Presso gli antichi Romani, costruzione destinata ai ludi gladiatori e ad altri spettacoli che, richiedendo adeguato spazio, si svolgevano in un’arena centrale, di forma ellittica, mentre gli spettatori assistevano da sedili disposti a gradinate tutt’intorno. I primi a. sorsero e si perfezionarono in Campania, e a Pompei si trova un a. in pietra già intorno all’80 a.C. Potevano essere costruiti in pianura o appoggiati a una collina, alcuni hanno l’arena in parte scavata a un livello più basso per ridurre l’alzato, altri ancora sono del tutto scavati artificialmente. Il materiale varia a seconda dei luoghi e delle cave a disposizione. La pianta è sempre ellittica; le dimensioni sono in proporzione all’importanza della città dove sorgono.
L’arena, tagliata nella roccia o poggiante su travature di legno o su volte, era cosparsa di sabbia, non lastricata e, spesso, munita di sotterranei: vi si accedeva per due ingressi sull’asse maggiore. Un muro cingeva l’arena, preceduto talvolta da un euripo o canale d’acqua. Dietro il muro correva il podio, con alcuni gradini riservati alle autorità, e si innalzavano le gradinate per gli spettatori, divise da corridoi anulari (praecinctiones) in sezioni (maeniana), a loro volta divise in tanti cunei da scalette di accesso. Sui corridoi si aprivano gli accessi (vomitoria) con scale interne che attraverso gallerie anulari permettevano l’afflusso della folla. Sull’alto delle gradinate correva una galleria con colonne o pilastri destinata alle donne. A pali infissi sull’orlo superiore si tendeva il velario, fatto a spicchi scorrenti su corde con anelli. Nel sottosuolo gallerie e stanze erano destinate a gladiatori, bestie e macchinari. Vi erano anche acquedotti per inondare l’arena nelle naumachie. Negli a. di pianura la facciata esterna aveva aspetto monumentale, ad arcate su più piani; gli ordini architettonici erano talvolta abbelliti anche da sculture. TAV.