Tecnica di realizzazione della superficie di un corpo duro (pietra, metallo, osso, intonaco ecc.) e, per estensione, il disegno stesso.
I g. possono avere un valore artistico oppure semplicemente documentario (iscrizioni g.). Fra i g. figurati, di carattere per lo più rituale, sono quelli che fino dal Paleolitico superiore compaiono sulle pareti rocciose, sui ciottoli, sulle ossa: l’uso di graffire i disegni su pareti rocciose continua tuttavia anche nei periodi successivi (➔ Bego, Monte; Camonica, Val). Nella pittura vascolare greca arcaica, i Corinzi introdussero l’incisione, generalizzata poi durante il periodo della tecnica a figure nere. Si tracciavano sulla vernice nera i tratti delle figure e degli accessori già dipinti. Nei vasi a figure rosse il g. fu usato solo, e di rado, per lo schizzo preparatorio dei contorni. Fra le iscrizioni greche e latine vi sono numerosi g., incisi più o meno diligentemente su oggetti di vario tipo (pareti di edifici, rocce, statue di divinità, suppellettili fittili e metalliche).
Alla classe dei g. appartengono i proscinemi, le iscrizioni lasciate dai marinai sulle rocce dei porti e dai tagliatori di pietre nelle cave, i nomi o le frasi incise su vari oggetti di uso sacro e domestico per indicare il dono agli dei o la proprietà da parte dell’individuo.
Formano un gruppo a sé, di grande importanza, i g. latini trovati sulle pareti delle case e su vari edifici dissepolti a Pompei ed Ercolano, a Ostia, a Roma e in molte altre località della Gallia, della Spagna, della Britannia ecc., che contengono frasi amatorie, acclamazioni, conti, date, nomi, versi. Notevoli sono anche i g. cristiani contenenti nomi di pellegrini o frasi rituali, rinvenuti a Roma nelle catacombe di S. Sebastiano e sotto la Confessione di S. Pietro (3°-4° sec.), nonché in altre località. Non mancano, anche se sono meno frequenti, i g. altomedievali di carattere religioso.
Tecnica di decorazione parietale (detta anche sgraffito) ottenuta con la sovrapposizione di due e talora più strati d’intonaco di colore diverso, dei quali i più esterni vengono incisi secondo il disegno voluto che risulta così formato dalle parti scoperte degli strati più interni, in genere più scuri. Tale tecnica si diffuse, specie fra il 16° e il 17° sec., per una tipica decorazione a chiaroscuro delle facciate e dei cortili di case e palazzi che, per la resistenza alle azioni atmosferiche dei semplici materiali murari utilizzati, risultava meno deteriorabile delle decorazioni dipinte ad affresco.