenne centro del partito ghibellino in Toscana. Ricca di affari con gran parte d’Europa, S. entrò nuovamente in guerra con i Fiorentini, sbaragliati a Montaperti nel 1260; l’avvento sul trono di Napoli degli Angioini mise però fine al predominio ghibellino in Toscana e nel 1269 l’esercito senese fu disfatto a Colle di Valdelsa dai guelfi fiorentini e francesi. Il nuovo governo guelfo, instaurato a S. da Guido di Montfort, vicario di Carlo d’Angiò, impose molte prescrizioni, ma con la pace del cardinale Latino Orsini (1280) furono riammessi in città i ghibellini e fu costituito un governo dei Quindici. Avendo i ghibellini ordito intrighi contro i guelfi, nel 1287 fu composto un nuovo governo dei Nove, tutti appartenenti a ricche famiglie popolari e mercantili, che tenne il potere fino al 1355 con una politica guelfa e amicale verso Firenze; S. raggiunse allora la sua massima prosperità e grandezza.
Nelle guerre con Uguccione e Castruccio, S. aiutò Firenze e nel 1326 riconobbe anch’essa una specie di alto dominio dell’Angiò, capo del guelfismo italiano. La vittoria su Lucca e Pisa fu completa, ma la guerra aveva esaurito le finanze e devastato le campagne; a ciò si aggiunse nel 1348 la peste. Nel 1355 una sollevazione del popolo e delle famiglie magnatizie rovesciò il governo dei Nove, cui si sostituì un governo di soli popolari. Nel 1368, con il passaggio per S. di Carlo IV, fu costituito un nuovo governo di Quindici riformatori che si occupò di riordinare i debiti pubblici. Nel 1386 una nuova sollevazione rovesciò i riformatori, cui succedettero in serie un governo di Dieci (1386-87), di Undici (1388-98) e di Dodici priori (1398-99), dai quali il partito trionfante bandiva gli altri, esacerbando sempre più le inimicizie. Profittando della situazione, Firenze conquistò Montepulciano e altre terre; per difendersi quindi i priori si posero sotto la protezione di Gian Galeazzo Visconti, cui nel 1399 fu data la signoria della città, rimasta ai suoi successori fino al 1404, quando si formò un nuovo governo di Dieci priori. Fatta la pace con Firenze e costituita un’alleanza contro re Ladislao di Napoli (1410), si riconquistarono la Maremma e i porti marittimi. Nel 1454 fu nominata una nuova balìa permanente e finalmente indipendente dal Concistoro.
Un po’ di quiete fu portata da papa Pio II Piccolomini, che elevò S. ad arcivescovado; ma dopo il 1464 ci furono continui mutamenti politici, finché nel 1487 il capo dei fuoriusciti Pandolfo Petrucci instaurò in città un governo in cui tutti gli ordini erano rappresentati. In realtà egli fu il vero padrone, conservando il potere nonostante l’opposizione interna e le insidie di Cesare Borgia, favorendo le arti e risollevando le condizioni economiche; i suoi successori furono però cacciati nel 1523. Nel 1530 un presidio imperiale di Carlo V entrò a S., riformando il governo a vantaggio dei grandi mercanti, ma fu cacciato da un’insurrezione del 1552. S. strinse allora alleanza con la Francia e con i fuoriusciti fiorentini guidati da Piero Strozzi. Nel 1554 la città era assediata e la peste e la fame decimarono i difensori; S. si arrese nel 1555. La lunga guerra di S. fu non solo essenziale nella genesi del granducato mediceo, ma anche l’ultimo tentativo di resistenza del repubblicanesimo italiano al predominio spagnolo e all’assolutismo principesco. Contravvenendo ai patti della capitolazione, fu investito del dominio senese il principe Filippo di Spagna che lo cedette a Cosimo I.
Sotto i Medici S. ebbe governo autonomo, con un governatore che rappresentava il sovrano. La rinascita fu lenta e solo dopo l’avvento dei Lorena e le riforme economiche del granduca Leopoldo I (1765-90) rifiorirono l’agricoltura e il commercio.
Soprattutto dalla seconda metà del 13° sec. alla prima metà del 16° S. si configura come vivace centro artistico. La presenza di artisti quali Nicola Pisano e del figlio Giovanni inaugura una scuola scultorea con importanti protagonisti nei secoli successivi: nel 14° sec., Tino di Camaino; nel 15° sec. Iacopo della Quercia, accanto al quale operarono a S. artisti fiorentini come L. Ghiberti e Donatello, importante per la formazione del Vecchietta e di F. di Giorgio Martini. Nel 16° sec. in campo architettonico e pittorico emerge B. Peruzzi. Nella pittura della fine del 13° e del 14° sec. la scuola senese si esprime con peculiarità (colore ricco e prezioso, raffinata trama del disegno, finezza tecnica) che, sia pure arricchite dalle novità fiorentine, si diffonderanno anche fuori di S.: protagonisti sono Duccio di Buoninsegna, S. Martini, P. e A. Lorenzetti; da ricordare anche Guido da Siena, L. Memmi, Luca di Tommè ecc. In linea con la tradizione operano nel 15° sec. Taddeo di Bartolo, Sassetta, Sano di Pietro, Giovanni di Paolo; più complessa la figura di F. di Giorgio Martini; di grande originalità nel 16° sec. D. Beccafumi e, nella seconda metà del secolo, rappresentativi i Vanni e i Salimbeni. Raffinatezza contraddistingue anche l’opera del commesso marmoreo (pavimento del duomo, 1372-1562), dell’intaglio ligneo (Domenico di Niccolò dei Cori) e dell’oreficeria (Guccio di Mannaia, Ugolino di Vieri).
La città si è sviluppata su una serie di rilievi ampliando progressivamente (12°, 13°, 14° sec.) la sua cerchia di mura. La divisione in terzieri (di Città, di S. Martino, di Camollia) sembra risalire al 1170 circa, stabilendo la caratteristica forma a Y rovesciata della città con le principali arterie viarie convergenti verso piazza del Campo, notevole spazio urbano a forma di valva di conchiglia, limitato da una serie compatta e uniforme di palazzi (vari statuti, dal 1262, dettano norme precise al riguardo), con pavimentazione in lastricato e in mattoni (1347); vi affaccia il Palazzo Pubblico, con parte centrale originale affiancata poi da due ali laterali (1293-1310), con l’alta torre del Mangia (1325-48), e importantissime opere all’interno (S. Martini, A. Lorenzetti, Taddeo di Bartolo, Beccafumi). Nella loggia sono i rilievi originali di Iacopo della Quercia per la Fonte Gaia, collocata nella parte alta del Campo, sul quale è anche la Cappella di piazza (1352; completata in forme rinascimentali da A. Federighi, 1463-68). Il duomo, di evidente matrice romanico-pisana, iniziato a metà del 12° sec., ha pianta a croce latina con tre navate; le fasi costruttive essenziali si situano tra 1259-64 (cupola su crociera esagonale) e 1296 (parte inferiore della facciata, di Giovanni Pisano). Del 1339 è l’ambizioso progetto di costruire un Duomo Nuovo, di grandiose proporzioni, ruotato di 90° rispetto a quello già costruito (che ne avrebbe costituito parte del transetto). Il progetto fu affidato a Lando di Pietro e, alla sua morte (1340), a Giovanni d’Agostino; avversità naturali (la peste del 1348) e politiche, oltre a problemi statici, portarono a rinunciarvi (1355; rimangono la struttura della navata destra, in parte occupata dal Museo dell’Opera, e la facciata incompiuta). Proseguirono i lavori nel vecchio duomo con il completamento della facciata (1376, Giovanni di Cecco), del coro (1382) e della facciata (1382) del battistero di S. Giovanni (1316-25). Nell’interno del duomo, ricchissimo di opere di pittura e scultura, si apre la Libreria Piccolomini, fondata nel 1495 e decorata da Pinturicchio. Alla tradizione dell’architettura degli ordini mendicanti si riallacciano S. Domenico (iniziata dopo il 1309) e S. Francesco (fondata nel 1326).
L’omogeneità dell’architettura senese, in quella particolare accezione del gotico italiano, si riscontra anche in numerose strutture rinnovate o costruite nei sec. 13° e 14°, come le fonti (Branda, d’Ovile, Nuova ecc.) o le porte (Tufi, Romana, Ovile, Pìspini ecc.). Tra i Palazzi: Tolomei (in parte ricostruito 1267), Chigi-Saracini, Buonsignori (sede della Pinacoteca), Salimbeni (Monte dei Paschi); di artisti fiorentini sono i palazzi Piccolomini e delle Papesse (B. Rossellino), Spannocchi (Giuliano da Maiano), di S. Galgano. Di A. Federighi sono le Logge del papa e il palazzo detto dei Diavoli. Nell’orbita di F. di Giorgio Martini, oltre alla Madonna delle Nevi e S. Caterina in Fontebranda, sono Palazzo Bandini Piccolomini e la sagrestia dell’Osservanza sul Colle della Capriola, di G. Cozzarelli. Nel 16° sec. B. Peruzzi realizzò, tra l’altro, il fortilizio di Porta Pispini e Palazzo Pollini. La successiva attività architettonica è di scarsa entità: SS. Pietro e Paolo di Flaminio del Turco, la facciata della chiesa del Refugio di B. Giovannelli, il campanile di S. Francesco di P. Posi (1765). Nella parte a NO è il passeggio pubblico a giardino, la Lizza (1779; ingrandito fine 19° sec.) che si protende verso il Forte di S. Barbara (per Cosimo I, 1560). In questa zona, dalla fine del 19° sec., si formò inorganicamente un nuovo polo urbano (palazzi della Camera di commercio, delle Poste), oggetto di un concorso nel 1988 (tra i partecipanti, G. De Carlo, O.M. Ungers, lo studio Martorell, Bohigas, Mackay).
S. è sede di una delle più antiche università italiane, nota già dall’inizio del 13° secolo. Fra le accademie si ricordano: Accademia degli Intronati (1525-27 ca.), Accademia dei Rozzi (1531), Accademia dei Fisiocritici (1691) e l’Accademia musicale chigiana. Notevoli la Biblioteca comunale degli Intronati e l’Archivio di Stato, nel Palazzo Piccolomini, che conserva tra l’altro la raccolta delle tavolette di biccherna. Oltre alla pinacoteca, importanti il Museo dell’Opera metropolitana e il Museo Archeologico.
Nel 2014 la città è stata designata Capitale italiana della cultura per il 2015, insieme a Cagliari, Lecce, Perugia e Ravenna.
Provincia di S. (3820 km2 con 265.179 ab. nel 2020, ripartiti in 35 Comuni). Il territorio, corrispondente alla parte nord-orientale dell’antica Repubblica Senese, si estende fra Chianti, Val di Chiana, Monte Amiata e Colline Metallifere ed è quasi totalmente ricoperto di sedimenti sabbiosi e argillosi, fuorché all’estremo sud-occidentale dove si erge la massa vulcanica dell’Amiata. La rete fluviale (Ombrone, Arbia, Orcia, Pesa, Elsa, fra i fiumi principali) ha un andamento irregolare, determinato dalla disposizione del rilievo che ha vastamente inciso ed eroso, e scorre in valli strette e incassate. Mentre i principali centri urbani, oltre al capoluogo, attraversano una fase di declino demografico, alcune località di accresciuta importanza turistica e altre situate nei pressi dei principali nodi viari hanno mostrato negli ultimi decenni una tendenza positiva. La provincia mantiene una struttura produttiva basata su un’agricoltura moderna e caratterizzata da tipiche specializzazioni (cereali, allevamento, vini di pregio); l’industria (alimentare, dei mobili, dei materiali da costruzione, artigianato d’arte) è localizzata nei centri disposti intorno a S.; il settore terziario si concentra nel capoluogo, sede di funzioni commerciali e di servizio di rango elevato, in particolare finanziarie; ormai consolidate sono le attività turistiche (San Gimignano, Montepulciano, Pienza, Chiusi ecc.). I centri principali della provincia, oltre al capoluogo, sono Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Sinalunga e Montepulciano.
Terra di S. Roccia sedimentaria incoerente a elevato contenuto di ossido di ferro; il colore è giallo marrone e tende a diventare bruno rossastro per calcinazione (S. bruciata).