Comune della prov. di Napoli (12,4 km2 con 25.755 ab. nel 2008), situato nella piana del fiume Sarno, presso le pendici orientali del Vesuvio. È sorto e si è sviluppato nel 19° sec., dapprima col nome di Valle di P., a E dell’antica Pompeii, attorno al celebre santuario della Madonna del Rosario. La principale attività economica è rappresentata dal turismo, soprattutto culturale e religioso. Gli impianti industriali riguardano i settori alimentare, delle confezioni, poligrafico, della manifattura del tabacco.
La città antica di P., le cui più remote tracce archeologiche risalgono all’8° sec. a.C., fu sotto l’influenza greca (7°-6° sec.), l’egemonia etrusca (6°-5° sec.) e di nuovo greca dal 474 al 425 circa, quando venne in potere dei Sanniti, che la ricostruirono e ampliarono. Durante le guerre sannitiche subì un’incursione romana (310 a.C.), e dopo la vittoria romana divenne città alleata; rimase fedele a Roma durante la seconda guerra punica. Insorta durante la guerra sociale, fu assediata da Silla (89), e conquistata in seguito alla sconfitta italica a Nola; poco dopo ebbe la costituzione di colonia romana (Colonia Cornelia Veneria, 80 a. C.), ricevendo molti veterani di Silla. Da allora P. andò rapidamente romanizzandosi, pur conservando caratteri italici. Fiorente per i commerci e le industrie, nel 62 d.C. fu colpita da un grave terremoto, dal quale si riprese rapidamente; ma nel 79 la grandiosa eruzione del Vesuvio la seppellì sotto uno strato di lapilli e ceneri alto 6-7 metri. Di questa sciagura, nella quale andarono distrutte, oltre P., Stabia ed Ercolano, rimane la descrizione in una lettera di Plinio il Giovane (Epist. VI, 16), nella quale è anche narrata la morte dello zio Plinio il Vecchio, che, come comandante della flotta di Miseno, tentava di portare soccorso ai Pompeiani.
Gli storici hanno discusso se al momento della grande eruzione del 79 si fosse già formato un nucleo cristiano a P.: il problema è legato infatti a una iscrizione a carbone letta da G.B. De Rossi e poi svanita, in cui sembra comparisse la parola christiani; anche sull’origine cristiana di un enigmatico crittogramma gli archeologi non sono d’accordo.
L’eccezionale documentazione relativa alla città romana di P. è dovuta soprattutto al fatto che la sua vita venne bruscamente interrotta dall’eruzione del Vesuvio del 79, e che quindi non passò attraverso le fasi di decadenza e di abbandono subite generalmente da centri più importanti.
La prima esplorazione iniziò nel 1748 sotto Carlo di Borbone, ma l’identificazione fu resa possibile solo nel 1763 dalla scoperta dell’iscrizione di Suedio Clemente. In seguito, l’esplorazione sistematica della città e poi anche il restauro scientifico si sono via via perfezionati; rimane ancora da scavare circa un quinto della città antica.
A differenza di Neapolis e di Ercolano, la pianta di Pompei (v. fig.) non segue un unico asse di orientamento; sono invece riconoscibili tre diversi nuclei: un nucleo primitivo osco intorno alla piazza del Foro, caratterizzato da insulae a pianta quadrangolare e vie ad andamento curvilineo; il quartiere a N del Foro che presenta insulae strette e allungate e una rete stradale rigorosamente ortogonale; il quartiere a E della via di Stabia, che comprende il maggiore agglomerato urbano. Il perimetro delle mura abbraccia un’area di forma poligonale, con otto porte.
I monumenti pubblici si accentrano intorno al grande Foro e al Foro triangolare. Al di fuori di queste zone si trovano solo le terme e l’anfiteatro. Il Foro principale era chiuso al traffico dei carri e dominato dai templi di Giove e di Apollo. Sui lati sorsero la basilica, il macellum, il Sacrario, il tempio al Genio di Augusto, l’edificio di Eumachia, il comitium, la curia, un portico per la vendita dei cereali, infine due archi trionfali ai lati del Capitolium, mentre tutta la piazza fu pavimentata di travertino e si ornò di statue onorarie e del suggestum per gli oratori. Il Foro triangolare, con resti di un tempio dorico (6° sec. a.C.), è circondato da un portico e comunica con il vicino complesso del Teatro grande, accanto al quale è l’odèon. Un’ampia palestra fu realizzata in età augustea presso l’anfiteatro. All’interno della città vi erano almeno tre terme pubbliche: le Stabiane, le terme del Foro, le terme centrali. All’esterno delle mura, erano situate le Terme Suburbane, di età augustea.
I quartieri di abitazione hanno reso vari tipi di case, da quello italico del 4°-3° sec. a.C. fino a quello romano del 1° sec. d.C. Le più antiche hanno l’atrio tuscanico e presentano facciate massicce e austere (Casa del Chirurgo). Nel 3° e 2° sec. a.C., sotto l’influsso ellenistico, la struttura delle abitazioni si fa più articolata (case del Fauno, del Labirinto, di Meleagro). Nel periodo imperiale la decorazione pittorica parietale delle case patrizie assume una maggiore ricercatezza, si riscontra grande cura nell’ornamentazione dei giardini, mentre dal punto di vista dell’architettura si nota la tendenza a frazionare le aree, a sopraelevare, a costruire ballatoi, avancorpi, tramezzi leggeri; si aggregano talvolta più case aprendo solo vani di passaggio (case dei Vettii, degli Amorini dorati, del Poeta tragico, di Lucrezio Frontone, del Menandro). Lungo la via dell’Abbondanza sono ben conservate oltre alle case molte botteghe.
All’edilizia urbana fa riscontro una fitta corona di ville situate nell’agro circostante. Le tipologie sono quanto mai diverse, passando dalle modeste fattorie alle grandiose dimore patrizie (ville di Cicerone, dei Misteri, di Boscoreale).
Per la pittura pompeiana si parla di 4 stili pompeiani. Il gusto decorativo passa da quello semplicemente strutturale di tradizione ellenistica del primo stile a quello architettonico del 1° sec. a.C. del secondo stile (quando per la prima volta si assiste all’introduzione dell’elemento paesaggistico), a quello più schematico ed egittizzante del terzo stile, fino a quello illusionistico, fantasioso ed esuberante del quarto stile. I soggetti sono attinti dal mondo mitico degli dei e degli eroi, dai poemi omerici e ciclici. Il già copioso repertorio di pavimentazioni musive si arricchì ulteriormente di marmi colorati a formelle geometriche (opus sectile). I templi, gli edifici pubblici e le case erano poi ampiamente ornati di statue marmoree e bronzee. A queste opere maggiori si affianca una gran quantità di statuette, piccole erme, gruppi di animali, ornamenti di fontane e giardini. Di notevole importanza è inoltre il vario arredamento delle case (letti, casseforti, candelabri, tripodi ecc.). L’altissimo numero di graffiti testimonia la notevole diffusione dell’uso della scrittura. Di grande importanza dal punto di vista giuridico, storico e paleografico sono anche le 127 tavolette cerate contenenti documenti privati di vario genere.
Un piccolo gruppo di tombe sannitiche (4°-3° sec. a.C.) è stato scoperto sulla via dei Sepolcri, e un altro di tombe preromane presso la porta di Stabia; ma quelle conservate sono soprattutto di età romana e attestano una notevole varietà tipologica (a sacello, a tempietto, a esedra ecc.), con tradizioni ellenistiche accanto a forme romane.
Il santuario della Madonna del Rosario, uno dei maggiori centri di devozione dell’Italia meridionale, fu fondato nel 1876 dal beato B. Longo (➔), insieme con ospizi, orfanotrofi e altre opere benefiche, e da lui donato con le opere annesse alla Santa Sede. Fu costruito su disegno di A. Cua e poi ampliato (1937-38). All’interno, sull’altare maggiore, l’immagine assai venerata della Madonna di P., copia del dipinto del Sassoferrato che si conserva nella basilica di S. Sabina a Roma.